Modifiche importanti a importi pensioni, nessuno ne parla ma è molto grave (sia ora che per l'immediato futuro)

di Marianna Quatraro pubblicato il
Modifiche importanti a importi pensioni,

Quali sono le importanti modifiche per le pensioni che cambiano gli importi pagati ma di cui nessuno parla: ecco cosa c’è da sapere

Quali sono le importanti modifiche agli importi di pensioni di cui nessuno parla ma che sono gravissime? Mentre aumentano le pensioni minime, sono aumentate tutte le pensioni da inizio anno per la solita rivalutazione annuale degli importi e si va verso ulteriori novità e modifiche degli importi di pensione sia per effetto della nuova riforma fiscale, che si prepara a cambiare le aliquote Irpef di tassazione sui redditi, e sia per le nuove misure al vaglio del governo tra detassazione delle tredicesime di pensioni e nuovi aumenti delle pensioni in generale, ci sono anche importanti modifiche delle pensioni gravi ma di cui non si parla. 

  • Quali sono le importanti modifiche agli importi di pensioni di cui non si parla ma gravi
  • E cosa potrebbe accadere ancora


Quali sono le importanti modifiche agli importi di pensioni di cui non si parla ma gravi

Le importanti modifiche agli importi di pensioni di cui non si parla ma gravi riguardano la reale rivalutazione delle pensioni che avrebbe dovuto esserci ma che è stata decisamente ridotta e più basso del previsto.

Come ben si sa, infatti, la rivalutazione annua delle pensioni avviene in base ad andamento di inflazione e dei prezzi al consumo Istat. A fine anno scorso 2022, l’inflazione era quasi all’11% e per garantire potere di acquisto ai pensionati sarebbe stato necessario rivalutare le pensioni almeno al 10%, e queste erano le aspettative, poi deluse da un più basso indice di rivalutazione.

L’indice di rivalutazione per le pensioni 2023 è stato, infatti, stabilito (in via provvisoria) al 7,3% e, tra l’altro, non in misura piena per tutti. Se, infatti, nel corso degli ultimi anni la rivalutazione delle pensioni è stata a fasi alterne bloccata per gli importi più alti, decisione su cui si è espressa più volte la Corte Costituzionale, per quest’anno il governo Meloni ha rivisto le percentuali di rivalutazione delle pensioni rispetto a quelle in vigore lo scorso anno. 

Le precedenti percentuali rivalutative erano tre ed erano le seguenti:

  • del 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo, fino a 2062 euro lordi;
  • del 90% per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo, fino a 2577,90 euro lordi;
  • del 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo, oltre 2.577,90 euro lordi.
Quest’anno la rivalutazione delle pensioni è stata calcolata non in misura piena al 7,3% per tutti ma su percentuali differenti in base alle sei nuove fasce di reddito decise dal governo che sono del:
  • 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
  • 85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
  • 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
  • 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
  • 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
  • 32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
Con le nuove percentuali di rivalutazione pensioni, si riduce la rivalutazione di tutte le pensioni ad eccezione di quelle più basse, quindi gli importi risultano più bassi del previsto e delle aspettative. Dunque, la grave modifica sugli importi delle pensioni non dipende solo dall’indice di rivalutazione più basso stabilito ma anche da una rivalutazione non piena per tutti che contribuisce certamente a ridurre gli importi di tutte le pensioni, tranne quelle più basse.

E cosa potrebbe accadere ancora

Probabilmente lo stesso ‘problema’ di una rivalutazione pensionistica annuale per il 2024 più bassa del dovuto potrebbe riproporsi anche il prossimo anno, contribuendo a modificare ancora i reali importi di pensione da erogare rispetto a quelli dovuti.

E’ vero, infatti, che rispetto agli ultimi mesi dello scorso anno l’inflazione si è ridotta, e si spera che così continuerà. Ma le stime sull’andamento della stessa inflazione parlano di un anno che ci chiuderà sicuramente con un’altra inflazione: oggi è sul 6-7% circa e potrebbe o restare su questi livelli, attestandosi sul 7% a fine anno, con l’auspicio che si riduca ancora. 

Tuttavia, difficilmente l’indice di rivalutazione delle pensioni 2024 sarà di nuovo fissato sul 7% o addirittura 8%, considerando che già il 7,3% di quest’anno è stato un tasso record di rivalutazione delle pensioni e che sempre dal primo gennaio 2024 insieme alla nuova rivalutazione annuale bisognerà ricalcolare prima le pensioni sull’indice definitivo di quest’anno all’8,1%, già stabilito ma che, contrariamente agli scorsi anni in cui il ricalcolo delle pensioni avveniva a fine anno con conguagli dei pagamenti entro dicembre, sarà applicato solo dal prossimo anno.