Calcolo ed esempi età-requisiti per uscita anticipata e aumento importi per tutti riforma pensioni

di Marianna Quatraro pubblicato il
Calcolo ed esempi età-requisiti per usci

Quali sono possibilità e soluzioni per uscita anticipata e aumenti degli assegni con prossima riforma pensioni: ipotesi e calcoli

Come potrebbero cambiare età e requisiti per uscita anticipata e aumento importi per tutti in riforma pensioni? Dopo riforma del fisco, che sarà presentata già a marzo, e prossima riforma del lavoro, su cui il governo sta già lavorando, ci si prepara ad una nuova riforma delle pensioni che, come annunciato da ministra del Lavoro Calderone e premier Meloni, sarà strutturale, una vera rivoluzione rispetto a quanto fatto in passato. Ma la strada da fare sembra sia ancora molto lunga e incerta. 

  • Calcolo età uscita anticipata per tutti in riforma pensioni 
  • Aumento importi per tutti in riforma pensioni e calcoli ed esempi

Calcolo età uscita anticipata per tutti in riforma pensioni 

La riforma delle pensioni è ormai tra le più attese e il governo Meloni ha annunciato l’intenzione di voler lavorare concretamente ad una vera e propria riforma delle pensioni strutturale, modificando cioè del tutto l’attuale legge pensionistica Fornero e con l’obiettivo primario di abbassare l’età pensionabile per tutti rispetto ai requisiti attualmente richiesti, che sono di 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi per tutti. 

Per poter abbassare l’età pensionabile fino a 62 anni di età è però anche necessario riuscire a far quadrare i conti, anche alla luce del fatto che attualmente i conti dell’Inps non sono positivi. E l’unica soluzione per riuscire a far quadrare i conti abbassando di 5 anni i requisiti per uscire dal mondo del lavoro è quella del calcolo contributivo della pensione per tutti i lavoratori.

Il calcolo contributivo della pensione si basa solo ed esclusivamente sui contributi effettivamente versati nel corso della propria vita lavorativa e non sulle ultime retribuzioni, che sono generalmente le più alte che si percepiscono, del più vantaggioso sistema retributivo.

Ogni lavoratore dipendente destina alla propria futura pensione il 33% dello stipendio percepito mese per mese e la somma degli importi messi da parte per la pensione futura costituiscono il cosiddetto montante contributivo.

Ogni anno i contributi messi da parte e rivalutati al tasso di inflazione. Nel momento in cui si raggiunge l’età pensionabile, al montante contributivo bisogna applicare relativo coefficiente di trasformazione, che è più alto quanto più alta è l’età di uscita dal lavoro. 

Ciò significa che se la nuova riforma pensioni prevederà un abbassamento effettivo dei requisiti per andare in pensione con contestuale calcolo della pensione finale per tutti con sistema contributivo, gli importi saranno più bassi per tutti, anche se, secondo molti, il sistema contributivo è quello più equo da usare per il calcolo delle pensioni. 

Se la riforma pensioni sarà strutturale, con riduzione dei requisiti per andare in pensione, allora si dovrà ragionare sul vantaggio, o meno, del sistema contributivo, ma se ancora una volta le risorse economiche non lo permetteranno e anche quest’anno si chiuderà con una riforma pensione con misure tampone e non strutturali, nonostante quanto annunciato dalla ministra del Lavoro Calderone, allora si potrebbe pensare a ulteriori proroghe di quota 103 (per andare in pensione a 62 anni di età ma con 41 anni di contributi), ape social (per andare in pensione prima a63 anni di età e con almeno 30 anni di contributi e 36 anni per gli usuranti) e opzione donna (che permette alle donne di andare in pensione a 58, 59 e 60 anni e con 35 anni di contributi).

Aumento importi per tutti in riforma pensioni e calcoli ed esempi

Gli importi delle pensioni si preparano ad aumentare per tutti per effetto di due novità al via, dalla nuova riforma del Fisco, pronta ad essere presentata a marzo, che inizierà a garantire aumenti delle pensioni forse già dall’estate e che certamente resterà ancora il prossimo anno, alla nuova rivalutazione annuale per tutte le pensioni.

La nuova riforma fisco punta a rivedere le aliquote Irpef di pagamento delle tasse sui redditi. Il governo Draghi lo scorso anno ha già modificato le aliquote Irpef portandola da cinque a quattro in base ai diversi scaglioni di reddito sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Il governo Meloni vuole modificare ancora le aliquote Irpef e portarle a tre che potrebbero essere:
  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste tre nuove aliquote Irpef, gli aumenti maggiori sarebbero per pensioni di importi annui tra 28mila euro e 50mila euro annui, cioè per pensioni fino a circa 3.700 euro al mese, che aumenteranno per effetto di una netta riduzione delle tasse da pagare, considerando che si tratta di redditi per cui l’aliquota Irpef scenderebbe dal 35% al 27%, riducendosi di ben 8 punti percentuali. 

Per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro e per l’ultima fascia, cioè per redditi superiori ai 50mila euro, non cambierebbe nulla con la riforma del fisco del marzo, considerando che l’aliquota Irpef da considerare resta al 23% nel primo caso e resta al 43% nel secondo caso.

Altro criterio che garantirà aumenti delle pensioni con la nuova riforma delle pensioni è la prossima rivalutazione pensionistica che scatta ogni anno e che automaticamente porterà nuovi aumenti delle pensioni, esattamente come accaduto anche quest’anno. 

Il nuovo aumento per le pensioni euro sarà calcolato il prossimo anno con nuovo indice all’8,1% per la rivalutazione delle pensioni. L’Istat ha, infatti, già certificato i dati in base ai quali aumentano le pensioni nel 2024, perchè dovranno recuperare a conguaglio lo scarto dello 0,8% rispetto all’aumento del 7,3% applicato per la rivalutazione pensionistica di quest’anno. 

Il meccanismo prevede per tutto l’anno l’applicazione alle pensioni del tasso di rivalutazione provvisorio stimato nel novembre 2022, del 7,3% e poi nel 2024 il calcolo della differenza con il tasso definitivo dell’8,1%, con una differenza quindi dello 0,8%.

Il principio del nuovo indice definito è il seguente: l’indice al 7,3% per la rivalutazione pensionistica 2023 è stato calcolato sull’andamento dei prezzi al consumo accertati dall’Istat fino ad ottobre, mentre l’indice di rivalutazione definitivo viene rivisto in base all’andamento dei prezzi di novembre e dicembre 2022 e aumenta per garantire con ulteriori contestuali aumenti delle pensioni.

La pensione minima, con il tasso definitivo, sale a 567,94 euro. Quindi, nel 2024 un pensionato che prende la pensione minima avrà un arretrato lordo di 54 euro, mentre considerando una pensione da mille euro al mese, dal primo gennaio 2023 è salita a 1073 euro, con ricalcolo al 7,3% ma con indice dell’8,1% avrebbe dovuto essere di 1081 euro, per cui si avrà nel 2024 un arretrato lordo di 104 euro, 73 euro netti, riconosciuti nei cedolini pensione del prossimo anno a conguaglio. Per una pensione da 2mila euro, l’arretrato netto da pagare dal 2024 è di 135 euro. 

Agli aumenti per gli arretrati per la rivalutazione pensionistica di quest’anno da adeguare, si dovrà aggiungere la nuova rivalutazione annua delle pensioni del 2024.