Il resoconto e le ultime notizie ufficiali che arrivano dall'incontro per le novità sulle pensioni e relativa riforma che si è tenuto oggi tra Governo e Sindacati.
AGGIORNAMENT0 su cosa è stato detto e resoconto dell'incontro di oggi martedì 5 Settembre per le novità per le pensioni e riforma:
Si è concluso il nuovo incontro tra governo e sindacati sulla questione pensioni ma anche al termine dell’incontro di oggi 5 settembre i sindacati si sono detti molto delusi perché dal governo non è arrivata alcuna dichiarazione sul da farsi reale sulle pensioni, anche dopo le ultimissime dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che proprio oggi avrebbe dichiarato che, in tema di pensioni, bisognerebbe riconfermare quota 103 e quota 41 con 62 anni e vedere come si può allargare ma anche definire misure per le donne.
Al centro dell’incontro di oggi lavori gravosi e tutela previdenziale per le donne: il governo non avrebbe, però, dato alcuna indicazione su cosa intende fare, anche di fronte alle richieste delle forze sociali di usare l'elenco dei lavori gravosi come uno degli strumenti per garantire maggior flessibilità di accesso alla pensione a 62 anni.
Altra richiesta presentata dai sindacati è stata ripristinare i vecchi requisiti per l’uscita prima con opzione donna, rendendo tale forma di uscita anticipata strutturale. Inoltre, per le donne sarebbe necessario individuare soluzioni per chi ha carriere discontinue e bassi salari anche attraverso il riconoscimento del lavoro di cura, per garantire l'accesso alla pensione senza penalizzazioni.
SOTTO di seguito (nell'articolo originale) tutti i temi di cui si sarebbe dovuto parlare, le varie posizioni e la delicata situazione degli importi delle pensioni previsti per l'anno prossimo con una possibile (probabile) taglio della rivalutazione:
Quali sono i temi sulle pensioni al centro incontro sindacati-Governo domani 5 Settembre? E’ in programma per domani, martedì 5 settembre, il nuovo incontro tra governo e sindacati (il prossimo si terrà il 18 settembre), nuova occasione in cui si cercherà di capire (forse) quali sono le reali possibilità di intervenire sulle pensioni con tutte le novità e richieste avanzate, a partire da una maggiore flessibilità in uscita.
Stando alle anticipazioni, si parla di un potenziamento degli strumenti per l’uscita anticipata già in vigore, da ape social, per andare in pensione a 63 anni di età e con 30 anni di contributi (36 per lavoratori usuranti) che però verrebbe ampliata e dovrebbe comprendere anche professionisti impegnati in attività gravose e usuranti, a quota 103, per permettere ai lavoratori di andare in pensione prima a 62 anni di età e con 41 anni di contributi, misura che dovrebbe esaurirsi il 31 dicembre 2023 ma che potrebbe essere ancora prorogata per tutto il 2024, passando da opzione donna.
In realtà, per le donne si parla di un nuovo scivolo pensionistico per le donne over 60, che dovrebbe funzionare come l’Ape social, prevedendo cioè il pagamento di una indennità da 60 anni e fino al compimento del 67esimo anno di età, per poi iniziare a percepire la normale pensione.
Non è, invece, ancora tramontata l’ipotesi di quota 41, tanto voluta dalla Lega, per permettere a tutti i lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi e senza alcun requisito anagrafico ma accettando di calcolare la propria pensione finale solo con sistema contributivo e si tratterebbe di una condizione che farebbe la differenza, perché con il calcolo della pensione con solo sistema contributivo, la spesa per l’approvazione della quota 41 si ridurrebbe di molto.
Dopo le recenti dichiarazioni del segretario della Cgil, Maurizio Landini, di grande delusione dei precedenti incontri tenutisi con il governo sulle pensione e durante i quali nulla è stato detto e fatto realmente, la respondabile delle Politiche di genere della Cgil, Lara Ghiglione, ha annunciato che si continuerà a chiedere una maggiore flessibilità in uscita, fino a 62 anni di età o con 41 di anzianità di servizio a prescindere dall’età, per il pieno riconoscimento dei lavori gravosi e usuranti e del lavoro di cura, e si dice pronta ad nuove mobilitazioni in piazza se il governo non dovesse dare ancora risposte certe.
Dal canto suo, il sottosegretario Durigon ha confermato che sarebbe allo studio del governo una norma che possa sostenere le donne lavoratrici, ma si resta in attesa della presentazione della Nadef, nota di aggiornamento al Def, per conoscere le reali risorse economiche disponibili per questa misura e non solo.
Ha, invece, frenato sulle novità pensioni nella prossima Manovra finanziaria il ministro dell’Economia Giorgetti, che ha chiaramente parlato di forti difficoltà per l’attuazione di modifiche sulle pensioni a causa dei pochi soldi disponibili e che il governo vorrebbe investire in altre priorità.
Ci sarà poi da discutere del problema della rivalutazione pensionistica, con l’intenzione dei sindacati di portare il governo a rivedere ancora le nuove percentuali di rivalutazione definire lo scorso anno e dovrebbero essere valide anche per il 2024, ma si tratta di un meccanismo considerato dalle forze sociali fortemente iniquo e penalizzante, soprattutto per le pensioni che superano di oltre 5 volte il trattamento minimo, e che non salvaguardia il potere di acquisto dei pensionati. E’ una questione molto delicata su cui i sindacati chiedono assolutamente di intervenire.
E, infine, nel nuovo incontro di domani tra governo e sindacati sulle pensioni si dovrebbe parlare anche di anche di copertura previdenziale dei giovani, da contribuzioni figurative già a partire dal percorso scolastico e riscatti della laurea ultra-agevolati, al rilancio dei fondi pensione privati, a nuovi incentivi per favorire l’uscita dei lavoratori anziani e sostenere le nuove assunzioni di giovani.
E proprio in questo ambito avanza l’ipotesi di un nuovo sistema di uscita anticipata che permetterebbe di andare in pensione prima di 5-7-10 anni e potrebbe riunire le attuali forme di pensione anticipata con contratto di espansione, che permette di andare in pensione prima fino a 5 anni, isopensione, che permette di andare in pensione prima fino a 7 anni, e trattativa privata tra impresa e singolo lavoratore, permettendo di anticipare la pensione fino a 5-7 anni percependo un’indennità fino alla maturazione dei normali requisiti di pensione richiesti ma perdendo del tutto i contributi degli anni persi a lavoro per andare in pensione, con il rischio di ricevere una pensione finale più bassa.
Resta, però, ancora da chiarire e capire se e come il Governo riuscirà a reperire i soldi necessari per l’attuazione di effettive novità per le pensioni.
Le percentuali di rivalutazione delle pensioni sono state modificate nel 2023 dal governo Meloni che le ha portate dalle tre precedenti a sei. Entrando più nel dettaglio, le tre precedenti percentuali rivalutative erano le seguenti: