Pause per il lavoro, legge 2019
A leggere le norme 2019 sembra che le pause spettano solo a chi esercita un'attività continuativa nello stesso luogo per almeno sei ore. Ma è davvero così?
Un lavoratore assunto con un contratto part time ha diritto alle pause? Che il contratto preveda 4 o 6 ore giornaliere di impiego, a quanto ammonta il periodo di interruzione dello svolgimento dell'attività lavorativa? La risposta a questi quesiti non è affatto scontata perché anche se la legge prevede che il dipendente ha diritto a un pausa per la ripresa dell'equilibrio fisico e mentale, le disposizione tengono conto del solo rapporto di lavoro con orario superiore alle 6 ore quotidiane.
Di conseguenza per sapere quali solo le pause per il lavoro part time occorre conoscere non solo la norme via via aggiornate fino al 2019, ma anche le sentenze dei tribunali sulla materia.
A leggere le norme in vigore sembra dunque che le pause spettano solo a chi esercita un'attività continuativa nello stesso luogo per almeno sei ore. Più esattamente, se l'orario di lavoro è maggiore di sei ore, il lavoratore ha diritto a fruire di una pausa per guadagnare le energie psicofisiche, permettere la consumazione del pasto (pranzo o cena) o spezzare la monotonia e la ripetitività nell'esercizio della propria attività.
La stessa norma generale rinvia ai contratti collettivi di lavoro la durata e le modalità di organizzazione dell'intervallo. Sembra dunque che il diritto possa essere fruito solo a una categoria ben precisa di dipendenti, full time o part time che siano. Tuttavia, ad andare più in fondo nella lettura delle norme, scopriamo che in assenza di contratti collettivi di lavoro che disciplinano la durata e le modalità di organizzazione dell'intervallo, al dipendente spetta comunque una pausa di almeno 10 minuti con tre caratteristiche ben precise:
Come deciso di recente dalla Corte di Cassazione, è consentito al datore di lavoro, in relazione a sue specifiche esigenze, organizzare l'attività in turni di servizio. In ogni caso le decisioni devono essere portate a conoscenza dei lavoratori in anticipo così da consentire loro una programmazione del tempo libero. I giudici fanno riferimento all'obbligo di solidarietà che impone a ciascuna delle parti di agire in modo da preservare gli interessi dell'altra.
In sintesi occorre fare riferimento ai contratti nazionali e alle norme interne aziendali per l'organizzazione della pausa dal lavoro se l'orario è inferiore a 6 ore. Di norma in norma, quelle adesso in vigore stabiliscono il divieto alla monetizzazione della pausa non fruita, peraltro ribadita anche da successive sentenze dei tribunali. La stessa pausa pranzo va considerata una interruzione dal lavoro senza retribuzione. Il tempo per la pausa non rientra nell'orario di lavoro e non deve essere pagata.