Come potrebbero cambiare le pensioni con due nuove riforme già annunciate per una vera rivoluzione dal governo Meloni: anticipazioni e chiarimenti
Quali sono le due riforme annunciate per le pensioni e la vera rivoluzione dalla Meloni? La questione pensioni continua a rimanere al centro dell’interesse politici, pur avendo deciso il governo di concentrarsi prima su una serie di riforma possibili, soprattutto da un punto di vista economico, per poi giungere, finalmente, alla definizione di una riforma delle pensioni strutturale, che sostituisca del tutto l’attuale Legge Fornero sulle pensioni.
La stessa premier Meloni in campagna elettorale aveva annunciato che ci sarebbe stata una vera e propria svolta sulle pensioni, partendo da una rivoluzione fiscale per arrivare a norme completamente nuove per le pensioni. Vediamo di cosa si tratta.
Punto principale su cui sta lavorando il governo per la riforma fiscale è, infatti, la nuova revisione delle aliquote Irpef che andrà ad incidere sulle pensioni modificando tasse da pagare e quindi importi netti percepiti.
Il governo Draghi lo scorso anno ha già modificato le aliquote Irpef portandola da cinque a quattro in base ai diversi scaglioni di reddito sono le seguenti:
Avrebbero invece grandi vantaggi sulle pensioni mensili coloro hanno redditi tra 28mila euro e 50mila euro annui, cioè per pensioni fino a circa 3.700 euro al mese. In tal caso, infatti, gli importi delle pensioni aumenteranno, considerando che si tratta di redditi per cui l’aliquota Irpef scenderebbe dal 35% al ben 27%. Ciò significa che si riduce nettamente il pagamento delle tasse per i pensionati rientranti in questa fascia di reddito, aumentando, di conseguenza, gli importi netti.
La seconda riforma annunciata per le pensioni è una riforma pensioni 2024 strutturale, senza più misure tampone di uscita anticipata ma con una totale revisione e sostituzione dell’attuale Legge Fornero per le pensioni.
Il governo Meloni si mostra decisamente pronto a rivedere le pensioni e proseguono anche gli incontri con i sindacati, alla ricerca della definizione delle migliori novità pensioni che potrebbero prendere il via dal prossimo 2024.
Stando a quanto riportano le ultime notizie, governo e sindacati sarebbero d’accordo sulla introduzione di una quota 41 per tutti per andare in pensione, per permettere a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi e indipendentemente dal requisito anagrafico.
I sindacati chiedono poi di abbassare per tutti, uomini e donne, l’età pensionabile a 62 anni ma, secondo alcune indiscrezioni, si potrebbe arrivare forse a 64 anni. E si parlerebbe di misure ad hoc per giovani, precari e con carriere discontinue, e donne, per valorizzare il loro lavoro di cura di figli e famiglia, forse anche con valorizzazione contributiva ai fini pensionistici. Attenzione sarebbe puntata anche sulla previdenza complementare e fondi pensioni.
Le intenzioni e le predisposizioni ad agire sulle pensioni in maniera strutturale a partire dal 2024 ci sono, ma, ancora una volta, bisognerà fare i conti con le risorse economiche disponibili. E al momento la situazione in tal senso non sembra proprio rosea.
Secondo quanto riportano, infatti, le ultime notizie, la spesa per pensioni avrebbe ripreso a correre e lo stesso Inps prevede di chiudere l'esercizio 2023 con un risultato negativo di quasi 10 miliardi. Secondo le previsioni, la spesa per le pensioni dovrebbe salire dai 297,3 miliardi del 2022, a ben 320,8 miliardi alla del 2023 fino ad arrivare a 349,7 miliardi nel 2025 e si tratta di costi che non sembrano essere favorevoli per la definizione di una vera e propria riforma delle pensioni.
In più, peggiora il il bilancio preventivo Inps per il 2023 rispetto al 2022, un peggioramento dovuto certamente all’andamento dell’inflazione ma che, senza nuovi interventi, non si risanerà, bloccando, ancora quest’anno, nuovi interventi concreti sulle pensioni.