La delusione dei sindacati per le pensioni, pronti a seconda class action dopo la prima per importi bassi

di Marianna Quatraro pubblicato il
La delusione dei sindacati per le pensio

Quali sono i reali motivi per cui i sindacati si preparano ad una nuova class action per le pensioni: chi potrebbe interessare e chiarimenti

Dopo la prima class action promossa qualche mese fa contro gli importi delle pensioni più bassi quest'anno per via di una giusta rivalutazione, i sindacati si preparano a organizzare una nuova class action.

Dopo gli ultimi incontri con i sindacati con il governo sulle pensioni, che hanno particolarmente deluso le forze sociali ancora senza effettive risposte su cosa concretamente si potrà cambiare per le pensioni, e non solo anticipate, si potrebbe prospettare una nuova class action. Vediamo perchè.

  • Prima class action sindacati per importi pensioni bassi
  • Perché i sindacati sono pronti ad una seconda class action


Prima class action sindacati per importi pensioni bassi

La prima class action, di marzo, è stata indetta dai sindacati contro gli importi delle pensioni più bassi per i pensionati a causa di una rivalutazione modificata e non corretta. I sindacati si sono, infatti, espressi contro la riduzione delle pensioni a causa di una rivalutazione più bassa del previsto, nonostante l’indice di rivalutazione pensionistica è stato quest'anno molto alto fissato al 7,3%, in via provvisoria.

Il motivo della class action sono state le nuove percentuali di rivalutazione fissate dal governo: non più tre infatti ma sei e che si riducono all’aumentare della pensione che si percepisce.
In particolare, le tre precedenti percentuali rivalutative erano le seguenti:

  • del 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo, fino a 2.062 euro lordi;
  • del 90% per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo, fino a 2.577,90 euro lordi;
  • del 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo, oltre 2.577,90 euro lordi.
Le sei nuove percentuali di rivalutazione delle pensioni quest’anno sono le seguenti:
  • 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
  • 85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
  • 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
  • 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
  • 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
  • 32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
Rispetto alle tre precedenti percentuali rivalutazione, le nuove percentuali di rivalutazione delle pensioni hanno previsto aumenti degli importi decisamente ridotti per chi prende pensioni dai circa 2.500 euro e ad eccezione dei trattamenti più bassi, e si è trattata di una riduzione che non è stata assolutamente ben accolta né dai diretti interessati né dai sindacati.  

Perché i sindacati sono pronti ad una seconda class action

Stando a quanto riportano le ultime notizie, i sindacati potrebbero essere pronti ad una seconda class action dopo la prima già indetta nei mesi scorsi a causa di aumenti delle pensioni attesi ridotti a causa delle sei nuove percentuali di rivalutazione decise dal governo che riducono gli aumenti degli importi delle pensioni. Considerando, infatti, che al momento non si parla in alcun modo di rivederle, la class action potrebbe tornare il prossimo anno se non interviene la magistratura.

Ma non solo: secondo le anticipazioni, una nuova class action da parte dei sindacati potrebbe essere organizzata anche per Tfr-Tfs, considerando che si tratta di una materia collegata alle pensioni, perché, come anticipato, dopo la nuova sentenza della Corte Costituzionale che si è dichiarata sulla illegittimità del pagamento differito nel tempo del Tfr-Tfs agli statali, l’intenzione è quella di presentare ricorso per lavoratori già in pensione, anche se la sentenza della Consulta ha chiaramente spiegato che il pagamento in tempi ridotti del Tfr-Tfs agli statali non deve intaccare i conti dello Stato.

La sentenza della Consulta cambia le carte in tavola per chi deve ricevere il proprio Tfr-Tfs al momento della cessazione del rapporto di lavoro, con la possibilità di ricevere in qualche mese e non aspettare fino a 5 anni, in alcuni addirittura fino a 7 anni, il proprio Tfr-Tfs.

Oggi, infatti, i tempi di pagamento del Tfr-Tfs agli statali cambiano in base al motivo di cessazione del rapporto di lavoro e sono generalmente di 12 mesi per cessazione del rapporto di lavoro se raggiungimento dei requisiti, limiti di età o di servizio, per andare in pensione e 24 mesi per cessazione del rapporto di lavoro se per dimissioni volontarie.

Per avere, però, l’importo complessivo del proprio Tfr-Tfs i tempi cambiano anche in base all’importo da liquidare e il pagamento può avvenire: 

  • in un’unica soluzione se l’importo è pari o inferiore a 50mila euro; 
  • in due rate annuali se l’importo è compreso tra 50mila euro e inferiore 100mila euro e se l’importo lordo complessivo è superiore a 50.000 euro e inferiore a 100.000 euro la liquidazione del Tfs avviene in due rate, la prima pari a 50.000 euro e la seconda pari all’importo residuo; 
  • in tre rate annuali, se l’importo da liquidare è pari o superiore a 100mila euro.