Quali sono le due leggi già in vigore che permettono di anticipare il momento della pensione il prossimo anno 2023 insieme a nuovi sistemi
Chi e quando può andare prima in pensione di 3-5 anni nel 2023 con due leggi già esistenti? Si preparano a cambiare dal prossimo anno le regole per andare in pensione prima. Rimandata la riforma strutturale vera e propria dell’attuale Legge Fornero sulle pensioni, scattano dal primo gennaio 2023 nuove possibilità temporanee di pensione anticipata che affiancheranno due leggi già esistenti. Vediamo quali sono e cosa prevedono.
Leggi già esistenti per andare in pensione prima di 3-5 anni nel 2023
Ulteriori sistemi per andare in pensione prima nel 2023
Leggi già esistenti per andare in pensione prima di 3-5 anni nel 2023
La prima tra le due leggi già esistenti per andare in pensione prima di 3-5 anni nel 2023 è quella che permette di uscire prima di tre anni grazie all’ammortizzatore pensionistico che, si pone come scivolo di accompagnamento alla pensione, viene riconosciuto come assegno provvisorio da corrispondere per un massimo di tre anni a lavoratori dipendenti di imprese, di medie e piccole dimensioni in crisi a condizione che:
abbiano tra i 15 e i 250 dipendenti;
abbiano un fatturato annuo non superiore ai 50 milioni di euro o con totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro;
abbiano registrato una riduzione media del fatturato nei 12 mesi precedenti la richiesta di almeno il 30% rispetto alla media degli anni precedenti;
abbiano raggiunto un accordo con i sindacati per le uscite anticipate.
L’importo dell’ammortizzatore pensionistico per andare in pensione prima è quasi pari alla pensione fino al raggiungimento dei normali requisiti per andare in pensione, in particolare pari al 90% di quanto maturato al momento dell'uscita, e possono usufruirne coloro che raggiungono entro il 31 dicembre 2024 i requisiti per andare in pensione di vecchiaia, cioè 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi o chi raggiunge almeno 62 anni di età e matura i requisiti contributivi per la pensione anticipata ordinaria, cioè 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Per andare in pensione prima di 3 anni con l’ammortizzatore pensionistico, i lavoratori devono prestare un consenso scritto e la domanda deve essere presentata all’Inps dall’azienda almeno 90 giorni prima della data di risoluzione del rapporto di lavoro, alleando copia dell’accordo collettivo con l’elenco dei lavoratori interessati all’uscita prima e copia della risoluzione consensuale. Precisiamo che si potrà andare in pensione prima fino a 3 anni, cioè a 64 anni, ancora fino al 2024.
Altra legge già esistente che permette di andare in pensione prima di 3-5 anni nel 2023 è quella che prevede il riconoscimento di due mesi di contributi figurativi, fino ad un massimo di cinque anni, per ogni anno di servizio effettivamente prestato da parte di lavoratori invalidi o sordomuti.
Tale possibilità di riconoscimento di contribuzione figurativa per riuscire ad anticipare il momento dell’uscita dal lavoro fino anche a cinque anni vale per lavoratori sordomuti o invalidi sia di pubbliche amministrazioni, che di aziende private ma anche di cooperative.
Ulteriori sistemi per andare in pensione prima nel 2023
Alle due leggi già esistenti per andare in pensione prima di 3-5 anni nel 2023 si affiancano le nuove misure approvate dal governo Meloni con la nuova Manovra Finanziaria 2023 per permettere ai lavoratori di anticipare il momento dell’uscita dal lavoro di 3-5 anni rispetto ai normali requisiti previsti di 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi per andare in pensione di vecchiaia.
Stiamo parlando, in particolare, di nuova quota 103, pronta a sostituire dal primo gennaio 2023 la quota 102, e proroga ulteriore di ape social. Partendo dalla quota 103, permette di andare in anticipata a 62 anni di età, quindi 5 anni prima rispetto ai normali requisiti pensionistici richiesti, e con 41 anni di contributi.
Precisiamo che la quota 103 per uscire prima sarà in vigore solo per il 2023 e la misura varrà per tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e provati, e lavoratori autonomi, sena alcuna penalizzazione sul calcolo dell’assegno finale.
Per il calcolo della pensione finale con quota 103 si userà, infatti, il sistema retributivo sulle anzianità maturate fino al 31 dicembre 1995 e il sistema contributivo sulle anzianità maturate dal primo gennaio 1996.
Passando, invece, all’ape social, permette ancora per il prossimo anno di andare in pensione prima a 63 anni di età, quindi 4 anni prima rispetto ai normali requisiti richiesti per la pensione, a determinate categorie di persone. In particolare, l’Ape social nel 2023 ancora come scivolo per andare in pensione prima vale sempre per le stesse categorie di persone considerate svantaggiate e che sono:
disoccupati che restano involontariamente senza lavoro, cioè per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, che abbiano raggiunto 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi e che abbiano esaurito da almeno 3 mesi tutti i sussidi di disoccupazione;
invalidi e disabili a cui sia riconosciuta una invalidità superiore al 74%, e loro parenti di primo grado che prestano assistenza al momento della richiesta da almeno 6 mesi, che abbiano raggiunto 63 anni di età e maturato almeno 30 anni di contributi;
lavoratori usuranti con 63 anni di età e 36 anni di contributi che abbiano svolto per almeno sette anni negli ultimi 10 un lavoro gravoso.
Ricordiamo che è stata ampliata la lista dei lavoratori usuranti che possono andare in pensione prima con ape social che ora comprende:
personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
lavoratori edili;
maestre d’asilo;
ostetriche e infermieri;
addetti all’assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza;
operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
operai dell’industria estrattiva;
operai siderurgici;
facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;
conduttori di gru, di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
conduttori di mezzi pesanti e camion;
conciatori di pelli e di pellicce;
operai dell’agricoltura, della zootecnia e pesca;
lavoratori marittimi e pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;