Come risolvere le attuali beffe sulle pensioni prima di una vera e propria riforma: cosa sta accadendo e problemi per i pensionati
Quali sono le tre beffe sulle pensioni che devono essere sanate il prima possibile? Il sistema previdenziale deve essere rivisto, il governo ha annunciato di essere pronto alla definizione di una vera e propria riforma pensioni 2023-2024 strutturale che modifichi l’attuale legge Fornero sulle pensioni, si lavora a prossime novità ma nel frattempo ci sono delle beffe che meritano di essere risolte subito. Vediamo di cosa si tratta.
Potrebbe, infatti, accadere che per effetto del riconoscimento degli aumenti previsti per le pensioni quest’anno, in alcuni casi, seppur relativamente pochi, si potrebbe aumentare il proprio reddito annuo tanto da scalare negli scaglioni di reddito Irpef e passare a quello superiore.
Ciò significherebbe pagare più tasse rispetto a prima e, quindi, ridurre se non proprio azzerare del tutto gli aumenti previsti, per cui i pensionati non avrebbero effettivamente i soldi in più attesi. Anzi: si ritroverebbero a dover pagare più tasse proprio a causa degli aumenti ricevuti.
Seconda beffa per le pensioni 2023 da sanare il prima possibile, e che probabilmente potrebbe essere sanata con la prossima riforma del fisco che è stata annunciata per marzo, riguarda la rivalutazione pensionistica che era attesa al 7,3% ma è più bassa del previsto, sia per acconti già ricevuti per chi ha avuto importi con rivalutazione anticipata al 2% tra ottobre e dicembre 2022 e sia per le nuove percentuali di rivalutazione fissate dal governo Meloni.
Ma andiamo con ordine: la rivalutazione delle pensioni 2023 sarà più bassa di quella annunciata innanzitutto per effetto degli acconti già ricevuti. Gli aumenti reali per la rivalutazione delle pensioni 2023 devono, infatti, tener conto degli acconti già ricevuti per effetto della rivalutazione anticipata al 2% calcolata da ottobre a dicembre per pensionati con redditi annui entro i 35mila euro, cioè pensioni mensili fino a 2.692 euro.
In questi casi, la rivalutazione delle pensioni 2023 non avviene sull’indice del 7,3% ma sul 5,3%, sottraendo il 2% già ricevuto di acconti, e con relativa percentuale rivalutativa in base al reddito.
Dunque, gli aumenti attesi delle pensioni saranno decisamente più bassi delle aspettative e questo non contribuisce a dare il maggiore potere di acquisto che si aveva intenzione inizialmente di riconoscere ai pensionati.
La rivalutazione delle pensioni 2023 sarà diversa anche per le diverse percentuali, nuove, stabilite dal governo Meloni in base ai redditi percepiti. Tre erano le precedenti percentuali rivalutative:
La terza beffa sulle pensioni, ma fondamentalmente la meno grave, e che dovrebbe essere sanata a breve, riguarda la mancata rivalutazione effettiva delle pensioni ad oggi. Generalmente, la rivalutazione annua delle pensioni scatta a partire dal primo gennaio di ogni anno, per cui i pensionati avrebbero dovuti ricevere gli aumenti ricalcolati su indice al 7,3% già a inizio gennaio.
Ma così non è stato e non ci sarà alcuna rivalutazione neppure il mese di febbraio: stando, infatti, a quanto annunciato dall’Inps, il ricalcolo delle pensioni con i dovuti aumenti si farà a partire dal prossimo mese di marzo.
Ma non ci dovrebbe essere alcun problema in tal senso, perché contestualmente agli aumenti da riconoscere saranno anche erogati gli arretrati per i mesi di gennaio e febbraio 2023.