Nuova importante risoluzione pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità approvata da Governo Meloni

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Cosa prevede la nuova risoluzione su pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità approvata dal Governo: possibili modifiche in arrivo ma anche tanta delusione

Qual è la nuova importante risoluzione su pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità approvata da Governo Meloni? Via libera alla risoluzione sul Def proposta dai gruppi di maggioranza (FdI, FI, Lega, Civici d’Italia) e alla risoluzione sullo scostamento di bilancio: il nuovo Def anticipa le misure che dovrebbero rientrare nella prossima Manovra Finanziaria 2024, con ulteriori novità che potrebbero essere definite anche nei prossimi mesi, considerando che l’approvazione della Manovra è sempre prevista entro la fine dell’anno.

  • Cosa prevede nuova risoluzione su pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità approvata da Governo 
  • Pensioni di vecchiaia e novità possibili con decreto Lavoro di maggio

 
Cosa prevede nuova risoluzione su pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità approvata da Governo 

Stando a quanto confermano le ultime notizie, l’obiettivo del governo è aumentare le pensioni minime di vecchiaia e le pensioni di invalidità, valutando eventuali spazi di bilancio disponibili per la prossima manovra per gli aumenti da definire.

Tra le priorità indicate nel documento di economia, c’è l’esplicito riferimento al nuovo piano del cuneo fiscale per i lavoratori, così come alla riallocazione della spesa pubblica dai settori che hanno un basso impatto sulla crescita a quelli che ne possano aumentare il potenziale, fino alla volontà di aumentare gli importi delle pensioni più basse. Ma si tratta di un intervento che potrebbe essere messo a punto solo, forse, in un secondo momento e solo alla luce di ciò che cambierà ancora per economia e finanzia pubblica nel nostro Paese.

Nessun riferimento viene fatto, invece, alle pensioni di reversibilità e nulla anche in merito alle pensioni anticipate. E quest’ultima mancanza è una forte delusione: durante la campagna elettorale, si era molto puntato e rilanciato su novità pensioni soprattutto anticipate da definire entro la fine dell’anno per una vera e proprie riforma delle pensioni a partire dal 2024.

Ma si tratta di un traguardo che non sarà centrato, considerando il nulla di fatto al momento e le poche risorse economiche disponibili e che certamente non basterebbero per una riforma strutturale delle pensioni.

La ministra del Lavoro Calderone aveva anche parlato di impegno a rintrodurre maggiore flessibilità in uscita per le donne e per i lavoratori con mansioni più pesanti. Ma non c’è nulla neppure in merito nel nuovo Def 2023.

Per capire se potranno esserci effettivamente nuovi margini di intervento sulle pensioni, bisognerà attendere ancora forse qualche mese. Nel frattempo, è in via di definizione il nuovo decreto invalidità, voluto dai piani del Pnrr, che prevede maggiore sostegno agli anziani attraverso un aumento delle indennità di accompagnamento per invalidità e nuovi misure assistenziali domiciliari.

Il cosiddetto decreto invalidità, che sarebbe il secondo passo dopo l’approvazione del Ddl anziani e verso una riforma della Legge 104, dovrebbe arrivare entro il mese di maggio.

Pensioni di vecchiaia e novità possibili con decreto Lavoro di maggio

Se nel Def 2023 non c’è alcun riferimento a novità per pensioni di vecchiaia, modifiche potrebbero arrivare decisamente prima della prossima Manovra finanziaria, con la presentazione del nuovo Decreto Lavoro atteso per il mese di maggio.

Sembra, infatti, che tra le misure inserite nel Decreto Lavoro ci sarebbero due possibilità di revisione dei requisiti per andare in pensione di vecchiaia con possibilità di anticipo. La prima sarebbe il ritorno ai vecchi requisiti per usicre prima con opzione donna, per permettere nuovamente alle lavoratrici dipendenti e autonome di andare in pensione prima, rispettivamente, a 58 e 59 anni di età, con 35 anni di contributi, sempre considerando le finestre di 12 e 18 mesi per l’uscita definitiva indipendentemente dalla presenza o meno, e quanti, figli o dalla categoria di appartenenza.

La seconda riguarda la possibilità di riconoscimento di sconti contributivi alle donne ai fini del raggiungimento della pensione in presenza di figli, per ogni figlio, per valorizzazione del lavoro di cura di famiglia e figli.