Pensioni anticipate convergenza partiti soluzione
Da Lega a Pd la posizione sembra essere unanime per novità pensioni 2020-2021: revisione della quota 100 e uscita a 64 anni di età con almeno 36-38 anni di contributi
La Legge di Bilancio 2020 ha confermato la quota 100 per andare in pensione a 62 anni di età e con 38 anni di contributi fino alla sua naturale scadenza, vale a dire nel 2021, ma quando questa possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro si concluderà, per evitare ulteriori problemi e scaloni che potrebbero costringere diversi lavoratori a rimanere a lavoro più a lungo, il governo si sta già muovendo per la definizione di una soluzione condivisa.
E, stando a quanto riportano le ultime notizie, sembrerebbe esserci una convergenza tra i diversi partiti su una soluzione pensionistica che riveda l’attuale riforma pensioni, consentendo l’uscita a 64 anni di età, invece di 67 anni come attualmente previsto, e con 36 o 38 anni di contributi. Il calcolo dell’assegno finale sarebbe con metodo contributivo.
Diversi esponenti politici di differenti partiti politici sembrano d’accordo sull’ipotesi di novità pensioni appena riportata seppur con sfumature diverse.
Alberto Brambilla, esperto di previdenza e molto vicino alla destra e soprattutto alla Lega, ritiene che la quota 100 non abbia effettivamente modificato la rigidità delle regole pensionistiche attuali né tanto meno creato quella staffetta generazionale garantendo più occupati.
Al suo esaurimento, secondo Brambilla, sarà il momento di riformare le attuali regole pensionistiche, rivedendo i requisiti di uscita per tutti con:
La ricetta di Maria Luisa Gnecchi del Pd per pensioni anticipate 2020-2021 prevederebbe, invece:
La Gnecchi, stando alle ultime notizie, avrebbe parlato anche di necessità di definizione di misure per garantire l’uscita anticipata anche a chi ha avuto carriere discontinue e della possibilità di ampliare l’Ape social e renderla una misura strutturale.
Anche per Marco Leonardi, consigliere economico nei governi Pd guidati da Mattero Renzi e Paolo Gentiloni, l’Ape social dovrebbe essere rafforzata e diventare strutturale insieme a nuove misure di flessibilità per l’uscita, solo così si potrà garantire una vera riforma delle pensioni. E anche la sua posizione converge su una revisione di quota 100 con nuovi requisiti, vale a dire a 64 anni di età e con 36 anni di contributi o anche 38, con intero calcolo contributivo della pensione finale.
Per Michele Raitano, esperto di pensioni e docente di Politica economica alla Sapienza, l’urgenza è soprattutto la definizione di una pensione di garanzia fissando un determinato livello. Per Raitano, per esempio, nessuno dovrebbe avere una pensione inferiore ai 900 euro mensili a 66 anni di età e 42 anni di contributi e chi percepisce meno di tale somma dovrebbe ricevere una integrazione dallo Stato.
Ma tra le sue soluzioni pensionistiche, come del resto proposto da altri esponenti politici di altri partiti, vi sono anche sconti contributi per le donne.
Per il sottosegretario all’Economia e Finanze, Pier Paolo Baretta del Pd, la soluzione per pensioni anticipate 2020-2021 sarebbe una flessibilità in uscita che permetta di scegliere di andare in pensione da 62/63 anni di età e con almeno 35 anni di contributi, lasciando al lavoratore, superata tale soglia, la possibilità di scegliere quando andare in pensione.
Non ci sarebbero, però, più quelle penalizzazioni che erano state previste già dalla proposta Baretta-Damiano di quota 100 del 2% per ogni anno di anticipo in cui si decide di andare in pensione prima, considerando che si va verso un calcolo della pensione finale con contributivo che quindi già penalizza rispetto al retributivo o misto. Per Baretta, dunque, in base alle proprie esigenze e necessità personali, i lavoratori dovrebbero avere la possibilità di andare in pensione tra 60 e 70 anni di età.
Sul tema previdenziale si è spesso espressa negli ultimi tempi anche Nunzia Catalfo del M5S, ministro del Lavoro, che ha ribadito come sia diventato fondamentale definire nuove forme pensionistiche che siano davvero di revisione dell’attuale riforma Fornero.
Obiettivo del ministro Catalfo è rendere più flessibile a tutti l’accesso alla pensione, soprattutto ad alcune categorie di lavoratori svantaggiati, ed è necessario rivedere il sistema attuale per garantire accesso alla pensione a chi ha almeno 35 anni di contributi magari con lievi penalizzazioni sul trattamento pensionistico finale.