Quali sono modi e soluzioni che permettono di aumentare ancora gli importi di pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità a prescindere dalla rivalutazione 2023 già ricalcolata
Quali sono le soluzioni per aumentare pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità oltre rivalutazione Marzo già prevista? Da questo mese di marzo 2023 le pensioni sono state finalmente rivalutate secondo il nuovo indice al 7,3%, ricalcolo che interessa tutte le tipologie di pensioni, da pensioni di vecchiaia a pensioni di reversibilità e invalidità, seppure in modo differente e secondo percentuali differenti in base agli iniziali redditi percepiti.
Ci sono, infatti, pensioni che saranno maggiormente aumentate per effetto della rivalutazione, sia a marzo che nel resto dell’anno, e pensioni che non sono particolarmente aumentate. Vediamo allora se ci sono ulteriori soluzioni per incrementare gli importi di pensione che si percepiscono.
Partendo dalle pensioni di reversibilità, cioè le pensioni destinate ai superstiti di un assicurato, per aumentare il valore delle pensioni di reversibilità si può innanzitutto ricorrere all’integrazione al trattamento minimo. Stando a quanto previsto dalle leggi in vigore, chi percepisce la pensione di reversibilità può integrarla al trattamento minimo, fino a raggiungere 563,73 euro mensili.
Altra soluzione per aumentare la pensione di reversibilità è relativa al calcolo di redditi o presenza di figli. Le leggi in vigore 2023 prevedono che la pensione di reversibilità spetti, infatti, a specifici familiari superstiti del defunto che sono, in ordine:
Altro modo possibile per aumentare l'importo della pensione di reversibilità è cumulare il trattamento con la pensione di cittadinanza o il reddito di cittadinanza per chi ne è beneficiario. La legge permette, infatti, di cumulare tali trattamenti ma solo a condizione di soddisfare determinati requisiti e specifiche condizioni.
Passando alle soluzioni possibili per aumentare la pensione di vecchiaia, a prescindere dalla rivalutazione pensionistica 2023 ricalcolata da questo mese, sono principalmente due quelle a disposizione: continuare a lavorare dopo il raggiungimento dei requisiti pensionistici, e quindi continuare a versare contributi che possono contribuire ad aumentare la pensione finale, o cancellare la relativa quota sindacale.
Se, infatti, si continuare a lavorare, almeno uno o due anni, si possono avere circa 100 euro in più al mese sull'importo di pensione finale. In alternativa o in aggiunta, si può cancellare la trattenuta della quota sindacale sul trattamento mensile, senza lavorare ma semplicemente togliendo il pagamento della quota sindacale.
Anche sulle pensioni sono, infatti, applicate quote sindacali, fissate in specifiche percentuali dell’importo lordo delle singole rate di pensione. Le diverse percentuali di trattenute sindacali sulle pensioni sono dello:
Per esempio, prendendo il caso di una pensione mensile di circa 1.200 euro, considerando la misura dell'1% da applicare come quota sindacale, la cifra mensile da corrispondere è di 12 euro circa, trattenuta che deve essere effettuata ogni mese in busta paga compresa 13esima e 14esima. In questo caso l’aumento stimato di una pensione è di circa 144 euro all’anno, considerando la tredicesima. Un pensionato può cancellare la trattenuta sindacale sulla pensione in qualsiasi momento.
Passando, infine, alle possibilità di aumento delle pensioni di invalidità, l’importo si calcola seguendo le regole della normale pensione, ossia il calcolo retributivo, misto e contributivo. Dopo aver determinato l’importo dell’assegno, bisogna verificare se la pensione è di importo inferiore al trattamento minimo annuale e in tal caso deve essere aumentata fino a raggiungere l’importo di 600 euro per quest’anno per gli over 75.
In generale, per chi percepisce la pensione di invalidità bassa, inferiore 563,74 euro nell’anno 2023, ha diritto all’integrazione al trattamento minimo, se non superano determinati limiti di reddito.
Per integrare l’assegno ordinario di invalidità nel 2023, bisogna avere un: