Aumenti pensioni tra 500-3700 saranno molto diversi da quelli annunciati per almeno 5 motivi

di Marianna Quatraro pubblicato il
Aumenti pensioni tra 500-3700 saranno mo

Perché cambiano gli importi di rivalutazione delle pensioni 2023 rispetto a quanto annunciato e atteso: motivi che abbassano gli aumenti sperati

Al via dal primo gennaio la nuova rivalutazione delle pensioni 2023 con indice al 7,3% per nuovi aumenti delle pensioni che, però, come confermano le ultime notizie, non arrivano sin dal mese di gennaio, ma si attendono presumibilmente per il prossimo mese di marzo 2023, in attesa del decreto attuativo che, per legge, deve arrivare entro 60 giorni dall’approvazione della Manovra.

Tuttavia, è bene sapere che la reale rivalutazione delle pensioni sarà assai diversa da quella annunciata per almeno 5 motivi. Vediamo quali sono nel dettaglio.

  • Rivalutazione pensioni 2023 diversa da quella annunciata per ritardi ricalcoli
  • Rivalutazione pensioni diversa da quella annunciata per acconti già ricevuti
  • Rivalutazione pensioni diversa da aspettative per redditi diversi
  • Aumento tasse abbassa reale rivalutazione pensioni 2023
  • Nuovi scaglioni Irpef abbassano rivalutazione pensioni 2023

Rivalutazione pensioni 2023 diversa da quella annunciata per ritardi ricalcoli

Il primo motivo per cui la rivalutazione delle pensioni 2023 sarà diversa da quella annunciata è il ritardo dei tempi di ricalcolo degli assegni. Gli aumenti delle pensioni annunciati con la rivalutazione pensionistica 2023 non vengono, infatti, pagati da gennaio ma probabilmente da marzo 2023. 

Il motivo per cui slittano i pagamenti delle pensioni rivalutate è l’attesa del relativo decreto attuativo, dopo la Manovra finanziaria, che definisce l’ufficialità e l’attuazione della misura. Del resto, l’Inps ha provveduto a rendere disponibile il cedolino delle pensioni di gennaio 2023 già a dicembre e non ha potuto effettuare i dovuti ricalcoli, per cui gli importi per la rivalutazione delle pensioni a gennaio sarà diversa da quella annunciata.


Rivalutazione pensioni diversa da quella annunciata per acconti già ricevuti

Il secondo motivo per cui la rivalutazione delle pensioni 2023 tra 500-3700 sarà diversa da quella annunciata è l’importo degli acconti già ricevuti. Gli aumenti reali per la rivalutazione delle pensioni 2023 devono, infatti, tener conto degli acconti già ricevuti per effetto della rivalutazione anticipata al 2% calcolata da ottobre a dicembre per pensionati con redditi annui entro i 35mila euro, cioè pensioni mensili fino a 2.692 euro.

In questi casi, la rivalutazione delle pensioni 2023 non avviene sull’indice del 7,3% ma sul 5,3%, sottraendo il 2% già ricevuto di acconti, e con relativa percentuale rivalutativa in base al reddito. Ciò significa, per esempio, che chi percepisce una pensione di 800 euro avrà un aumento di importo rivalutato pienamente ma al 5,3%, cioè di 42 euro. Per chi prende pensioni di mille euro, l’aumento sarà di 53 euro, mentre per chi prende pensioni di 2.200 euro, l’aumento sarà di 100 euro circa.

Nessun acconto deve essere, invece, calcolato per chi percepisce pensioni dai 2.700 euro in poi per gli aumenti saranno calcolati sull’indice reale di rivalutazione al 7,3% ma secondo diverse percentuali. Per esempio, per pensioni di 3mila euro, la rivalutazione è al 53%, per cui l’aumento sarà di 116 euro circa.

Rivalutazione pensioni diversa da aspettative per redditi diversi

La rivalutazione delle pensioni 2023 sarà diversa da quella annunciata, e sperata, anche per un ricalcolo da effettuare non pienamente per tutti su nuovo indice (provvisorio) al 7,3% ma in percentuali differenti in base ai redditi percepiti, considerando poi che il governo Meloni ha rivisto le percentuali di rivalutazione pensionistica. 

Le precedenti percentuali rivalutative erano tre ed erano le seguenti:

  • del 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo, fino a 2062 euro lordi;
  • del 90% per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo, fino a 2577,90 euro lordi;
  • del 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo, oltre 2.577,90 euro lordi.
Quest’anno la rivalutazione delle pensioni si effettua su percentuali differenti in base alle sei nuove fasce di reddito decise dal governo Meloni che sono:
  • del 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
  • dell’85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
  • del 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
  • del 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
  • del 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
  • del 32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
Con le nuove percentuali di rivalutazione pensioni tra 500-3700 2023, si riduce la rivalutazione di tutte le pensioni ad eccezione di quelle più basse, prevedendo dunque aumenti decisamente diversi da quelli annunciati.

Aumento tasse locali abbassa reale rivalutazione pensioni 2023

Anche l’aumento delle tasse locali contribuisce ad abbassare la reale rivalutazione delle pensioni 2023. Non solo, infatti, la rivalutazione pensionistica 2023 risulta più bassa rispetto a quanto annunciato per effetto degli acconti da considerare e delle diverse percentuali rivalutative su cui effettuare il ricalcolo dell’assegno mensile, ma anche per effetto del nuovo aumento delle tasse, soprattutto locale.

Regioni e Comuni hanno, infatti, iniziato ad aumentare le addizionali locali che incidono chiaramente sugli aumenti delle pensioni ricevuti per la rivalutazione, riducendone gli importi. 

Nuovi scaglioni Irpef abbassano rivalutazione pensioni 2023

La rivalutazione delle pensioni 2023 sarà diversa da quella annunciata anche per effetto dei diversi scaglioni Irpef per il pagamento delle tasse. Le quattro aliquote Irpef attualmente previste in base agli scaglioni di reddito sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Il governo Meloni pensa a ridurre ancora tali aliquote, portandole a tre e che potrebbero essere del 23%, 27% e al 43%. Ma ancora non si sa se effettivamente ci saranno novità in tal senso o meno. In ogni caso, oggi se con la rivalutazione pensionistica che si riceve quest’anno, si supera uno scaglione Irpef di appartenenza, per esempio se si superano i 15mila euro, si pagano più tasse per effetto dell’aumento dell’aliquota Irpef dal 23 al 25%.