Aumenti pensioni reversibilità, vecchiaia e invalidità già previsti in arrivo per legge sono ora a forte rischio

di Marianna Quatraro pubblicato il
Aumenti pensioni reversibilità, vecchiai

Quali sono i motivi per cui sarebbero a forte rischio gli aumenti delle pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità: chiarimenti e spiegazioni

Perché sono a forte rischio gli aumenti in arrivo delle pensioni reversibilità, vecchiaia e invalidità già previsti per legge? Mentre si torna a discutere di novità pensioni per una maggiore flessibilità in uscita con nuove aperture del governo a nuovi sistemi di uscita anticipata e sono ripresi gli incontri tra governo e forze sociali, si temono rischi per gli aumenti effettivi delle pensioni già previsti. Cerchiamo di seguito di capirne i motivi. 

  • Aumenti a rischio pensioni reversibilità, vecchiaia e invalidità per nuova rivalutazione annua più bassa
  • Nuove percentuali di rivalutazione mettono a rischio reali aumenti pensioni 

Aumenti a rischio pensioni reversibilità, vecchiaia e invalidità per nuova rivalutazione annua più bassa

Gli aumenti attesi per le pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità sarebbero a rischio e per un duplice motivo, il primo dei quali risiede nella rivalutazione annua che potrebbe essere minore del previsto. Le leggi in vigore prevedono la rivalutazione annua delle pensioni, adeguata ad andamento di inflazione e indice dei prezzi al consumo, per dare maggiore potere di acquisto ai pensionati

La rivalutazione annua delle pensioni avviene, dunque, in base all’andamento di inflazione e dei prezzi al consumo Istat ma, probabilmente, come già accaduto quest’anno, l’indice rivalutativo del prossimo anno per il ricalcolo delle pensioni di vecchiaia, invalidità e reversibilità sarà più basso rispetto a quanto dovrebbe considerando l’andamento dell’inflazione, con conseguenti aumenti delle pensioni minori del previsto. 

Secondo le stime, se ora l’inflazione di attesa sul 6,4% circa, è plausibile che a fine anno resterà sullo stesso livello, tra 6% e 7%, auspicando anche una lieve discesa, ma l’indice di rivalutazione delle pensioni per il 2024 non sarà del 6% o 7% ma molto probabilmente più basso, forse al 4%, per cui le pensioni aumenteranno sì ma molto meno di quanto dovrebbero, riducendo anche effettivamente l’aumento dovuto del potere di acquisto dei pensionati.

Del resto un aumento delle pensioni minore rispetto al previsto si è già verificato quest’anno considerando che alla fine dello scorso 2023 l’inflazione era quasi all’11% e la rivalutazione delle pensioni non è stata al 10% o 11%, ma l’indice di rivalutazione per le pensioni 2023 si è fermato al 7,3%, aumentando le pensioni rispetto all’anno precedente ma non adeguatamente all’andamento economico vigente e non con gli aumenti che ci si aspettava.

Dunque, sarebbe a forte rischio l’aumento delle pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità per il prossimo anno innanzitutto a causa di un indice rivalutativo certamente più basso rispetto a quello che dovrebbe essere stabilito per aumentare le pensioni adeguandole all’andamento dell’inflazione. 

Nuove percentuali di rivalutazione mettono a rischio reali aumenti pensioni 

Altro motivo per cui sono ancora a rischio gli aumenti per le pensioni di invalidità, vecchiaia e reversibilità è da ricercare nelle nuove percentuali rivalutative decise dal governo Meloni per la perequazione delle pensioni in base all’importo di pensione che si percepisce. 
 
Le percentuali di rivalutazione delle pensioni in vigore da quest’anno 2023 non sono più tre ma sei e si riducono all’aumentare della pensione percepita, riducendone, di conseguenze, il potere rivalutativo.

In particolare, le precedenti percentuali rivalutative erano tre ed erano le seguenti:

  • del 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo, fino a 2062 euro lordi;
  • del 90% per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo, fino a 2577,90 euro lordi;
  • del 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo, oltre 2.577,90 euro lordi.
Le nuove percentuali di rivalutazione delle pensioni sono sei e sono le seguenti:
  • 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
  • 85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
  • 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
  • 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
  • 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
  • 32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
E’ chiaro come rispetto alle tre precedenti percentuali rivalutazione, con le nuove percentuali di rivalutazione delle pensioni, si riduce l’aumento di tutte le pensioni, soprattutto dai 2.600 euro in poi, ad eccezione di quelle più basse.