Come cambiano le pensioni tra 500-5mila euro ad Aprile, nel corso dell'anno (ancora) e a gennaio 2024

di Marianna Quatraro pubblicato il
Come cambiano le pensioni tra 500-5mila

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Quali sono i cambiamenti che si prospettano per le pensioni sia nei prossimi mesi che nel nuovo 2024: ecco cosa aspettarsi e ipotesi

Come cambiano le pensioni tra i 500-5mila euro ad Aprile, nel corso dell'anno (ancora) e a gennaio 2024? Si avviano a cambiare le pensioni e mentre si attende una effettiva riforma pensioni 2024, già nel corso di quest'anno sono attese diverse novità. Vediamo di cosa si tratta.

  • Come cambiano le pensioni tra i 500-5mila euro ad Aprile
  • Come cambiano ancora le pensioni tra i 500-5mila euro nel corso dell'anno e a gennaio 2024

Come cambiano le pensioni tra i 500-5mila euro ad Aprile

Le pensioni tra i 500-5mila euro cambiano ad aprile relativamente: stando ai calcoli, infatti, non dovrebbero essere previsti particolari cambiamenti rispetto agli importi delle pensioni di marzo, considerando che lo scorso mese di marzo è stata applicata a tutti la rivalutazione delle pensioni 2023 con i relativi aumenti mensili e pagamento anche degli arretrati riferiti ai mesi di gennaio e febbraio.

Ad incidere sulle pensioni tra 500-5mila euro di aprile potrebbero essere solo tasse e trattenute, che potrebbero portare riduzioni degli assegni nell’ordine di qualche decina di euro, circa 50-60-80 euro. Tali riduzioni sarebbero dovute al pagamento delle tasse, soprattutto per effetto di aumento di addizionali Irpef locali, regionali e comunali, che contribuiscono a ridurre l’importo di pensione netta percepita. 

Sulle pensioni di aprile potrebbero poi essere applicate le trattenute per le addizionali regionali e comunali relative al 2022, che si pagano generalmente in 11 rate nell’anno successivo a quello a cui riferiscono, da gennaio a novembre. Ma ci sono pensionati a cui possono essere riconosciuti crediti nella pensione di aprile derivanti dal calcolo valore delle trattenute applicate e quello dell’imposta effettivamente dovuta.

L'Inps ha, infatti, chiarito che in caso di conguagli a credito, l’importo da restituire al pensionato viene pagato direttamente con l'assegno della pensione di aprile, mentre in caso di conguagli a debito, l'Inps procede al recupero delle somme in due diverse modalità:

  • per i pensionati con reddito di pensione annuo di importo inferiore a 18mila euro e debito Irpef di importo superiore a 100 euro, il debito d'imposta viene recuperato con rateizzazione mensile sulle pensioni in pagamento con rate di pari importo, per un massimo in 11 rate;
  • per i pensionati con reddito di pensione annuo di importo superiore a 18mila euro o con reddito di pensione annuo inferiore a 18mila euro e con debito Irpef inferiore a 100 euro, il debito d'imposta viene trattenuto direttamente sulle prestazioni in pagamento dal mese di marzo 2023, in un’unica soluzione e senza alcuna rateizzazione,
Aumentano, infine, certamente ad aprile, infatti, le pensioni minime per gli over 75 per cui è previsto un aumento dell’importo da riconoscere fino a 600 euro, con riconoscimento anche gli arretrati relativi ai mesi di gennaio, febbraio e marzo (che dovrebbero essere di circa 200 euro). 

Come cambiano ancora le pensioni tra i 500-5mila euro nel corso dell'anno e a gennaio 2024

Non solo aprile: le pensioni tra i 500-5mila euro si preparano a cambiare ancora nel corso dell’anno e fino al prossimo gennaio 2024. Le principali attese per le novità pensioni nel corso dell’anno derivano soprattutto da riforma del fisco, che si prepara a modificare le aliquote Irpef per cui gli importi netti delle pensioni percepiti potrebbero decisamente cambiare, e da riforma del lavoro, che potrebbe prevedere immediate novità pensioni per uscite anticipate.

Partendo dalla riforma del Fisco, considerando l’intenzione del governo di ridurre le attuali aliquote Irpef di tassazione sui redditi da quattro a tre, cambierebbero certamente i calcoli di pensione e, stando a quanto emerge da prime simulazioni, considerando le ipotesi di modifica al momento al vaglio del governo, i maggiori vantaggi con la nuova Irpef sarebbero paradossalmente per le pensioni più alte. 

Le attuali quattro aliquote Irpef in vigore in base agli scaglioni di reddito sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
La prima ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:
  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, coloro che con redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro annui, cioè chi ha pensioni tra 2.150 euro circa e 3.700 euro al mese circa, avrebbero decisi aumenti dei loro importi mensili, considerando che l’aliquota Irpef si ridurrebbe di ben 8 punti percentuali scendendo dal 35% al 27%. 

