Aumenti pensioni e stipendi ora fino al 2022, gravi incertezze su cosa accadrà nel 2023

di Marianna Quatraro pubblicato il
Aumenti pensioni e stipendi ora fino al

Aumenti pensioni stipendi fino 2022 incertezza 2023

Aumentano pensioni e stipendi fino alla fine dell’anno ma forti incertezze ci sono su novità per il prossimo 2023

Con l’approvazione ufficiale del Decreto aiuti bis sono stati approvati diversi meccanismi di aumenti di pensioni e stipendi. Nessuna proroga, per entrambe, del bonus di 200 euro fino a fine 2022 ma rivalutazione anticipata per le pensioni e decontribuzione per gli stipendi. Sono stati definiti, dunque, gli aumenti di pensioni e stipendi fino al 2022 ma c’è incertezza su cosa potrebbe accadere nel 2023. Vediamo cosa cambia ora per stipendi e pensioni e cosa potrebbe cambiare nel 2023. 

  • Aumenti pensioni e stipendi fino al 2022 cosa cambia
  • Cosa potrebbe accadere nel 2023 per aumenti pensioni e stipendi?

Aumenti pensioni e stipendi fino al 2022 cosa cambia

Pensioni e stipendi si preparano ad aumentare fino alla fine del 2022 dopo l’approvazione del Decreto aiuti bis per effetto, rispettivamente, di rivalutazione anticipata delle pensioni al 2% e decontribuzione per aumentare gli importi netti in busta paga

Si tratta di provvedimenti che porteranno aumenti medi, sia per pensioni che per stipendi, solo di qualche decina di euro, variabili in base agli importi di pensioni e stipendi che si percepiscono.

Per l’aumento delle pensioni la rivalutazione anticipata delle pensioni fino alla fine del 2022 vale solo per pensionati con redditi annui entro i 35mila euro, che cioè percepiscono un trattamento pensionistico mensile pari o inferiore a 2.692 euro, escludendo pertanto dalla misura chi percepisce dai 2.700 euro in su. 

La rivalutazione anticipata delle pensioni 2022 per chi ha redditi entro i 35mila euro cesserà i gli effetti il 31 dicembre 2022 e dal primo gennaio 2023 la rivalutazione delle pensioni dovrebbe essere automatica, come ogni anno, per tutte le pensioni.
 
Per quanto riguarda, invece, gli stipendi, fino alla fine del 2022 è stata approvata la decontribuzione, per ridurre il pagamento delle tasse sui redditi da lavoro e aumentare così il netto in busta paga. Prevista anche la detassazione sul welfare aziendale fino alla soglia dei 516 euro.

Anche questa la detassazione welfare, valida solo per lavoratori con redditi entro i 35mila euro annui, porta aumenti in busta paga solo di qualche decina di euro, dunque decisamente meno di quanto si sarebbe avuto con eventuale proroga del bonus di 200 euro fino a dicembre, come si auspicava. 

Cosa potrebbe accadere nel 2023 per aumenti pensioni e stipendi?

Le incertezze per aumenti di pensioni e stipendi riguardano il 2023. I provvedimenti approvati con il nuovo Decreto Aiti bis sono, infatti, validi fino alla fine del 2022, ciò significa che dal primo gennaio 2023 non saranno più in vigore e ci si chiede se e quali provvedimenti alternativi saranno messi in campo per garantire comunque a pensionati e lavoratori aumenti dei trattamenti.

Al momento tutto è ancora incerto a causa soprattutto degli eventi politici che stanno accadendo nel nostro Paese, tra caduta del Governo Draghi e nuove elezioni in programma il prossimo 25 settembre, e certamente solo dopo l’insediamento del nuovo governo eletto si potranno avere certezze. 

Per ora si possono solo ipotizzare alcuni scenari. Partendo alle pensioni, potrebbero essere tre le ipotesi in ballo per aumentare ancora le pensioni dal 2023, considerando comunque che dal primo gennaio, come ogni anno accade, scatta comunque la rivalutazione automatica delle pensioni.

In tal senso, la prima ipotesi di lavoro potrebbe essere l’estensione della rivalutazione della pensione al 2% per tutti, considerando che ora la rivalutazione anticipata al 2% riguarda solo pensionati con redditi entro i 35mila euro.

In alternativa, potrebbe scattare per tutti la rivalutazione delle pensioni all’1,9%, indice definitivo che era già stato fissato per il 2023 prima ancora del Decreto Aiuti bis, o, ancora, anche se si tratta di una ipotesi improbabile, prevedere per le pensioni più basse una maggiore rivalutazione sommando attuale percentuale del 2% all’1,9% che scatterebbe dal prossimo anno. 

In ogni caso, bisogna considerare che accanto alla rivalutazione automatica delle pensioni che comunque, in qualsiasi percentuale si deciderà, scatterà potrebbe esserci anche un taglio del cuneo fiscale, per ridurre i pagamenti delle tasse sulle pensioni, su cui aveva iniziato a lavorare il governo Draghi ancora in carica per una nuova riforma fiscale 2023, per cui bisognerà vedere se il nuovo governo eletto porterà avanti o meno alcune misure già avviate.

Per aumenti degli stipendi da gennaio 2023, al momento, le ipotesi di lavoro potrebbero essere diverse, da nuova revisione Irpef sui redditi, come ipotizzato nella riforma fiscale su cui aveva iniziato a lavorare il governo Draghi, all’introduzione di una flat tax, come proposto dalla destra, prima al 23% poi al 15%, a possibili ulteriori interventi. Nulla, però, si può certamente anticipare in ogni caso.