Importi pensioni cambiano in modo positivo per chi deve andarci nel 2023, meno per chi lo è già

di Marianna Quatraro pubblicato il
Importi pensioni cambiano in modo positi

Si preparano a cambiare gli importi delle pensioni 2023 sia per chi è già in pensione e sia per chi ci andrà: motivi e chiarimenti

Cambiano gli importi delle pensioni per chi è già andato in pensione e per chi deve ancora andarci. E si tratta di cambiamenti derivanti da diversi fattori di calcolo delle pensioni e novità, a partire dalla nuova rivalutazione pensionistica che scatterà a partire dal prossimo anno per arrivare ai nuovi coefficienti di calcolo della pensione già stabiliti per il prossimo anno. Vediamo allora quali sono gli effetti di novità e modifiche per le pensioni sugli stessi assegni mensili.

  • Come cambiano pensioni 2023 per chi è già in pensione
  • Come cambiano importi pensioni nel 2023 per chi ci deve andare

Come cambiano pensioni 2023 per chi è già in pensione

Gli importi di pensione per chi è già in pensione dal 2023 cambiano innanzitutto per effetto della nuova rivalutazione pensionistica con indice al 7,3%. In generale, dunque, possiamo dire che le pensioni di chi è già in pensione si preparano ad aumentare, ma si tratta di una rivalutazione che non sarà piena per tutti, che considererà anche gli acconti rivalutativi già ricevuti fino al 31 dicembre 2022 e che in corso d’anno potrebbe anche subire ulteriori revisioni.

Ma andiamo con ordine: scatta dal primo gennaio 2023 la rivalutazione delle pensioni al 7,3% ufficialmente stabilito in via provvisoria sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat lo scorso 3 novembre 2022, una rivalutazione che porterà aumenti differenti delle pensioni in base all’importo iniziale che si percepisce.

Le leggi in vigore prevedono, infatti, una piena rivalutazione non per tutti ma solo per pensioni entro determinati importi, fissando percentuali di rivalutazione differenti in base ai redditi. Le attuali percentuali di rivalutazione delle pensioni sono tre e sono del:

  • 100% per pensioni fino a tre volte il minimo, fino a 2062 euro lordi;d
  • 90% per pensioni tra tre e cinque volte il minimo, fino a 2577,90 euro lordi;
  • 75% per pensioni oltre cinque volte il minimo, oltre 2.577,90 euro lordi.
Il governo Meloni vorrebbe, però, rivedere tali percentuali di rivalutazione pensionistiche modificandole con le seguenti:
  • del 120% per le pensioni minime;
  • del 100% per le pensioni fino a 2mila euro;
  • dell’80% per le pensioni tra 2mila euro e 2.625 euro;
  • del 55% per le pensioni tra 2.626 e 3.150 euro;
  • del 50% per le pensioni tra 3.151 e 4.200 euro;
  • del 40% per le pensioni tra 4.201 e 5.250 euro;
  • del 35% per le pensioni oltre i 5.250 euro.
Dunque, la rivalutazione delle pensioni nel 2023 al 7,3% privilegerà le pensioni più basse, fino a circa 2mila euro, con aumenti più bassi, invece, per le pensioni più alte. 

Dunque, la rivalutazione piena al 100% delle pensioni nel 2023 con indice al 7,3% dovrebbe interessare solo coloro che hanno assegno mensili fino a 2.062 euro lordi, ma per queste pensioni bisogna considerare gli acconti degli aumenti già ricevuti fino a dicembre 2022 per la rivalutazione anticipata al 2% e che rientrano nel calcolo effettivo reale delle pensioni 2023.

Chi ha, infatti, pensioni entro i 2.092 euro al mese ha già ricevuto un acconto di aumento della pensione del 2% da ottobre a dicembre, per cui a gennaio 2023 avrà un aumento solo del 5,3% e non pieno al 7,3%.

Considerando poi che per gli altri pensionanti non rientranti tra coloro che hanno potuto beneficiare della rivalutazione anticipata al 2% nel 2022 percepiscono importi di pensione più alti per cui non c’è piena rivalutazione, allora gli importi di pensione di chi è già in pensione nel 2023 cambieranno con aumenti di solo qualche decina di euro al mese. 

Considerando gli acconti già ricevuti della rivalutazione pensionistica anticipata al 2% da ottobre a dicembre 2022, chi prende una pensione di mille euro avrà un aumento di 56 euro circa considerando l’anticipo per la rivalutazione del 2% ricevuto, e si sale 78 euro per chi prende pensioni da 1.400 euro al mese, fino a 112 euro per pensioni da 2mila euro. 