Sarebbero, invece, penalizzati coloro che percepiscono redditi annui sui circa 25mila euro, per cui ci potrebbe essere aumento di tasse di ben 300 euro, mentre non ci sarebbe alcuna novità per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro e per l’ultima fascia, cioè per redditi superiori ai 50mila euro, per cui resterebbero confermate le attuali aliquote Irpef, rispettivamente, del 23% e del 43%.

Altro schema di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:

  • aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • aliquota al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • aliquota al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
Con questo schema di revisione Irpef, tutte le fasce di reddito sarebbero avvantaggiate, considerando che chi ha redditi da 25 mila euro all’anno pagherebbe circa 200 euro di tasse in meno, per arrivare fino a circa 700-1000 euro per chi ha redditi più alti.

Terza ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti tre nuove aliquote Irpef:

  • aliquota del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • aliquota del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • aliquota del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Anche in questo caso, sarebbe agevolato chi ha redditi più alti tra 50mila e 75mila euro, mentre ci rimetterebbe chi redditi tra i 15mila e 28mila euro, per cui l’aliquota di tassazione salirebbe dall’attuale 25% al 27% e nulla cambierebbe ancora per la fascia di redditi più bassa per cui bisognerebbe, invece, effettivamente lavorare. 

Ultima ipotesi (al momento più probabile) di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:

  • aliquota del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • aliquota del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • aliquota del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, i maggiori vantaggi sarebbero per chi percepisce redditi tra i 15mila e i circa 30mila euro per cui si calcolerebbe una riduzione delle tasse da pagare con conseguenti aumenti dei guadagni, che potrebbero, in generale, oscillare tra i circa 50-60 euro per i redditi più bassi, per arrivare fino a 800-1.200 euro per chi ha redditi più alti.

Considerando i tempi attuali previsti, probabilmente le novità Irpef previste dalla riforma del Fisco potrebbero in parte già entrare in vigore e incidere quindi sulle pensioni dalla prossima estate, presumibilmente a settembre, o slittare insieme a tutte le misure previste dalla riforma al prossimo anno.

Stessi tempi potrebbero valere per le novità pensioni previste dal nuovo Decreto Lavoro. In tal caso, le novità non dovrebbero incidere sugli importi di pensione percepita quanto sulle modalità di uscita. La nuova riforma del lavoro prevede, infatti, nuove possibilità di pensione anticipata. 

L’intenzione principale del governo è quella di ripristinare opzione donna con i vecchi requisiti, permettendo cioè alle lavoratrici dipendenti e autonome di andare in pensione prima, rispettivamente, a 58 e 59 anni di età, con 35 anni di contributi e considerando le finestre di 12 e 18 mesi per l’uscita definitiva, eliminando i vincoli introdotti quest’anno per l’uscita delle lavoratrici relativi a presenza di figli e quanti figli e alla categoria di appartenenza (se disoccupate, cargiver, licenziate, ecc). 

Altra novità che potrebbe incidere sulle pensioni con la nuova riforma del lavoro, è la possibilità di riconoscimento di contributi figurativi per le donne utili al raggiungimento della pensione per tutte le donne con figli, per ogni figlio, per valorizzare il lavoro di cura di famiglia e figli.

A gennaio 2024 si attende invece la vera e propria riforma delle pensioni strutturale di cui ormai da tempo si parla. Previa disponibilità di risorse economiche necessarie, probabilmente a gennaio, a parte le novità pensioni che dovrebbero esserci per effetto di riforma di fisco e lavoro, dovrebbero arrivare finalmente novità concrete per i requisiti pensionistici attualmente previsti ma da sempre considerati rigidi e da modificare. 

Tali novità potrebbero rientrare nella prossima Manovra Finanziaria 2024 per entrare poi in vigore a partire dal 2024 ma bisognerà attendere ancora qualche mese per capire se effettivamente il governo si muoverà in tal senso o bisognerà attendere ancora. 

Cambiano le pensioni dal gennaio 2024 anche per effetto della nuova prossima rivalutazione che non sarà solo aggiornata con indice al 2024 ma anche ricalcolata sull’indice definitivo di quest’anno 2023 ma che sarà applicato, come annunciato, dal prossimo anno.

In particolare, l’indice al 7,3% per la rivalutazione pensionistica 2023 è un indice provvisorio e, come ogni anno accade, nel corso dell’anno si stabilisce anche il nuovo tasso definitivo di rivalutazione pensionistica. L’indice di rivalutazione delle pensioni per il 2023 al 7,3% è stato, infatti, calcolato sull’andamento dei prezzi al consumo accertati dall’Istat fino ad ottobre, mentre nel corso dell’anno l’indice di rivalutazione provvisorio di inizio anno deve essere rivisto in base all’andamento dei prezzi di novembre e dicembre 2022.

Tale revisione, considerando gli aumenti dei prezzi registratisi nell’ultima parte dello scorso anno, prevede un aumento ulteriore dell’indice definitivo di rivalutazione che è stato, in realtà, già rivisto all’8,1%, con aumenti per le pensioni stimati di qualche ulteriore euro.

Tuttavia, i nuovi aumenti delle pensioni, seppur di solo qualche euro, non saranno pagati come ogni anno avviene a conguaglio alla fine dell’anno ma saranno pagati solo a inizio del nuovo anno 2024.