Cosa aspettarsi nel 2024 di peggiorativo per le pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità tra rivalutazione mancata o inferiore e misure dimenticate
Tra i timori di una mancata rivalutazione nel 2024 e nessuna modifica positiva promessa per pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità crescono le delusioni e le preoccupazioni dei pensionati che si apprestano a chiudere un anno decisamente importante e impegnativo, pur avendo ricevuto, soprattutto alcune categorie, diversi aiuti e aumenti. Ma vediamo cosa potrebbe, e soprattutto non potrebbe, cambiare il prossimo anno.
La rivalutazione delle pensioni avviene ogni anno in base all’andamento di inflazione e dei prezzi al consumo Istat ma, secondo le previsioni, se entro ottobre non si decide un indice rivalutativo adeguato effettivamente all’inflazione vigente, gli aumenti delle pensioni 2024 saranno inferiori al previsto.
Se, infatti, l’inflazione ora è al 6,4% circa e probabilmente a fine anno resterà sullo stesso livello, tra 6% e 7%, l’indice di rivalutazione delle pensioni per il 2024 dovrebbe essere almeno al 6% ma, molto probabilmente, sarà più basso, come già accaduto per quest’anno, visto che l’inflazione a fine anno 2022 si attestava sull’11% ma l’indice di rivalutazione per il 2023 è stato fissato al 7,3%, alto certamente rispetto al solito ma che avrebbe dovuto essere almeno al 10% per garantire un effettivo maggiore potere di acquisto ai pensionati.
La rivalutazione annua delle pensioni avviene, dunque, sull’andamento dell’inflazione ma, probabilmente, come già accaduto quest’anno, l’indice rivalutativo delle pensioni 2024 sarà più basso rispetto a quanto dovrebbe essere considerando l’inflazione e con conseguenti aumenti delle pensioni minori del previsto.
Secondo le stime, se ora l’inflazione di attesa sul 6% circa, è plausibile che a fine anno resterà sullo stesso livello, ma l’indice di rivalutazione delle pensioni per il 2024 non sarà del 6% ma molto probabilmente più basso, forse al 4%, per cui le pensioni aumenteranno molto meno di quanto dovrebbero, riducendo anche il reale aumento del potere di acquisto dei pensionati.
Del resto un aumento delle pensioni minore rispetto al previsto si è già verificato quest’anno considerando che alla fine dello scorso 2022 l’inflazione era quasi all’11% e la rivalutazione delle pensioni non è stata al 10% o 11%, ma l’indice di rivalutazione per le pensioni 2023 si è fermato al 7,3% e non è stata neppure piena per tutti.
Le percentuali di rivalutazione pensionistica entrate in vigore nel 2023 non sono più, infatti, tre ma sei e si riducono all’aumentare della pensione percepita, riducendone, di conseguenze, il potere rivalutativo.
In particolare, le precedenti percentuali rivalutative erano tre ed erano le seguenti:
Al di là di una rivalutazione pensionistica che potrebbe essere inferiore al previsto, implicando contestuali aumenti di stipendio minori del previsto, per il 2024 si teme che non arrivi neppure alcuna modifica positiva anche per altre promesse già fatte, da aumenti delle pensioni di vecchiaia e di altre tipologie di pensioni, anche se minimo, a prescindere dalla rivalutazione 2024, ad aumenti specifici delle pensioni di invalidità.
Proprio per l’aumento delle pensioni di invalidità si attendeva quest’anno l’apposito decreto invalidità, inizialmente in primavera, anche perché le misure per invalidi e disabili rientrano, comunque, tra i progetti del Pnrr.