Perché cambiano gli importi di rivalutazione delle pensioni 2023 rispetto a quanto annunciato e atteso: motivi che abbassano gli aumenti sperati
Al via dal primo gennaio la nuova rivalutazione delle pensioni 2023 con indice al 7,3% per nuovi aumenti delle pensioni che, però, come confermano le ultime notizie, non arrivano sin dal mese di gennaio, ma si attendono presumibilmente per il prossimo mese di marzo 2023, in attesa del decreto attuativo che, per legge, deve arrivare entro 60 giorni dall’approvazione della Manovra.
Tuttavia, è bene sapere che la reale rivalutazione delle pensioni sarà assai diversa da quella annunciata per almeno 5 motivi. Vediamo quali sono nel dettaglio.
Il motivo per cui slittano i pagamenti delle pensioni rivalutate è l’attesa del relativo decreto attuativo, dopo la Manovra finanziaria, che definisce l’ufficialità e l’attuazione della misura. Del resto, l’Inps ha provveduto a rendere disponibile il cedolino delle pensioni di gennaio 2023 già a dicembre e non ha potuto effettuare i dovuti ricalcoli, per cui gli importi per la rivalutazione delle pensioni a gennaio sarà diversa da quella annunciata.
Il secondo motivo per cui la rivalutazione delle pensioni 2023 tra 500-3700 sarà diversa da quella annunciata è l’importo degli acconti già ricevuti. Gli aumenti reali per la rivalutazione delle pensioni 2023 devono, infatti, tener conto degli acconti già ricevuti per effetto della rivalutazione anticipata al 2% calcolata da ottobre a dicembre per pensionati con redditi annui entro i 35mila euro, cioè pensioni mensili fino a 2.692 euro.
In questi casi, la rivalutazione delle pensioni 2023 non avviene sull’indice del 7,3% ma sul 5,3%, sottraendo il 2% già ricevuto di acconti, e con relativa percentuale rivalutativa in base al reddito. Ciò significa, per esempio, che chi percepisce una pensione di 800 euro avrà un aumento di importo rivalutato pienamente ma al 5,3%, cioè di 42 euro. Per chi prende pensioni di mille euro, l’aumento sarà di 53 euro, mentre per chi prende pensioni di 2.200 euro, l’aumento sarà di 100 euro circa.
Nessun acconto deve essere, invece, calcolato per chi percepisce pensioni dai 2.700 euro in poi per gli aumenti saranno calcolati sull’indice reale di rivalutazione al 7,3% ma secondo diverse percentuali. Per esempio, per pensioni di 3mila euro, la rivalutazione è al 53%, per cui l’aumento sarà di 116 euro circa.
La rivalutazione delle pensioni 2023 sarà diversa da quella annunciata, e sperata, anche per un ricalcolo da effettuare non pienamente per tutti su nuovo indice (provvisorio) al 7,3% ma in percentuali differenti in base ai redditi percepiti, considerando poi che il governo Meloni ha rivisto le percentuali di rivalutazione pensionistica.
Le precedenti percentuali rivalutative erano tre ed erano le seguenti:
Anche l’aumento delle tasse locali contribuisce ad abbassare la reale rivalutazione delle pensioni 2023. Non solo, infatti, la rivalutazione pensionistica 2023 risulta più bassa rispetto a quanto annunciato per effetto degli acconti da considerare e delle diverse percentuali rivalutative su cui effettuare il ricalcolo dell’assegno mensile, ma anche per effetto del nuovo aumento delle tasse, soprattutto locale.
Regioni e Comuni hanno, infatti, iniziato ad aumentare le addizionali locali che incidono chiaramente sugli aumenti delle pensioni ricevuti per la rivalutazione, riducendone gli importi.
La rivalutazione delle pensioni 2023 sarà diversa da quella annunciata anche per effetto dei diversi scaglioni Irpef per il pagamento delle tasse. Le quattro aliquote Irpef attualmente previste in base agli scaglioni di reddito sono le seguenti: