sei modifiche importi pensioni uscita anticipata attesi
Come si preparano a cambiare le pensioni nei prossimi mesi tra aumenti degli assegni mensili e nuove uscite anticipate: chiarimenti
Quali sono le sei modifiche per importi pensioni e uscita anticipata attesi per Novembre, Dicembre e Gennaio? Le pensioni si preparano a cambiare nei prossimi mesi: se è vero, infatti, che nella nuova Manovra finanziaria non ci sarà spazio per una vera e propria riforma delle pensioni attuali strutturale, è vero che si sta lavorando comunque su interventi minimi che potrebbero cambiare ancora le uscite. Ma non solo. Vediamo allora di seguito quali sono le modifiche pensioni più attese.
Si tratta di un nuovo riconoscimento una tantum spettante a tutti i pensionati con un reddito annuo riferito al 2021 di 20mila euro. Al nuovo bonus una tantum di 150 euro si aggiungono anche gli aumenti, al via da ottobre, mensili dovuti alla rivalutazione anticipata al 2% per redditi fino a 35mila euro nonché il via al ricalcolo dei conguagli allo 0,2%.
Dal primo novembre scattano, infatti, gli aumenti dovuti ai conguagli al 2%, che saranno retroattivi da gennaio 2022, e che rappresentano il riconoscimento degli importi spettanti a tutti i pensionati per la rivalutazione all’1,9%, indice definitivo di rivalutazione stabilito quest’anno, invece che all’1,7%, indice di rivalutazione transitorio su cui sono state effettivamente rivalutate le pensioni dal primo gennaio 2022. Dunque, il conguaglio allo 0,2% rappresenta la differenza di indice rivalutativo effettivo per le pensioni di quest’anno.
A dicembre le novità pensioni attese riguardano solo gli importi degli assegni che continueranno a salire sia per effetto della rivalutazione anticipata al 2%, che cessa i suoi effetti proprio a dicembre, sia per effetto dei conguagli allo 0,2% ancora da riconoscere e sia per il pagamento delle tredicesime di pensione, come ogni anno accade.
Tuttavia, c’è un altro elemento che a dicembre potrebbe contribuire ad aumentare ancora le pensioni di fine anno: stiamo parlando di un possibile nuovo bonus una tantum come quello di 200 euro di luglio e di 150 euro di novembre, che però non è stato ancora approvato, ufficializzato e definito. Non si sa, infatti, se ci sarà effettivamente, di quale importo sarebbero e quali dovrebbero essere gli eventuali requisiti da soddisfare per ottenerlo. Bisognerà attendere le prossime settimane per saperne di più.
Il mese di gennaio 2023 sarà quello decisivo per capire se e come potrebbero cambiare le uscite anticipate dal lavoro, in base a quanto sarà deciso nella nuova Manovra Finanziaria ma anche in base alla definizione (o meno) di un apposito decreto pensioni.
Il mese di gennaio si apre con la rivalutazione pensionistica: solitamente, all’inizio di ogni anno le pensioni vengono rivalutate in base all’andamento dell’inflazione per garantire sempre ai pensionati il giusto potere di acquisto contro l’aumento dei prezzi.
Considerando l’attuale andamento di economica, inflazione e caro prezzi, la rivalutazione delle pensioni nel 2023 dovrebbe essere al 10%, considerando che l’inflazione oggi si attesta oltre l’8% e si prepara ad aumentare fino al 10%.
Tuttavia, per rivalutare per tutti le pensioni al 10% servirebbero molte risorse economiche di cui al momento non si dispone, considerando le priorità da affrontare con la definizione di provvedimenti contro caro energia, caro carburanti, caro prezzi.
E le ipotesi in ballo per la rivalutazione pensionistica nel 2023 sono diverse: dalla rivalutazione effettivamente al 10% ma solo per redditi più basso a nuovo blocco totale della rivalutazione per chi ha redditi più bassi, o, ancora, una rivalutazione graduale per tutti ma in base alle diverse fasce di reddito di appartenenza. Tutto al momento è ancora completamente incerto.
E poi c’è la questione uscita anticipata: stando a quanto riportano le ultime notizie, tra proroga e rendere strutturale opzione donna e proroga e ampliamento dell’ape social, è stata avanzata una recente nuova proposta che sarebbe quella dell’opzione uomo o opzione tutti.
La nuova opzione uomo o anche opzione tutti che potrebbe affiancare opzione donna e ape social o sostituire completamente opzione donna e valere per tutti e riprenderebbe i requisiti di opzione donna: vale dire andare in pensione a 58-59 anni di età (ma si parla anche si aumentare l’età a 60-61 anni) con 35 anni di contributi, accettando di calcolare la pensione finale solo con sistema contributivo, che potrebbe comportare tagli dell’assegno finale tra il 10 e il 30%.
Sempre in riferimento a novità pensioni per l’uscita anticipata, si attendono ulteriori interventi come congelare l’aspettativa di vita per la pensione di vecchiaia fissando per sempre i requisiti di uscita a 67 anni di età e 20 anni di contributi e bloccare i requisiti della pensione anticipata ordinaria a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne, a prescindere dal requisito anagrafico, e per sempre e non solo fino al 2026 come era stato deciso dal governo Conte.