Aumento pensioni stipendi realmente doppia cifra percentuale
Come e perché potrebbero aumentare importi di stipendi e pensioni a doppia cifra nel 2023: cosa potrebbe cambiare e chiarimenti
Se da ottobre aumentano pensioni e stipendi per effetto, rispettivamente, di rivalutazione pensionistica anticipata al 2% e decontribuzione al 2% (con relativi arretrati da luglio), per il prossimo anno, quando ancora non si conoscono le misure ufficiali che potranno garantire aumenti degli stipendi ai lavoratori e delle pensioni ai pensionati per dar loro maggiore potere di acquisto contro l’inflazione crescente, e bisognerà aspettare l’esito delle prossime elezioni del 25 settembre, per il 2023 potrebbe anche esserci un aumento di pensioni e stipendi realmente a doppia cifra percentuale a determinate condizioni. Vediamo quali sono.
Tra le ipotesi al momento in ballo di aumento delle pensioni nel 2023 c’è quella di rivalutazione pensionistica automatica al 10%, dunque, a doppia cifra percentuale rispetto a quanto al momento stabilito.
Da ottobre a dicembre, la rivalutazione pensionistica anticipata è stata fissata al 2% solo per pensionati che hanno redditi entro i 35mila euro e cesserà i suoi effetti a fine anno.
Considerando che la rivalutazione automatica annuale delle pensioni si basa sull’andamento dell’inflazione e considerando che al momento l’inflazione è sull’8% circa, destinata ad aumentare secondo le stime fino al 10%, è possibile che nel 2023 la rivalutazione delle pensioni avvenga su indice al 10%.
La rivalutazione delle pensioni scatterà per tutti i pensionati, come accade ogni anno e non solo per chi ha redditi annui entro i 35mila euro, e secondo le percentuali di rivalutazione fissate dalla legge in base ai redditi percepiti e che sono del:
La rivalutazione al 10% deriverebbe dalla somma della percentuale di rivalutazione anticipata al 2% al via da ottobre più un 8%, percentuale su cui si attesta al momento l’inflazione e che potrebbe essere il tasso effettivamente accertato dall’Istat.
Ciò significa che per pensioni più basse, sui mille euro, l’aumento per il prossimo anno potrebbe arrivare a 100 euro, per chi percepisce, invece, pensioni da 1.400 euro l’aumento sarebbe di 140 euro, che salirebbero a 200 euro per chi prende pensioni mensili da 2mila euro e così via secondo le percentuali riportate stabilite dalla legge.
Anche gli stipendi potrebbero aumentare a doppia cifra percentuale nel 2023 ma solo se dovessero verificarsi specifiche condizioni. Entrando più nel dettaglio, in attesa di sapere come andranno le elezioni del prossimo 25 settembre, il centro destra è tornato a rilanciare sulla flat tax al momento proposta due con aliquote diverse: al 15% per la Lega e al 23% per Forza Italia.
Ciò significa che in caso di vittoria del centro destra comunque l’aumento degli stipendi sarà a doppia cifra percentuale. Se, per esempio, la flat tax fosse con aliquota al 15% per tutti come rilanciato dalla Lega, si avrebbero aumenti annui medi tra i poco più di 100 euro e gli oltre 500 euro per chi prende stipendi più alti in base chiaramente ai redditi percepiti.
In particolare, considerando uno stipendio di 1.200 euro al mese per 13 mensilità per un importo annuo di 15.600 euro, applicando la flat tax al 15% si pagherebbero tasse per un importo di 2.340 euro annui, rispetto agli attuali 3.588 calcolati con aliquota Irpef al 23%, per un aumento di circa il 40% dello stipendio.
Se, invece, la flat tax fosse fissata con aliquota al 23%, prendendo il caso di un lavoratore che ha un reddito annuo di 35mila euro, le tasse da pagare sarebbero di importo pari a 8.050, rispetto ai 12.250 euro che si pagano ora con aliquota Irpef al 35%, garantendo risparmi, e quindi aumenti, di circa 4mila euro annui.
Chi prende uno stipendio di 1.300 euro al mese per un reddito annuo di circa 16.900 euro, con aliquota al 23%, pagherebbe circa 4mila euro di tasse, per la precisione 3.887 euro rispetto ai 4.225 euro con aliquota Irpef attualmente in vigore, per un risparmio di poco più di 300 euro.
Per chi ha un reddito annuo di 30mila euro, se oggi paga il 50% di tasse, mantenendo 15mila euro netti, con flat tax al 15% o al 23% si pagherebbero 23mila contro i 15mila di prima con aumenti del 40%, mentre chi ha un reddito annuo di 40mila euro, con flat tax al 23% pagherebbe solo 9.200 euro di tasse contro i 14mila euro calcolati con attuale aliquota Irpef in vigore del 35%, per un risparmio di quasi 5mila euro, per aumenti di stipendio del 30%.