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Quali sono le novità pensioni che si prospettano con due nuovi decreti in arrivo: cosa prevedono e per chi valgono dopo modifiche riforma fisco
Come cambieranno con 2 decreti in arrivo (oltre a quello fisco) pensioni invalidità, vecchiaia e reversibilità? Le diverse pensioni si preparano a cambiare quest’anno non solo per effetto della nuova riforma del fisco che, modificando aliquote Irpef, e quindi tasse da pagare, e detrazioni inciderà sugli importi delle pensioni mensili ma anche per due nuovi decreti in arrivo. Stiamo parlando del decreto lavoro e del decreto invalidità. Vediamo nel dettaglio quali sono le novità che potrebbero prevedere.
Si tratta del ripristino di opzione donna che dovrebbe tornare a prevedere i requisiti richiesti per l’uscita anticipata delle donne lavoratrici fino allo scorso anno. Nessun limite dunque per le categorie di donne che dovessero decidere di anticipare la pensione con opzione donna, né relativamente alla categoria di appartenenza quindi, se disoccupate, cargiver, ecc, né relativamente ai figli, che oggi permettono di avere uno sconto sull’età di uscita.
Con il nuovo Decreto Lavoro opzione donna dovrebbe tornare alla forma originaria, vale a dire permettere nuovamente alle lavoratrici dipendenti e autonome di andare in pensione prima, rispettivamente, a 58 e 59 anni di età, con 35 anni di contributi, considerando le finestre di 12 e 18 mesi per l’uscita definitiva indipendentemente dalla presenza o meno, e quanti, figli o dalla categoria di appartenenza.
Altra novità per le pensioni che potrebbe rientrare nel Decreto Lavoro di marzo è la possibilità di riconoscimento di contributi figurativi utili per il raggiungimento della pensione per tutte le donne con figli, validi per ogni figlio, per valorizzare il loro lavoro di cura di famiglia e figli.
Altro nuovo decreto atteso, per cui sono però ancora incerti i tempi di definizione e presentazione ufficiale che potrebbero essere tra fine aprile e maggio prossimi, è il Decreto Invalidità: nell’attesa di novità ufficiali per gli aumenti delle pensioni di invalidità, cresce l’attesa per il nuovo piano di revisione generale delle misure a sostegno delle persone invalide che dovrebbe essere definito, appunto, con un nuovo decreto invalidità dopo la recente approvazione del Dll anziani, con misure a sostegno di persone anziane non autosufficienti e il debutto del nuovo assegno unico per anziani, che si prepara ad inglobare l’attuale indennità di accompagnamento insieme ad altre misure economiche destinate agli invalidi.
Il Dll Anziani rappresenta il primo passo verso una più completa riforma della Legge 104 per invalidi e disabili che rientra tra gli impegni dei fondi destinati per il Pnrr. Proprio per sostenere le per persone anziane con disabilità, tra i progetti del Pnrr ci sono anche quelli di inclusione, coesione e contrasto alla marginalità sociale, per garantire, per esempio, autonomia abitativa e non solo agli anziani non autosufficienti, potenziare i servizi domiciliari attraverso la domotica e l'abbattimento delle barriere architettoniche, per l’istituzione di fondi per garantire l'assistenza alle persone con disabilità dopo la morte dei genitori.
Queste novità dovrebbero affiancare eventuali ulteriori modifiche della Legge Quadro sulla disabilità, per semplificare e rendere più rapide e semplici le modalità di accertamento della disabilità e relativi tempi per avere il relativo verbale.
Passando, infine, alle pensioni di reversibilità, probabilmente, a prescindere dalle novità previste dalla nuova riforma del fisco che inciderebbe sugli importi, le vere novità potrebbero arrivare solo con una eventuale riforma delle pensioni 2024, considerando che si tratterebbe di probabili modifiche che riguardano soprattutto la conversione in legge di recenti sentenze della Corte di Cassazione sul riconoscimento della pensione di reversibilità a separati e sul calcolo degli importi del trattamento ai superstiti.
La Corte di Cassazione si è, infatti, espressa sul diritto a percepire la pensione di reversibilità dai superstiti e ha stabilito che la prestazione deve spettare al coniuge separato, anche con addebito, e non solo se il coniuge percepisce l’assegno alimentare a carico del coniuge deceduto. Dunque, la pensione di reversibilità spetta anche all’ex coniuge anche se non percepisce alcun assegno.
Sempre la Corte Costituzionale, con un’altra recente sentenza, sul calcolo degli importi delle pensioni di reversibilità da riconoscere ai superstiti, ha stabilito che se il superstite che ha diritto a percepire la prestazione percepisce altri redditi ma le riduzioni non possono e non devono mai superare le stesse entrate del beneficiario. Secondo la Corte, infatti, nel caso di cumulo di pensione di reversibilità con redditi aggiuntivi non si può calcolare una decurtazione superiore all’importo di tali redditi, stabilendo nuovi limiti per le riduzioni.