Come cambiano le pensioni di marzo tra nuova rivalutazione e nuove imposte e quali sono le nuove possibilità al via di uscita anticipata
Quali sono le modifiche delle pensioni di marzo sia per importi (con sorprese) e sia 2 nuove possibilità di uscita anticipata al via? Le pensioni di marzo cambiano, finalmente, per tutti i pensionati che hanno aspettato finora per avere gli aumenti annunciati. Come visto sui cedolini delle pensioni, disponibili da qualche giorno già sul sito Inps, ci sono pensionati che effettivamente hanno ricevuto aumenti e pensionati che, invece, hanno avuti importi inferiori alle aspettative. Vediamo come si modificano le pensioni a marzo e le ulteriori novità al via.
Nel mese di marzo, i pensionati ricevono i loro importi mensili rivalutati e con gli arretrati dei mesi gennaio e febbraio, ma la rivalutazione non sarà piena per tutti al 7,3%.
Chi ha, infatti, avuto l’anticipo al 2% della rivalutazione pensionistica da ottobre a dicembre, ha una pensione rivalutata al 5,3% e poi bisogna considerare le nuove percentuali rivalutative, sei, diverse in base alla fascia di reddito di appartenenza e che sono del:
Gli importi degli aumenti previsti per il ricalcolo delle pensioni da marzo con nuova rivalutazione sono da intendersi al lordo. Molti per alcuni pensionati ci sono anche amare sorprese: coloro che hanno visto il cedolino della pensione di marzo confermano gli aumenti ricevuti, altri lamentano, invece, di aver percepito un aumento inferiore rispetto a quanto si aspettavano, per altri non c'è nessun aumento effettivo.
Il motivo di un aumento inferiore rispetto alle aspettative è da ricercarsi nel calcolo delle imposte da pagare: è vero, infatti, che gli importi delle pensioni da marzo vengono rivalutati, ma è anche vero che sono contestualmente aumentano le imposte locali.
L’Irpef locale, addizionale regionale e comunale, è, infatti, stata aumentata in molti Comuni e regioni e tali aumenti pesano, chiaramente, sugli importi netti delle pensioni percepite. In molti casi, infatti, gli aumenti delle addizionali locali non solo riducono ma azzerano del tutto gli aumenti calcolati con la rivalutazione.
Non solo aumento degli importi delle pensioni: parte da marzo, di nuovo, la possibilità di andare in pensione anticipata con due forme già in vigore per uscite prima e ancora confermate.
Si tratta dell’isopensione che permette di andare in pensione prima fino a 7 anni e dell’ammortizzatore pensionistico che permette di andare in pensione prima fino a tre anni.
Si tratta in entrambe i casi di scivoli di accompagnamento alla pensione derivanti da accordi tra lavoratori e datori di lavoro e per cui sono previste regole e requisiti specifici e per cui si può presentare domanda anche da questo mese.
Partendo dall’isopensione, si tratta, come detto, di uno scivolo di accompagnamento alla pensione finale che consente di andare in pensione prima fino a 7 anni solo a determinate categorie di lavoratori dipendenti.
La possibilità di andare in pensione prima fino a 7 anni viene riconosciuta solo dopo che azienda e relative organizzazioni sindacali raggiungono specifico accordo.
Nell’accordo tra azienda e organizzazioni sindacali deve essere riportato il numero dei lavoratori in esubero e il termine entro i quali deve concludersi il programma di esodo, dopodicchè l'accordo raggiunto deve essere presentato dall’azienda all'Inps che, a sua volta, verifica i requisiti pensionistici dei lavoratori che hanno aderito al pensionamento anticipato e gli impiegati d’azienda che devono essere almeno 15.
Solo una volta concluso l’accordo l’importo calcolato di isopensione può essere versato dall’azienda al lavoratore e fino al raggiungimento dei normali requisiti richiesti per la pensione finale, cioè 67 anni di età a almeno 20 anni di contributi. Contestualmente al pagamento della somma di isopensione, l’azienda paga al lavoratore che decide di uscire prima anche contributi previdenziali utili ai fini pensionistici.
Passando all’ammortizzatore pensionistico consente a determinate categorie di lavoratori di andare in pensione prima di 3 anni prima rispetto ai normali requisiti richiesi di 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia, con il riconoscimento di una indennità di importo quasi pari alla pensione fino al raggiungimento dell’effettivo diritto pensionistico.
L’importo dell’ammortizzatore pensionistico per andare in pensione prima nel 2023 è pari al 90% di quanto maturato al momento dell'uscita e possono usufruirne coloro che raggiungono entro il 31 dicembre 2024 i requisiti per andare in pensione di vecchiaia, o chi raggiunge almeno 62 anni di età e matura i requisiti contributivi per la pensione anticipata ordinaria, cioè 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
L’ammortizzatore pensionistico per andare in pensione prima per un massimo di tre anni non vale per tutti i lavoratori ma spetta ai lavoratori dipendenti di imprese, di medie e piccole dimensioni in crisi a condizione che: