Quali sono le conseguenze dell’immigrazione sulle pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità degli italiani: ecco cosa sta succedendo e cosa potrebbe cambiare
Come cambiano le pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità degli italiani grazie all'immigrazione? La questione delle pensioni resta fondamentale da affrontare in vista della definizione delle misure e dei provvedimenti da inserire nella prossima Manovra Finanziaria ma, in questi ultimissimi giorni, l’immigrazione torna ad essere un tema molto caldo e la visita della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ne è stata una fortissima dimostrazione.
L’obiettivo della maggioranza è certamente quello di recuperare elettorato ma soprattutto consensi in vista delle prossime elezioni europee del 2024. A questo punto, l’intera compagine, ma soprattutto Fratelli di Italia per continuare ad essere distaccato dagli altri partiti di Centro Destra, per avere alto consenso mira a definire una nuova Manovra Finanziaria importante, pur se le risorse economiche non sono effettivamente abbastanza per fare tutto ciò che si vorrebbe, e i due fronti fondamentali su cui agire in tal senso sono stipendi e pensioni.
Un intervento serio e concreto su questi due temi permetterebbe alla maggioranza di recuperare fiducia nei sondaggi, facendo dimenticare, almeno temporaneamente e in parte, la questione immigrazionee, che sta diventando molto pesante per molti italiani, da tanti punti di vista compreso quello della sicurezza anche se poi questione immigrazione e sicurezza non sono sempre strettamente correlati.
Dunque, se è vero, da una parte, che il problema dell’immigrazione sta diventando sempre più preoccupante, è anche vero che, paradossalmente, favorisce interventi su stipendi e pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità, anche se resta da fare i conti con i soldi effettivamente disponibili.
Grazie all’immigrazione, dunque, possono cambiare le pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità degli italiani ma il vero problema è che alla fine, per far qualcosa di reale, avendo a disposizione poche risorse economiche, si punterà su interventi ancora una volta non strutturali e importanti nel medio e lungo termine ma di consenso e validi nel brevissimo termine.
Parliamo, per esempio, di ulteriori proroghe di forme di uscita anticipata già in vigore come quota 103 o ape social o, anche, opzione donna, o di piccoli miglioramenti come potenzionamento dell’isopensione o nuovo part time, o di aumenti delle pensioni ma solo minime, che dovrebbero salire ancora di 100 euro circa, passando a 600 a 700 euro il prossimo anno, o della nuova detassazione della tredicesima di pensione o di istituzione di un nuovo bonus una tantum sulla scia di quello già fatto dei 150-200 euro lo scorso anno e che ha riscosso grande successo.
Di certo, però, la rivalutazione pensionistica annua sarà inferiore al previsto. Dunque, grazie all’immigrazione, il governo potrebbe puntare una attenzione sempre maggiore nei confronti della questione pensioni, permettendo al governo di recuperare consensi, seppur non si potrà fare una vera e propria riforma strutturale, ma solo interventi relativamente minimi.