Come cambiano importi pensioni nel 2023 per chi ci deve andare

Non solo calcolo della pensione finale con rivalutazione al 7,3%: ulteriori soprese piacevoli in arrivo per chi deve ancora andare in pensione nel 2023. Le ultime notizie confermano, infatti, la revisione dei coefficienti da considerare per il calcolo della pensione finale 2023, con aumenti. In particolare, sono stati rivisti i coefficienti di trasformazione del montante contributivo, percentuali stabilite dalla legge che al momento della domanda del pensionato in base ad età e contributi versati permettono di calcolare l’importo annuo lordo della pensione finale. 

Il calcolo della pensione finale avviene, infatti, moltiplicando il montante contributivo, vale a dire l’importo complessivo di tutti i contributi effettivamente versati dal lavoratore nel corso della sua vita lavorativa, per il coefficiente di trasformazione in termini percentuali.

I coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione attualmente sono i seguenti:

  • 4,186% per chi va in pensione a 57 anni;
  • 4,289% per chi va in pensione a 58 anni;
  • 4,399% per chi va in pensione a 59 anni;
  • 4,515% per chi va in pensione a 60 anni;
  • 4,639% per chi va in pensione a 61 anni;
  • 4,770% per chi va in pensione a 62 anni;
  • 4,910% per chi va in pensione a 63 anni;
  • 5,083% per chi va in pensione a 64 anni;
  • 5,220% per chi va in pensione a 65 anni;
  • 5,391% per chi va in pensione a 66 anni;
  • 5,575% per chi va in pensione a 67 anni.
  • 5,722% per chi va in pensione a 68 anni;
  • 5,985% per chi va in pensione a 69 anni;
  • 6,15% per chi va in pensione a 70 anni;
  • 6,466% per chi va in pensione a 71 anni.
 
I nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo per chi deve andare in pensione nel 2023 saranno più alti di quelli appena riportati, per cui chi andrà in pensione il prossimo anno, a parità di montante contributivo, avrà un importo di pensione più alto.

I nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo saranno più alti dei precedenti tra il 2,01 e il 2,92% nella fascia di età 57-71 anni. Chi andrà in pensione nei prossimi anni avrà un aumento della quota contributiva della pensione compreso tra il 2 ed il 3% al netto degli altri fattori.

Per esempio, prendendo il caso di un lavoratore che va in pensione con un montante contributivo di 150mila euro, se va in pensione nel 2022, a 67 anni, prende 643,27 euro lordi per 13 mensilità, mentre chi andrà in pensione il prossimo anno, sempre all’età di 67 anni, avrà una pensione di 660,35 euro.

Chi decide, invece, di andare in pensione al 31 dicembre 2022 e ha accumulato un montante contributivo di 300mila euro, avrà 14.310 euro di pensione, mentre dal primo gennaio 2023 avrà 14.646 euro, cioè 336 euro in più. 

La novità dei coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione finale interessa solo coloro che calcolano la pensione con sistema contributivo o per quota contributiva del sistema di calcolo misto o retributivo. 

Non sono interessati dalle modifiche ai coefficienti di trasformazione delle pensioni coloro che sono già in pensione ma solo, dunque, i lavoratori che andranno in pensione dal prossimo anno con parte dell'assegno calcolato con sistema contributivo, e cioè le seguenti categorie di persone:

  • chi non ha contributi versati prima del 31 dicembre 1995; 
  • chi ha meno di 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995; 
  • chi sceglie di andare in pensione con sistema contributivo, per esempio con opzione donna;
  • chi ha almeno 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995 e anzianità contributive dopo il 31 dicembre 2011.
I nuovi coefficienti per la prima volta dopo 5 modifiche prevedono un aumento delle rendite pensionistiche.

Di contro, però, a mitigare i piccoli aumenti delle pensioni dovuti ad un rialzo dei coefficienti di trasformazione delle pensioni, a cui si aggiunge sempre l’aumento per la rivalutazione automatica a partire dal primo gennaio 2023, c’è una nuova tassa del Pil sulle pensioni che dovrà essere pagata da chi andrà in pensione il prossimo anno ma che non interessa chi è già in pensione.

La nuova tassa sulle pensioni, che deriva dal taglio dell'indice Istat di rivalutazione dei montanti contributivi, fornito dal ministero del lavoro per il 2022, dovrà, infatti, essere pagata solo da chi andrà in pensione dal prossimo anno e subirà quindi un taglio della rivalutazione montante contributivo su cui si calcola la pensione. Non si tratta di una riduzione importante, perché si calcolano solo pochi euro, 2-3, ma comunque è una minima riduzione.

Per fare un esempio di quanto inciderà la nuova ‘piccola’ tassa sulle pensioni nel 2023, prendendo il caso di un lavoratore che andrà in pensione nel 2023 a 67 anni, con 250mila euro di contributi al 31 dicembre 2021, avrà una pensione annua di 14.448 euro invece di 14.450 euro.