Tra aumenti dei trattamenti mensili e possibilità di uscita anticipata ecco come si preparano a cambiare le pensioni nel 2023 per tutti
Come cambiano le pensioni nel 2023 per chi lo è già e per chi deve andarci? I pensionati si preparano ad avere ulteriori novità, relative sia ad aumenti dei trattamenti e sia ad uscite anticipate, e sia nel caso di tratti di soggetti già in pensione e sia nel caso in cui si tratti di chi ancora deve andare in pensione. E le novità del 2023, ad oggi, come confermano le ultime notizie, sono diverse per chi è già in pensione e per chi deve andarci.
La rivalutazione pensionistica avviene di solito ogni anno per adeguamento all’andamento dell’inflazione per garantire sempre ai pensionati potere di acquisto contro il caro vita. La rivalutazione delle pensioni al 7,3%, stando ad alcune simulazioni, dovrebbe portare aumenti delle pensioni tra 36 e oltre 160 euro, variabile a seconda del trattamento percepito da ogni pensionato.
Precisiamo che non tutte le pensioni saranno pienamente rivalutate nel 2023 ma la rivalutazione avviene, come stabilito dalla legge attuale, secondo percentuali differenti in base ai redditi e che sono del:
Cambieranno nel 2023 le pensioni di chi lo è già anche per effetto del recente rinnovo di diversi contratti nazionali di lavoro Ccnl, ultimo in ordine di arrivo quello della Scuola, dopo Ccnl Enti Locali, Funzioni Centrali, bancari, chimico-farmaceutico, ecc, che avrebbero dovuto già essere rinnovati anni fa e le cui trattative per il rinnovo sono state rimandate di anni, prevedendo ora aumenti degli stipendi ai lavoratori ancora in servizio ed erogazione degli arretrati alle categorie di lavoratori interessati ma che nel frattempo sono andati in pensione.
Gli aumenti per gli arretrati spettano solo a coloro che sono andati in pensione ma erano assunti e ancora in servizio con tipologie contrattuali che solo recentemente sono state rinnovate, perché, come stabilito dalla Corte di Cassazione, hanno comunque diritto ad avere gli arretrati calcolati per adeguamento a quella che avrebbe dovuto essere la nuova retribuzione prima del pensionamento.
Si tratta, dunque, di aumenti contrattuali retroattivi che contribuiscono anche ad aumentare le pensioni nel 2023 per effetto di ricalcoli.
Diverse sono, invece, le novità che riguardano chi ancora deve andare in pensione nel 2023. In questo caso, infatti, mentre il calcolo della pensione finale sarà comunque già rivalutato sull’indice del 7,3%, cambiano le possibilità di uscita anticipata rispetto a quest’anno.
Dal primo gennaio 2023, infatti, non dovrebbe essere più possibile andare in pensione prima con quota 102, cioè a 64 anni di età e con 38 anni di contributi, e per evitare il pieno ritorno alla Legge Fornero, cioè ai 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi per andare in pensione di vecchiaia e ai 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne per andare in pensione anticipata ordinaria, ci sono al momento diverse ipotesi al vaglio del nuovo governo Meloni per continuare comunque a permettere ai lavoratori di andare in pensione.
Stando a quanto riportano le ultime notizie, si parla della possibile proroga di opzione donna, valida per le lavoratrici, sia dipendenti pubbliche e private, che autonome, permettendo loro di andare in pensione prima, rispettivamente, a 58 e 59 anni e con 35 anni di contributi e calcolo della pensione finale esclusivamente con sistema contributivo, proroga dell’ape social e quota 41 per tutti con una sorta di nuova quota 102 ma con il vincolo dei 41 anni di contributi e 61 anni di età, per avvicinarsi a quota 41.
In ballo ci sarebbe, però, anche una quota 103, per andare in pensione a 62 anni di età e con 41 di contributi o a 63 anni di età con 40 anni di contributi.