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Quali sono regole e novità per la fruizione di ferie a lavoro dei lavoratori dipendenti: tempi, pagamenti e sanzioni previste nei casi di rifiuti
Quali sono le nuove regole aggiornate sul diritto alle ferie dipendenti, pagamenti e rifiuti possibili da parte azienda nel 2023? Godere di ferie annuali retribuite è un diritto irrinunciabile per tutti i lavoratori previsto dalla nostra Costituzione.
Le ferie hanno, infatti, la funzione di permettere al lavoratore il recupero delle proprie energie psichiche e fisiche oltre che di dedicare tempo alle relazioni affettive e sociali e i contratti nazionali di lavoro Ccnl regolano il diritto alle ferie con specifiche regole e, precisiamo, che durante il periodo delle ferie, il lavoratore ha diritto a percepire la normale retribuzione spettante, senza alcuna riduzione o trattenuta. Arrivano ora nuove regole aggiornate sul diritto alle ferie dipendenti. Vediamo di seguito cosa cambia.
Regole specifiche sono riservate alle cosiddette ferie collettive, che riguardano il periodo di chiusura dell'attività lavorativa che comporta il godimento del riposo alla generalità dei dipendenti. In tal caso, è bene sapere che è possibile ottenere il differimento del termine del pagamento dei contributi Inps e il datore di lavoro deve presentare la domanda entro il 31 maggio di ogni anno.
L’Inps può permettere il differimento degli adempimenti di un solo mese, anche se il periodo feriale viene fruito a cavallo di due mesi.
Nel caso di rifiuti possibili da parte dell’azienda alla richiesta di ferie di un lavoratore, azienda stessa o datore di lavoro rischiano sanzioni. Le norme vigenti prevedono, infatti, per il mancato godimento del periodo minimo legale delle ferie, cioè le 4 settimane entro il termine stabilito dalla legge o quello più ampio previsto dai contratti collettivi, sia prevista una sanzione amministrativa pecuniaria variabile tra da 120 a 720 euro, che passa da 480 a 1.800 euro se la violazione è riferita a più di 5 lavoratori o si è verificata in almeno 3 periodi di riferimento.
La sanzione aumenta da 960 a 5.400 euro, non ne è ammesso il pagamento in misura ridotta, se la violazione è riferita a più di 10 lavoratori o si è verificata in almeno 5 periodi di riferimento. Peraltro, questi importi lievitano ulteriormente se nei 3 anni precedenti, il datore sia stato destinatario di sanzioni amministrative o penali per i medesimi illeciti.