Draghi ha convocato un nuovo incontro per quanto riguarda le novità per le pensioni nel 2023 per chi deve andarci o chi è già uscito e altri temi tra Governo e sindacati
All’indomani dell’annuncio della presentazione del nuovo Def, documento di economia e finanza, in Consiglio dei ministri oggi mercoledì 6 Aprile, a sorpresa si torna a parlare di un nuovo incontro tra governo e sindacati, che farebbe presupporre a nuove discussioni sulle novità pensioni. Ma vediamo quali sono le previsioni sul nuovo incontro tra governo e sindacati convocato per domani giovedì 7 aprile 2022.
Anche se a detta dei sindacati è tardi, considerando che il Def, come annunciato, dovrebbe arrivare prima. Ma comunque le novità pensioni restano un punto fondamentale da affrontare prima della definizione della prossima Legge di Bilancio.
Il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, ha precisato che era intenzione dei sindacati era arrivare risposte sulle novità per le pensioni prima del Def ma poi le cose sono andate diversamente e ora è fondamentale riprendere il confronto con il governo sulla prossima riforma delle pensioni per riuscire a garantire maggiore flessibilità in vista delle misure ufficiali della prossima Legge di Bilancio.
Ma non solo: secondo le previsioni, l’incontro di giovedì tra governo e sindacati potrà essere occasione non solo di riprendere le discussioni sulla nuova riforma delle pensioni ma anche di discutere di misure per la tutela di stipendi e pensioni, alla luce del nuovo andamento dell’inflazione, e di misure per sostenere ancora l’occupazione.
Con particolare riferimento al tema delle pensioni, giovedì 7 aprile i sindacati potrebbero rilanciare al governo le proprie proposte di riforma delle pensioni 2023 in modo da cercare di avere da governo chiare risposte sulle intenzioni che lo stesso ha.
Se, infatti, da una parte c’è la certezza che il governo, come più volte ribadito dal premier Draghi, non ha alcuna intenzione di prorogare oltre il 2022 la quota 102, che quest’anno ha sostituito la quota 100 e permette di andare in pensione prima a 64 anni di età e con almeno 38 anni di contributi, ma si pensa ad ampliare ancora ape social e rendere strutturale opzione donna, dall’altra i sindacati parlano di maggiore flessibilità per tutti.
I sindacati rilanciano, infatti, su flessibilità in uscita a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall'età, permettendo ai lavoratori di scegliere quando andare in pensione senza penalizzazioni per chi ha iniziato a versare prima del 1996.
E tra le altre proposte di riforma pensioni dei sindacati vi sono: