Andare in pensione tre anni prima con novità per le pensioni di Lega e M5S: cambiamenti previsti tra quota 41 e quota 100
Il problema non è la forma, ma come si uò finanziare perchè entrambe le forze che dovrebbero andare all'esecutivo paiono essere convinte a supportare e rilanciare quota 100.
E alla fine accordo tra M5S-Lega per la formazione definitiva di governo fu: le ultime notizie parlano di tempi ormai abbastanza ridotti per la scelta del nuovo premier, grazie all’accordo tra Lega e pentastellati pronti finalmente a superare le discrepanze per il bene del Paese. Sono diversi, come già era stato preannunciato prima delle elezioni, prima delle discussioni tra accordi e necessità di essi per andare avanti con la definitiva formazione di un governo, i punti dei programmi di Lega e M5S, dall’istituzione del reddito di cittadinanza a novità per le pensioni importanti con la totale revisione dell’attuale riforma delle pensioni firmata Fornero.
Non è una novità ma una conferma l’intenzione annunciata dal leader della Lega Salvini e dal leader dei pentastellati Di Maio di rivedere le attuali norme pensionistiche che adeguano l’età pensionabile all’aspettativa di vita Istat, prevedendone un aumento di tre, quattro mesi, ogni due anni. E, infatti, dal prossimo primo gennaio 2019, a meno di cambiamenti prima, gli attuali 66 anni e sette mesi per andare in pensione non basteranno più e per il riposo finale bisognerà raggiungere i 67 anni. D’accordo Lega e M5S sulle eventuali novità per le pensioni da attuare per cambiare l’attuale riforma, a partire dalla novità per le pensioni di quota 100, risultato della somma tra età anagrafica ed età contributiva.
Stando a quanto anticipano le ultime notizie, le novità pensioni che potrebbero derivare dall’accordo tra M5S e Lega sarebbero, in particolare: ritorno alla pensione di anzianità con 41 anni e cinque mesi di contributi, indipendentemente dall’età; quota 100, che sarebbe 101 per gli autonomi partendo da un’età minima di 64 anni. Il ritorno alle pensioni di anzianità permetterebbe a tutti di andare in pensione circa tre anni prima.
La soglia anagrafica per andare in pensione, come detto, sarebbe di 64 anni per la quota 100 con 36 o 37 anni di contributi; mentre per andare in pensione con 41 anni di contributi con due anni di contributi figurativi non sarebbe previsto alcun necessario requisito anagrafico. Resterebbe, tuttavia, da sciogliere il nodo costi. Non cambierò, invece, il meccanismo dell’aspettativa di vita come parametro per il raggiungimento dell’età di pensionamento e si stabilirà un tetto massimo di spesa pensionistica annua, di circa 5miliardi di euro, per il superamento dei tetti fissati dall’attuale riforma Fornero.
Come al solito, la questione novità per le pensioni di revisione dell'attuale riforma è strettamente legata alla questione costi e qui sussistono ancora discrepanze tra Salvini e Di Maio. Per il leader della Lega Salvini, le risorse economiche necessarie all'attuazione delle novità per le pensioni in discussione potrebbero derivare dalla chiusura dell'Ape social e dalla revisione dei trattamenti per i lavoratori cosiddetti usuranti, ma anche da fondi di solidarietà per finanziare le uscite anticipate.
Secondo le recenti stime dell'Inps, un ritorno alla pensione di anzianità con 41 anni di contributi o con la novità per le pensioni di quota 100 comporterebbe una spesa aggiuntiva di 14-18 miliardi nei primi due anni al netto dei risparmi derivanti dalla chiusura dell’Ape social. Tuttavia, la questione soldi-cancellazione delle attuali norme pensionistiche italiane, da sempre contrastata dall’Ue, per i tecnici della stessa Ue avrebbe un costo esorbitante per il nostro Paese e porterebbe ad un notevole aumento della spesa italiana per pensioni che passerebbe dal 15,1% del 2020 al 18,4% del 2040. Come si potranno, dunque, realmente recuperare i soldi necessari per cambiare del tutto, ancora una volta, il mondo delle pensioni italiane?
Il prossimo è un anno cruciale per le pensioni perché cambiano i requisiti per accedere al trattamento previdenziale e non a caso con un certo anticipo rispetto all'entrata in vigore delle nuove regole, l'Inps ha elaborato e diffuso una circolare esplicativa contenente tutte le novità. Il principale aspetto di cui tenere conto è l'adeguamento delle aspettative di vita che si traduce in 5 mesi di ritardo per tagliare il traguardo della pensione sia per quelle di vecchiaia e sia per quelle anticipate. Messo alle spalle questo step, gli adeguamenti scatteranno ogni biennio e l'allungamento non potrà essere maggiore di 3 mesi. E allora, cosa cambia nei dettagli per la pensione di vecchiaia, la pensione anticipata e la totalizzazione, altro aspetto da sempre oggetto di aggiustamenti e modifiche?
Tenendo conto che da quest'anno uomini e donne hanno visto l'equiparazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia e si assiste all'innalzamento a 66 anni e 7 mesi (rispetto ai 66 anni e 1 mese iniziali e dunque come gli uomini) dell'età per le lavoratrici dipendenti e autonome del settore privato, dal 2019 scatta la mini rivoluzione. L'aumento di 5 mesi è per tutti per via dell'adeguamento delle aspettative di vita secondo quanto stabilito dall'Istat. Più nel dettaglio, uomini e donne devono aver compiuto 67 anni e maturato 20 anni di contributi. Le novità coinvolgono anche i lavoratori più giovani, quelli cioè che si vedono l'assegno calcolato tutto con il meno vantaggioso sistema contributivo ovvero calcolato sulla base dei reali contributi versati. Per tutti loro l'assegno di pensione deve essere maggiore di 1,5 volte rispetto a quello dell'assegno sociale, pari a 453 euro.
E se i contributi non sono sufficienti per accedere al trattamento previdenziale? In quel caso scattano i requisiti della vecchiaia contributiva ovvero il compimento di 71 anni di età sia per uomini e sia per donne. Anche in questo caso siamo di fronte a un ritocco verso l'alto. E tanto per dirla tutta, ecco il rialzo dell'età anagrafica necessaria per la pensione di vecchiaia anticipata per invalidità a 61 anni per gli uomini e a 56 anni per le donne.
Tra le novità che il prossimo anno porterà con sé c'è anche quello del cambiamento dei requisiti per i militari per andare in pensione. Perché l'adeguamento della speranza di vita coinvolge proprio tutti, anche il personale del comparto difesa. In estrema sintesi, per la pensione di anzianità devono aspettare 58 anni di età più una finestra di 12 mesi. Numeri comunque più bassi rispetto ai lavoratori pubblici e privati. A intervenire sulla questione pensioni, alla luce dei cambiamenti che stanno per essere introdotti, è adesso anche Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche di Itinerari previdenziali, e solitamente piuttosto critico rispetto ai miglioramenti che tardano ad arrivare.
Lo stesso Brambilla, si fa presente, si è anche occupato di stilare il programma della Lega, sintetizzabile nei cinque punti della cosiddetta controriforma ovvero dello stravolgimento delle regole adesso in corso. In prima battuta propone il pensionamento di vecchiaia anticipata con quota 100, ma raggiungibile a partire dai 64 anni di età anagrafica e almeno 36 anni di contributi. Quindi suggerisce il pensionamento con 41 anni di anzianità contributiva, ma con una serie di limitazione e di agevolazioni per alcune categorie ben precise. Ecco poi la riduzione della contribuzione per la previdenza a carico degli iscritti alla gestione separata al 24% di cui un terzo a carico del lavoratore e due terzi del committente.
Va libera alla certificazione delle pensioni di invalidità dovranno dalla commissione medica mista Inps-Inail con beneficio di un assegno di invalidità equiparata alla pensione minima. Ecco infine la reintroduzione dell'indicizzazione delle pensioni all'inflazione del 100% fino a tre volte il minimo, del 90% da tre a cinque volte il minimo e del 75% oltre 5 volte la prestazione minima.
Entrando allora nei dettagli, da 2019 il personale appartenente a Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia penitenziaria, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco dovrà aspettare 5 mesi in più prima di accedere al trattamento previdenziale rispetto a quanto è adesso previsto. Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, il trattamento può essere bloccato al raggiungimento dell'età massima per la permanenza in servizio prescritta dai vari ordinamenti variabile in funzione della qualifica e del grado, ma aumentata di un anno insieme al requisito contributivo (20 anni) previsto per la generalità dei lavoratori.
Sul fronte pensione di anzianità, si può accedere al trattamento anticipato con 41 anni di contributi senza tenere conto dell'età anagrafica o con 35 anni di contributi e 58 anni o al raggiungimento della massima anzianità contributiva corrispondente all'aliquota dell'80%.
Anche su questo versante i ritocchi sono verso l'alto e riguardano i contributi da versare all'istituto di previdenza perché non sono applicati i requisiti anagrafici. Più specificatamente agli uomini serviranno dal 2019 43 anni e 3 mesi di contributi, alle donne 42 anni e 3 mesi. Confrontando con la situazione attuale, viene fuori che l'aumento è di 5 mesi. L'eccezione è rappresentata dai lavoratori precoci, ai quali sono dal prossimo anno richiesti 41 anni e 5 mesi di contributi. Sullo stretto versante degli aspiranti pensionati che hanno l'assegno tutto contributivo, il requisito anagrafico richiesto salirà a 64 anni rispetto ai 63 anni e 7 mesi d'età attuali, a cui aggiungere 20 anni di contributi regolarmente versati. Infine, l'assegno per la pensione anticipata contributiva non deve essere più basso di 1.268 euro ovvero 2,8 volte l'assegno sociale.
Infine, capitolo totalizzazione, dal prossimo anno sono necessari 66 anni di età e almeno 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia, oltre a un'attesa di 18 mesi tra la pensione e la maturazione dell'ultimo requisito utile, 41 anni di contributi per la pensione di anzianità e un'attesa di 21 mesi.
Entrando allora nei dettagli, da 2019 il personale appartenente a Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia penitenziaria, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco dovrà aspettare 5 mesi in più prima di accedere al trattamento previdenziale rispetto a quanto è adesso previsto. Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, il trattamento può essere bloccato al raggiungimento dell'età massima per la permanenza in servizio prescritta dai vari ordinamenti variabile in funzione della qualifica e del grado, ma aumentata di un anno insieme al requisito contributivo (20 anni) previsto per la generalità dei lavoratori.
Sul fronte pensione di anzianità, si può accedere al trattamento anticipato con 41 anni di contributi senza tenere conto dell'età anagrafica o con 35 anni di contributi e 58 anni o al raggiungimento della massima anzianità contributiva corrispondente all'aliquota dell'80%.