Unione Europea pensioni no salario minimo obbligatorio
L’Unione Europea dice un deciso no alla riforma pensioni 2023 mentre sì al salario minimo ano al massimo due anni per recepire la direttiva ufficiale nei singoli Stati, Italia compresa
L’Unione europea ha siglato l’accordo provvisorio sul salario minimo, soglia fissata da ogni Stato sotto la quale nessun datore di lavoro può scendere per il pagamento delle prestazioni lavorative da parte dei lavoratori. I paesi membri dell’Ue avranno due anni per recepire la direttiva che mira a garantire condizioni di lavoro e vita dignitosa per i lavoratori dipendenti europei.
L’accordo sul salario minimo p stato raggiunto per garantire equità tra gli stipendi europei considerando che, come evidenziato dalla stessa Ue, c’è troppa disparità salariale in Europa e con il salario minimo l’Ue fissa i criteri per il calcolo per tutti.
D’altro canto, però, la stessa Ue sembra dire no ad una riforma delle pensioni 2023, che metterebbe a rischio la sostenibilità finanziaria dell’Italia. Vediamo allora quali sono le posizioni dell’Unione Europea su riforma pensioni e salario minimo obbligatorio nel 2023.
L’Unione europea ha definito la direttiva per tutti i Paesi membri sul salario minimo, direttiva che, stando a quanto riportano le ultime notizie, non fissa un importo minimo salariale che dovrà essere garantito a tutti i lavoratori indistintamente né tantomeno rappresenta un obbligo ma punta a definire un quadro per fissare salari minimi adeguati ed equi per garantire un tenore di vita dignitoso, ridurre le disuguaglianze ed eliminare i contratti precari.
Secondo l’Ue nella maggior parte degli Stati membri, il salario minimo è insufficiente o sono comunque presenti lacune nella copertura della protezione e in tal senso la direttiva promuove la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari e livelli adeguati di salari minimi legali.
Del resto l’Italia, insieme ad altri cinque Stati come Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia, è l’unica in Europa a non avere un salario minimo. Fissata la direttiva, ma non l’obbligo di un salario minimo, l’Ue ha sottolineato che spetta a governo e parti sociali in Italia decidere il salario minimo da introdurre.
Se tanto si è lavorato sulla definizione della direttiva per l’introduzione di un salario minimo in Europa che possa garantire equità tra i lavoratori europei, altrettanto in maniera decisa l’Ue sembra aver, velatamente, detto no ad una riforma delle pensioni 2023 in Italia.
Per l’Ue, il debito pubblico italiano è troppo alto, il rapporto tra debito pubblico e Pil dell’Italia dovrebbe scendere al 143,5% nel 2024 e al 141,4% nel 2025 e chiede all’Italia interventi importanti sul catasto, andando oltre la riforma su cui è stato già trovato accordo, e sul cuneo fiscale, mentre sulla riforma pensioni 2023 dice no perchè costerebbe troppo, mentre la piena applicazione della riforma pensioni Fornero, che fissa a 67 anni di età e 20 anni di contributi i requisiti per andare in pensione di vecchiaia, è l’unica che assicura sostenibilità finanziaria per il Paese.
Ciò significa che potrebbero venire meno tutte le speranze di una riforma pensioni strutturale che possa garantire flessibilità in uscita per tutti e se si riuscirà a fare qualcosa effettivamente di nuovo per le pensioni in Italia saranno solo, di nuovo, soluzioni ponte, dalla quota 104 proposta in questi ultimi giorni al posto della quota 102 che si esaurirà alla fine di quest’anno (e permette al momento di andare in pensione a 64 anni di età e con 38 anni di contributi), a opzione donna e ape social forse ancora prorogati, forse ampliati, forse da rendere strutturali.
Tutto è comunque ancora incerto e solo nelle prossime settimane si potrà iniziare a capire se si tornerà effettivamente a lavorare sulle pensioni o se anche quest’anno si chiuderà con un nulla di fatto su concrete novità pensioni ormai auspicate da troppo tempo.