Ben 2 riforme per le pensioni e una vera rivoluzione annunciate dalla Meloni come priorità

di Marianna Quatraro pubblicato il
Ben 2 riforme per le pensioni e una vera

Come potrebbero cambiare le pensioni con due nuove riforme già annunciate per una vera rivoluzione dal governo Meloni: anticipazioni e chiarimenti

Quali sono le due riforme annunciate per le pensioni e la vera rivoluzione dalla Meloni? La questione pensioni continua a rimanere al centro dell’interesse politici, pur avendo deciso il governo di concentrarsi prima su una serie di riforma possibili, soprattutto da un punto di vista economico, per poi giungere, finalmente, alla definizione di una riforma delle pensioni strutturale, che sostituisca del tutto l’attuale Legge Fornero sulle pensioni.

La stessa premier Meloni in campagna elettorale aveva annunciato che ci sarebbe stata una vera e propria svolta sulle pensioni, partendo da una rivoluzione fiscale per arrivare a norme completamente nuove per le pensioni. Vediamo di cosa si tratta.

  • Prima riforma del Fisco annunciata importante per pensioni
  • Seconda riforma pensioni 2024 strutturale attesa ma si prospettano ancora problemi 

Prima riforma del Fisco annunciata importante per pensioni

La prima importante riforma che avrà certamente un impatto sulle pensioni, per quanto riguarda gli assegni percepiti dai pensionati, è la riforma del Fisco pronta ad arrivare a marzo che potrebbe incidere sulle pensioni con nuovi aumenti, finalmente, degli assegni mensili.

Punto principale su cui sta lavorando il governo per la riforma fiscale è, infatti, la nuova revisione delle aliquote Irpef che andrà ad incidere sulle pensioni modificando tasse da pagare e quindi importi netti percepiti. 

Il governo Draghi lo scorso anno ha già modificato le aliquote Irpef portandola da cinque a quattro in base ai diversi scaglioni di reddito sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Il governo Meloni vuole modificare ancora le aliquote Irpef, portandole a tre che potrebbero essere divise per le seguenti fasce di reddito:
  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste tre nuove aliquote Irpef, chi percepisce redditi fino a 15mila euro, e quindi pensioni tra 500-1150 euro circa, non subirebbe alcun cambiamento e tutto resterebbe uguale, esattamente come nessun cambiamento ci sarà per chi prende reddito superiori ai 50mila euro, per cui resterebbe l’aliquota del 43% di tassazione.
 
Per chi ha, invece, redditi tra 15mila e 28mila euro annui, cioè per pensioni fino a 2.150 euro al mese circa, le pensioni potrebbero anche ridursi, considerando che aumenta la relativa aliquota Irpef, più alta di due punti percentuali.

Avrebbero invece grandi vantaggi sulle pensioni mensili coloro hanno redditi tra 28mila euro e 50mila euro annui, cioè per pensioni fino a circa 3.700 euro al mese. In tal caso, infatti, gli importi delle pensioni aumenteranno, considerando che si tratta di redditi per cui l’aliquota Irpef scenderebbe dal 35% al ben 27%. Ciò significa che si riduce nettamente il pagamento delle tasse per i pensionati rientranti in questa fascia di reddito, aumentando, di conseguenza, gli importi netti. 

Seconda riforma pensioni 2024 strutturale attesa ma si prospettano ancora problemi 

La seconda riforma annunciata per le pensioni è una riforma pensioni 2024 strutturale, senza più misure tampone di uscita anticipata ma con una totale revisione e sostituzione dell’attuale Legge Fornero per le pensioni. 

Il governo Meloni si mostra decisamente pronto a rivedere le pensioni e proseguono anche gli incontri con i sindacati, alla ricerca della definizione delle migliori novità pensioni che potrebbero prendere il via dal prossimo 2024. 

Stando a quanto riportano le ultime notizie, governo e sindacati sarebbero d’accordo sulla introduzione di una quota 41 per tutti per andare in pensione, per permettere a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi e indipendentemente dal requisito anagrafico.

I sindacati chiedono poi di abbassare per tutti, uomini e donne, l’età pensionabile a 62 anni ma, secondo alcune indiscrezioni, si potrebbe arrivare forse a 64 anni. E si parlerebbe di misure ad hoc per giovani, precari e con carriere discontinue, e donne, per valorizzare il loro lavoro di cura di figli e famiglia, forse anche con valorizzazione contributiva ai fini pensionistici. Attenzione sarebbe puntata anche sulla previdenza complementare e fondi pensioni.

Le intenzioni e le predisposizioni ad agire sulle pensioni in maniera strutturale a partire dal 2024 ci sono, ma, ancora una volta, bisognerà fare i conti con le risorse economiche disponibili. E al momento la situazione in tal senso non sembra proprio rosea.

Secondo quanto riportano, infatti, le ultime notizie, la spesa per pensioni avrebbe ripreso a correre e lo stesso Inps prevede di chiudere l'esercizio 2023 con un risultato negativo di quasi 10 miliardi. Secondo le previsioni, la spesa per le pensioni dovrebbe salire dai 297,3 miliardi del 2022, a ben 320,8 miliardi alla del 2023 fino ad arrivare a 349,7 miliardi nel 2025 e si tratta di costi che non sembrano essere favorevoli per la definizione di una vera e propria riforma delle pensioni.

In più, peggiora il il bilancio preventivo Inps per il 2023 rispetto al 2022, un peggioramento dovuto certamente all’andamento dell’inflazione ma che, senza nuovi interventi, non si risanerà, bloccando, ancora quest’anno, nuovi interventi concreti sulle pensioni.