Pensione a due tempi, quota 41 e opzione donna rivista in riforma pensioni 2023

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensione a due tempi, quota 41 e opzione

Andare in pensione con sistema due tempi, o con quota 41, o con opzione donna che potrebbe diventare stutturale: cosa potrebbe cambiare per le pensioni 2023

La riforma delle pensioni 2023 torna ad essere argomento vivo nel dibattito politico, con una crescente necessità di revisione delle leggi attuali per rendere più flessibile un sistema troppo rigido.

E si tratta di una rigidità dimostrata anche dal fatto che le misure sperimentali di questi anni, da quota 100 ad ape social opzione donna e quota 102, hanno avuto un grande successo, permettendo a migliaia di lavoratori italiani di andare in pensione prima senza dover necessariamente aspettare di raggiungere i normali, e rigidi, requisiti pensionistici dei 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia e 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne e un anno in più (42 anni e dieci mesi di contributi) per gli uomini.

Ora le pensioni si preparano nuovamente a cambiare e il prossimo anno 2023 dovrebbe essere (almeno stando agli annunci) quello delle novità per tutti. Vediamo allora quali sono le tre proposte al momento più probabili per la riforma delle pensioni 2023.

  • Pensione in due tempi per riforma pensioni 2023 cosa prevede e per chi 
  • Quota 41 per riforma pensioni 2023
  • Nuova opzione donna rivista tra le proposte di riforma pensioni 2023

Pensione in due tempi per riforma pensioni 2023 cosa prevede e per chi 

Stando a quanto riportano le ultime notizie, il governo Draghi starebbe discutendo di una proposta di riforma delle pensioni 2023 in due tempi.

Questo sistema di pensione a due tempi dovrebbe prevedere una maggiore flessibilità in uscita, per permettere a chi lo desiderasse di andare in pensione prima dei 67 anni di età, richiesti per la pensione di vecchiaia attuale contestualmente a 20 anni di contributi almeno, e ricevere una parte della pensione, quella contributiva, prima dei 67 anni, e una parte della pensione, quella retributiva, una volta maturati i normali requisiti per la pensione di vecchiaia.

Ciò significa che solo una volta maturati comunque i requisiti pensionistici normalmente richiesti si riceverebbe la propria pensione finale in misura piena, considerando poi che se si decidesse di andare in pensione prima dei 67 anni si riceverebbe la parte di pensione più bassa, perché calcolata interamente con sistema contributivo e dunque meno vantaggioso.

Stando a quanto in discussione, per poter eventualmente andare in pensione in due tempi, bisognerà raggiungere almeno i 63 o 64 anni di età, aver maturato almeno 20 anni di contributi versati allo Stato e una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l'assegno sociale. 

Queste condizioni attualmente in discussioni renderebbero, però, la possibilità di uscita prima con questo sistema di pensione a due tempi decisamente circoscritta, riducendo la platea di possibili beneficiari.

Quota 41 per riforma pensioni 2023

Un’altra proposta che al momento sembra particolarmente discussa e gettonata per una riforma delle pensioni 2023 è quella della quota 41 per tutti. Proposta da sempre avanzata e più volte rilanciata dai sindacati, la quota 41 permetterebbe di andare in pensione a prescindere dall'età ma a condizione di aver maturato almeno 41 anni di contributi. 

Nuova opzione donna rivista tra le proposte di riforma pensioni 2023

Infine, altro binario su cui sembra viaggiare la riforma delle pensioni 2023 è quello dell’opzione donna che, stando alle ultime notizie, potrebbe essere rivista con alcuni miglioramenti e si parla anche della ipotesi di renderla una misura strutturale per consentire alle donne di andare in pensione prima e non più sperimentale da prorogare anno dopo anno.

L’opzione donna permette oggi alle lavoratrici sia dipendenti (private e pubbliche) che autonome di anticipare l’uscita dal lavoro rispettivamente a 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti sia pubbliche che private e a 59 anni di età per le lavoratrici autonome, avendo maturato 35 anni di contributi (entro il 31 dicembre 2021).

I contributi validi ai fini del raggiungimento dei 35 anni richiesti per andare in pensione con opzione donna sono:

  • contributi obbligatori; 
  • contributi volontari;
  • contributi da ricongiunzione;
  • contributi da riscatto.
Il calcolo della pensione finale delle lavoratrici che decidono di andare in pensione prima con opzione donna avviene esclusivamente con metodo contributivo, cioè esclusivamente basato sui contributi effettivamente versati dalla lavoratrice nel corso della sua vita professionale.

Calcolare la pensione solo con metodo contributivo significa accettare eventuali tagli della pensione finale, che possono arrivare anche al 30% dell’assegno che si percepirebbe andando in pensione al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con 20 anni di contributi.

Tuttavia, è bene precisare che le riduzioni in percentuale sulla pensione finale con opzione donna e sistema contributivo non è detto che ci siano e tutto cambia e dipende da caso a caso.