Come procedono i lavori sulla riforma delle pensioni, cosa si appresta a cambiare per importi e nuove possibilità di uscite anticipate
A che punto è la riforma delle pensioni del Governo Meloni dopo gli ultimi sviluppi (sia per importi che uscite anticipate)? Nonostante il governo continui a parlare di novità per le pensioni e riforma e la consideri tra i provvedimenti su cui lavorare, in realtà ben poco si sta facendo di concreto, tanto che i sindacati, dopo l’ultimo incontro con il governo, si sono detti molto delusi.
In ogni caso, i lavori sulle pensioni procedono su due direzioni, una relativa a modifiche per gli importi delle pensioni e una relativa alle nuove uscite anticipate. Vediamo allora come procedono realmente i lavori sulle pensioni.
Con la riforma del Fisco, il governo Meloni punta a ridurre le attuali quattro aliquote Irpef di tassazione sui redditi portandole a tre. Le aliquote Irpef attualmente in vigore sono le seguenti:
Sono, invece, previste riduzioni degli importi di pensioni per chi ha redditi annui sui 25mila euro, mentre non ci sarà alcuna novità per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro, cioè proprio per i redditi più bassi. Altra ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:
Ulteriore ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti tre nuove aliquote:
Infine, ultima ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:
Insieme alla revisione delle aliquote Irpef, con la riforma fiscale cambieranno anche detrazioni e deduzioni, che incideranno anch’esse sugli importi delle pensioni. Le ipotesi di lavoro in tal senso al momento prevedono uno schema di diverse percentuali di detrazioni in base ai redditi conseguiti e che potrebbero essere le seguenti:
Si prospettano novità in tema di importi delle pensioni per le pensioni minime: l’obiettivo, come annunciato dal governo, è quello di aumentarle ancora il prossimo anno, portandole da 600 a 700 euro, per arrivare a raggiungere i mille euro entro fine legislatura.
Altra importante novità che si sta prospettando per le novità pensioni, secondo gli ultimi sviluppi, è l’istituzione di una pensione minima di garanzia per i giovani considerando che, alla luce delle ultime notizie emerse da recenti ricerche, i quarantenni di oggi, pur se occupati, e non solo i precari e con carriere discontinue, non riusciranno a raggiungere nella maggior parte dei casi una pensione dignitosa.
Decisamente ampio ma anche incerto è il capitolo delle pensioni per pensioni anticipate: tramontata ormai l’idea di definizione di una vera e propria riforma delle pensioni strutturale per rivedere l’attuale legge Fornero e ridurre i requisiti di uscita attualmente richiesti, stando a quanto riportano le ultime notizie, il governo si sarebbe indirizzato verso una nuova strada di forme di pensioni anticipate. O meglio, più che nuove del tutto da confermare o modificare in parte, come l’opzione donna.
Non si lavora più, infatti, al ripristino dei vecchi requisiti di opzione donna, come era stato richiesto, ma si si ipotizza un nuovo scivolo pensionistico riservato solo alle donne over 60 e che potrebbe avere lo stesso meccanismo dell’Ape social, prevedendo cioè il pagamento di una indennità fino al compimento del 67esimo anno di età, per poi iniziare a percepire la normale pensione.
Si prospetta anche una possibile proroga dell’ape social, per andare in pensione a 63 anni di età e con 30 o 36 anni di contributi, ma modificata e ed estesa ad una più amplia platea di beneficiari e con inclusione di nuove mansioni gravose o usuranti rispetto alle attuali.
Le ultime notizie parlano anche di una possibile proroga anche per il prossimo anno della quota 103, per andare in pensione a 62 anni e con 41 anni di contributi. La novità di cui, invece, si parla è l’introduzione della quota 41 per tutti, per permettere a tutti i lavoratori di andare in pensione solo con 41 anni di contributi e senza alcun requisito anagrafico, calcolando l’assegno finale, però, solo con sistema contributivo.
Si va, infine, anche verso la definizione di un nuovo strumento unico per gli esodi incentivati contestuali a nuove assunzioni, che però non sarebbe del tutto a carico dello Stato ma parte della misura resterebbe a carico dell'azienda.
Il nuovo meccanismo, che dovrebbe permettere di anticipare il momento dell’uscita fino a 5-7 anni, potrebbe comprendere gli attuali sistema di uscita anticipata di contratto di espansione, che permette di andare in pensione prima fino a 5 anni, isopensione, che permette di andare in pensione prima fino a 7 anni, e trattativa privata tra impresa e singolo lavoratore, permettendo di anticipare la pensione fino a 5-7 anni percependo un’indennità fino alla maturazione dei normali requisiti di pensione richiesti.
Nonostante l’indennità riconosciuta, però, si perderebbero del tutto i contributi degli anni persi a lavoro essendo usciti prima, con il rischio di ottenere una pensione finale più bassa.