I 2 appuntamenti per le pensioni questa settimana in attesa delle modifiche previste a Marzo

di Marianna Quatraro pubblicato il
I 2 appuntamenti per le pensioni questa

Cosa ci si aspetta dai prossimi incontri sulle pensioni di questa settimana: ecco quali sono quelli in programma e novità in discussione

Quali sono i due appuntamenti molto attesi questa settimana per le modifiche pensioni in attesa delle novità ufficiali del prossimo mese di marzo? La questione previdenziale continua ad essere centrale nei nuovi progetti di lavoro del governo Meloni, nonostante si stia lavorando su misure prioritarie come riforma del fisco e riforma del lavoro. 

Ma le pensioni sono una questione piuttosto complessa che merita maggiore attenzione e tempo da prestarci per riuscire a definire al meglio ogni novità che potrebbe diventare strutturale e sostituire l’attuale legge pensionistica Fornero. 

  • Quali sono i due appuntamenti molto attesi in settimana per le pensioni
  • Modifiche pensioni 2023 già ufficiali a marzo

Quali sono i due appuntamenti molto attesi in settimana per le pensioni

Sono due gli appuntamenti particolarmente attesi in questa settimana durante i quali si discuterà di novità pensioni: una è quello in programma oggi, lunedì 13 febbraio, con i sindacati, incontro che era già stato programmato per la scorsa settimana e poi rimandato e particolarmente importante per il confronto sulle novità pensioni da definire tra forze sociali e governo.

In discussione probabilmente torneranno innanzitutto le misure per anticipare l’età pensionabile per tutti, uomini e donne, che i sindacati vorrebbero fissare a 62 anni e il governo a 64, sempre con 20 anni di contributi, al posto dei requisiti attualmente richiesti di 67 anni di età e 20 anni di contributi. In ogni caso, l’intenzione del governo sulle pensioni anticipate è quello di definire un percorso a tappe che garantisca la flessibilità in uscita per i lavoratori con specifici requisiti.

Governo e sindacati sarebbero poi d’accordo sulla introduzione della quota 41 per tutti indipendentemente dal requisito anagrafico ma si punta a lavorare, da entrambe le parti, e come chiaramente annunciato dal ministro del Lavoro Calderone, su misure ad hoc per donne, soprattutto con figli, e giovani, precari e con carriere discontinue, per evitare che diventino i nuovi poveri del futuro. 

Per le donne, si punta anche a ulteriori modifiche per l’opzione donna, per tornare ai requisiti precedenti la Manovra 2023, con il ripristino dell’età di uscita a 58 e 59 anni in vigore fino al 31 dicembre 2022, insieme a 35 anni di contributi e indipendentemente da figli e condizione, ma validi per tutte le donne che decidessero di andare in pensione prima. Attenzione posta anche su previdenza complementare e tassazione sui fondi pensione da rendere più agevole. 

Prossimo appuntamento importante per le pensioni è quello in programma sempre questa settimana, tra qualche giorno, o la massimo la prossima, del nuovo incontro con associazioni di imprese e datori di lavoro.

In questa sede, le discussioni, stando a quanto riportano le anticipazioni, dovrebbero vertere soprattutto sulle possibilità di dare maggiore copertura di contributi alle donne e ai giovani.

Modifiche pensioni 2023 già ufficiali a marzo

Nell’attesa di capire come si risolveranno i nuovi incontri della settimana relativi alla definizione di novità per le pensioni, si attende con trepidazione, e anche tanta curiosità da parte dei pensionati, il prossimo mese di marzo, quando saranno al via importanti modifiche e novità già approvate.

La prima importante novità per le pensioni di marzo è il via ufficiale alla rivalutazione pensionistica al 7,3% per tutte le pensioni. A marzo, infatti, i pensionati riceveranno i loro importi mensili rivalutati e con gli arretrati dei mesi di gennaio e febbraio.

La rivalutazione, come ben noto, non sarà piena al 7,3% per tutti, sia per gli acconti già ricevuti del 2% per la rivalutazione anticipata da ottobre a dicembre 2022 per pensioni fino a 2.692 euro lorde al mese e per cui la rivalutazione sarà al 5,3%, e sia per le nuove percentuali di rivalutazione fissate dal governo Meloni per quest’anno.

Le sei nuove percentuali di rivalutazione pensionistica 2023 sono le seguenti: 

  • del 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
  • dell’85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
  • del 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
  • del 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
  • del 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
  • del 32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
A marzo, dunque, ci saranno aumenti delle pensioni di qualche decina di euro per tutti e saranno maggiori per chi percepisce pensioni più basse per poi ridursi progressivamente.

Altra importante modifica per le pensioni già ufficiale a marzo è la presentazione della nuova riforma del fisco che rivedrà, innanzitutto, le aliquote Irpef di tassazione sui redditi, che incideranno sul pagamento delle tasse e quindi sugli importi netti delle pensioni.

Se il governo Draghi lo scorso anno ha già modificato le aliquote Irpef portandola da cinque a quattro, ora il governo Meloni ha intenzione di ridurle ancora portandole a tre. Le quattro aliquote Irpef attuali in base ai diversi scaglioni di reddito sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Le tre nuove aliquote Irpef divise per scaglioni di reddito potrebbero essere le seguenti:
  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste tre nuove aliquote Irpef, chi percepisce redditi fino a 15mila euro, e quindi pensioni tra 500-1150 euro circa, e chi percepisce redditi annui oltre i 50mila euro, non subirebbero alcun cambiamento e tutto resterebbe uguale.
 
I grandi, e positivi, cambiamenti sarebbero per chi percepisce redditi tra 28mila euro e 50mila euro annui, cioè per pensioni fino a circa 3.700 euro al mese, perché gli importi aumenteranno per effetto di una netta riduzione delle tasse da pagare, considerando che si tratta di redditi per cui l’aliquota Irpef scenderebbe dal 35% al 27%, riducendosi di ben 8 punti percentuali.