Da novità per pensioni anticipate e modifiche degli importi e nuovi aumenti: quali sono le novità pensioni in discussione e forse in arrivo
Quali sono le tante nuove ipotesi tornano alla ribalta ora per riforma pensioni (sia importi che uscita anticipata)? Si torna a parlare di novità pensioni e riprendono gli incontri tra governo e sindacati proprio per la definizione di nuove misure in vista delle discussioni che certamente dopo l’estate inizieranno per la nuova Manovra Finanziaria 2024.
Oggi, martedì, 5 settembre i tecnici dell’esecutivo e dell'Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale, nuovo organismo tecnico creato dalla ministra del Lavoro Calderone, dovrebbero aver definito come lavorare sulle pensioni, in base alle diverse misure e nuove proposte avanzate per modificare le pensioni. Vediamo quali sono nel dettaglio.
Nessuna novità ci sarebbe, invece, per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro e per l’ultima fascia, cioè per redditi superiori ai 50mila euro, per cui resterebbero confermate le attuali aliquote Irpef, rispettivamente, del 23% e del 43%.
La seconda ipotesi di revisione Irpef dovrebbe prevedere le seguenti aliquote:
Altra ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti tre nuove aliquote:
Ultima ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti nuove aliquote:
Recenti indiscrezioni parlano anche di una ulteriore possibile riduzione dell’aliquota Irpef per il primo scaglione di reddito, più bassa dunque rispetto all’attuale 23%, annunciata e voluta dalla stessa premier Meloni, proprio a sostegno di chi guadagna meno ma è costretto a pagare molte tasse.
Una delle principali novità pensioni di cui si parla, secondo indiscrezioni, è il nuovo aumento delle pensioni minime a partire da gennaio. L’intenzione è di portarle dagli attuali 600 euro a 700 euro con l’obiettivo, come a più riprese dichiarato dal governo, di arrivare a pensioni minime di mille euro entro fine legislatura.
Per l’attuazione di questa misura bisognerà, però, verificare l’effettiva sussistenza delle risorse economiche per la copertura.
Tra le principali novità pensioni di cui si discute in vista della prossima Legge di Bilancio 2024 c’è l’assegno di garanzia per i giovani che, come anticipato, dovrebbe essere un sostegno per i lavoratori che sono stati assunti dopo il 1996, decisamente penalizzati dall’entrata in vigore la riforma Dini sul calcolo contributivo della pensione e per cui, appunto, il calcolo della pensione finale si basa esclusivamente sui contributi effettivamente versati durante la propria vita lavorativa, e non più sul vantaggioso sistema retributivo.
Si tratta di una misura che, anche dai dati emersi da un recente rapporto della Corte dei Conti, si prospetta necessaria considerando che la fotografia delle posizioni previdenziali future degli attuali quarantenni non promette nulla di buono.
Secondo le ultime notizie, gli unici lavoratori oggi giovani e che riusciranno ad avere pensioni dignitose sono solo i lavoratori assunti nel comparto delle Forze armate e lavoratori del comparto Sanità.
In discussione al momento ci sarebbero anche novità per le pensioni anticipate. E’ possibile, infatti, che la quota 103, per andare in pensione a 62 anni e con 41 anni di contributi, possa essere ancora prorogata, considerando che al momento dovrebbe esaurirsi il 31 dicembre 2023.
Si prospetta anche una possibile proroga dell’ape social ma modificata, con estensione della platea di beneficiari a ulteriori mansioni gravose o usuranti rispetto alle attuali previste, per andare in pensione a 63 anni di età e con 30 o 36 anni di contributi.
Si pensa anche a novità per l’opzione donna: l’intenzione iniziale era quella di ripristinare in vecchi requisiti di opzione donna, permettendo alle donne lavoratrici dipendenti e autonome di andare in pensione, rispettivamente, a 58 e a 59 anni e con 35 anni di contributi.
Ma probabilmente il ritorno ai vecchi requisiti non ci sarà e si pensa ora ad un nuovo scivolo pensionistico riservato solo alle donne over 60 e che potrebbe avere lo stesso meccanismo dell’attuale Ape social, prevedendo cioè il pagamento di una indennità fino al compimento del 67esimo anno di età, per poi iniziare a percepire la normale pensione.
In discussione ci sarebbe anche una quota 41 per tutti senza limiti di età, per permettere a tutti i lavoratori di andare in pensione solo con 41 anni di contributi e senza alcun requisito anagrafico, calcolando l’assegno finale, però, solo con sistema contributivo, e un nuovo strumento unico per gli esodi incentivati contestuali a nuove assunzioni.
Il nuovo meccanismo potrebbe comprendere gli attuali sistema di uscita anticipata di contratto di espansione, che permette di andare in pensione prima fino a 5 anni, isopensione, che permette di andare in pensione prima fino a 7 anni, e trattativa privata tra impresa e singolo lavoratore, permettendo di anticipare la pensione fino a 5-7 anni percependo un’indennità fino alla maturazione dei normali requisiti di pensione richiesti ma perdendo del tutto i contributi degli anni persi a lavoro per l’uscita anticipata, con il rischio di ricevere una pensione finale più bassa.