Pensioni, aumento importi con diverse modalità e tornano quota 96 e 41 per uscita anticipata (modificate)

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensioni, aumento importi con diverse mo

Quali sono le ipotesi di novità pensioni di nuovo in discussione tra uscite anticipate e aumenti degli importi e quando potrebbero arrivare

La questione previdenziale torna ad essere particolarmente discussa in vista della definizione delle nuove misure che rientreranno nella prossima Legge di Bilancio 2024 e tornano in discussione novità come quota 96 e quota 41 riviste per uscita anticipata ma anche diverse modalità per garantire aumenti degli importi.

  • Pensioni anticipate tra quota 96 e quota 41 e non solo
  • Quali sono le diverse modalità per aumentare importi pensione in discussione

Pensioni anticipate tra quota 96 e quota 41 e non solo

Torna molto attuale il dibattito sulle novità pensioni che il governo dovrebbe approvare entro la fine dell’anno, quando si esaurirà la quota 103 per andare in pensione prima, per riuscire a garantire a chiunque lo volesse, la possibilità di lasciare prima il lavoro. Diverse sono ad oggi le ipotesi in ballo, misure che potrebbero rientrare nella prossima Manovra finanziaria 2024, a condizione che vi sia accordo tra forze sociali e politiche ma soprattutto vi sia disponibilità di risorse economiche adeguate.

Secondo le ipotesi in circolazione, in relazione a novità per le pensioni anticipate, la nuova Manovra potrebbe contenere la proroga di alcuni sistemi di uscita anticipata, per esempio proroga ancora per il 2024 dell’ape social per andare in pensione prima a 63 anni di età che però potrebbe essere ampliata a comprendere anche altre categorie di lavoratori usuranti e gravosi, o, ancora, una ulteriore proroga per tutto il 2024 della quota 103, per permettere ai lavoratori di andare in pensione prima a 62 anni di età e con 41 anni di contributi.

Le discussioni principali sulle nuove pensioni anticipate sono, però, incentrate su quota 41 per tutti, per permettere a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi e senza alcun requisito anagrafico ma accettando di calcolare la propria pensione finale solo con sistema contributivo.

Così facendo, la spesa per l’attuazione di tale misura si dovrebbe ridurre di molto, stimata in poco più di un miliardo nel 2024 e di 2,2 miliardi di euro nel 2025, perché, secondo i tecnici, considerando il solo calcolo contributivo e il rischio di ricevere una pensione finale inferiore, probabilmente solo il 50% della platea potenziale di chi raggiungerà 41 anni di contributi l’anno prossimo andrà in pensione prima con quota 41, mentre l’altra metà continuerebbe a lavorare. 

In discussione anche la nuova quota 96: si tratterebbe di un nuovo sistema per andare in pensione prima a 61 anni d'età e con 35 anni di contributi ma solo per alcune categorie di persone, a partire da lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti.

Si parla, però, anche di un nuovo scivolo pensionistico per le donne over 60, che dovrebbe avere lo stesso funzionamento dell’Ape social, prevedendo cioè il pagamento di una indennità fino al compimento del 67esimo anno di età, per poi iniziare a percepire la normale pensione.

Quali sono le diverse modalità per aumentare importi pensione in discussione

In discussione non ci sarebbero solo novità per le pensioni anticipate ma anche per cercare di garantire aumenti degli importi, a partire da incrementi delle pensioni minime. Dopo l’aumento già deciso per quest’anno, l’intenzione del governo è di aumentare ancora le pensioni minime il prossimo anno, portandole da 600 a 700 euro, per arrivare a mille euro di pensione minima per tutti entro fine legislatura.

Per aumentare gli importi delle pensioni si discute anche di una revisione della tassazione sulla tredicesima, da ridurre, in modo da garantire ai pensionati che percepiscono la tredicesima di pensione, di avere la mensilità aggiuntiva di importo maggiore. In questo caso, però, la novità potrebbe non rientrare nella nuova Manovra ma o nella delega fiscale o nel nuovo Decreto Lavoro che dovrebbe arrivare in autunno, in modo da garantire una tredicesima più alta già il prossimo dicembre.

Ma si parla anche di un nuovo bonus una tantum possibile, sulla scia del bonus di 150-200 già erogato lo scorso anno, probabilmente anche questa volta solo per pensionati che percepiscono redditi entro determinati limiti annui, forse 35mila. E anche in questo caso, la misura potrebbe rientrare più che nella nuova Manovra nella delega fiscale. 

Del resto, al momento, sarà molto probabilmente la delega fiscale ad incidere maggiormente sugli importi delle pensioni con la revisione delle aliquote Irpef in base agli scaglioni di reddito, che il governo ha annunciato di voler ridurre da quattro a tre, e che porterà certamente modifiche per la tassazione di tutti. 

Entrando più nel dettaglio, le aliquote Irpef attualmente in vigore sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
La prima ipotesi di revisione Irpef in base agli scaglioni di reddito prevede le possibili nuove seguenti aliquote: 
  • del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, chi ha redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro sarebbe avvantaggiato perché l’aliquota di tassazione scenderebbe dal 35% al 27%, mentre sarebbero penalizzati coloro che hanno redditi annui sui 25mila euro. 

Altra ipotesi di revisione Irpef in discussione prevede le seguenti aliquote:

  • al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
Con questa modifica Irpef, tutte le fasce di reddito sarebbero avvantaggiate, perchè tutti pagherebbero meno tasse.

Altra ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti nuove aliquote:

  • aliquota del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • aliquota del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • aliquota del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
In questo caso, chi ha redditi più bassi tra i 15mila e i 28mila euro sarebbe soggetto ad un aumento dell’aliquota di tassazione, mentre chi ha redditi più alti tra 50mila e 75mila euro sarebbe avvantaggiato.
Infine, ultima ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:
  • aliquota del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • aliquota del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • aliquota del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, aumenterebbero i redditi tra i 15mila e i circa 30mila euro tra i circa 50-60 euro, fino a 800-1.000 euro per chi ha redditi più alti.