Nuovo decreto pensioni reversibilita vecchiaia invalidita Governo
Forse è sfuggito a molti, ma il Governo Meloni, nonostante il percorso sulla riforma pensioni sia obiettivamente davvero in salita, ha approvato un decreto a sorpresa sul tema.
Cosa prevede il nuovo decreto appena approvato ora su pensioni reversibilità, vecchiaia e invalidità dal Governo Meloni? Per la revisione dell’attuale sistema pensionistico e la definizione di concrete ed effettive novità per pensioni di vecchiaia, reversibilità e invalidità, il ministro del Lavoro Calderone ha firmato un nuovo decreto con specifici obiettivi. Vediamo cosa prevede.
Il nuovo Osservatorio per il monitoraggio, la valutazione dell'impatto della spesa previdenziale e l'analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico, sarà composto da 14 membri più un presidente, avrà il compito di monitorare i fattori che influenzano l'andamento del settore, per arrivare ad un possibile piano di revisione sostenibile del sistema previdenziale, orientandosi soprattutto in due direzioni.
La prima è quella strettamente legata ai prepensionamenti, perché bisognerà verificare l'efficacia e la sostenibilità di ulteriori forme di staffetta generazionale; mentre la seconda riguarda il cosiddetto secondo pilastro, per la definizione di possibili interventi per rilanciare la previdenza complementare. Ma si punta anche alla questione della separazione delle voci assistenziali da quelle previdenziali di cui da tempo ormai si parla.
Il lavoro sulle pensioni su cui si sta concentrando il governo attualmente, soprattutto all’indomani del nuovo decreto che ha decreto la nascita dell’Osservatorio sulle pensioni, dovrebbe anticipare una vera e propria riforma pensioni strutturale in grado di rivedere l’attuale Legge Fornero che prevede requisiti di uscita considerati da sempre troppo rigidi. Con le norme pensionistiche in vigore, infatti, si va in pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi e con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno, cioè 41 anni e 10 mesi di contributi, per le donne e in entrambe i casi a prescindere dal requisito anagrafico per la pensione anticipata ordinaria.
Tutte le altre possibilità attuali di pensione anticipata, da quota 103 a opzione donna, ape social, ma anche isopensione, ammortizzatore pensionistico, ecc, sono solo misure tampone negli anni messi a punto per permettere soprattutto ad alcune categorie di persone e lavoratori di anticipare il momento dell’uscita, a causa di condizioni lavorative, tipi di impieghi, situazioni particolari, risultando difficile in tali casi riuscire a rimanere a lavoro fino a 67 anni.
La riforma delle pensioni 2024, che si auspica possa essere definita entro la fine dell’anno per poi entrare in vigore dal prossimo gennaio, dovrebbe innanzitutto prevedere un generale abbassamento dell’età pensionabile per tutti, che si vorrebbe passasse almeno da 67 a 64 anni di età anche se si sindacati chiedono un ulteriore abbassamento dell’età pensionabile fino a 62 anni (improbabile che venga accolta come richiesta), insieme a misure specifiche per pensioni di giovani con carriere discontinue e precarie, donne, soprattutto con figli, misure di rilancio della previdenza complementare nonché quota 41 per tutti, anche se per alcuni al momento si tratterebbe di una misura che richiederebbe troppo risorse economiche.