Il caso dei baby pensionati che devono restituire all’Inps migliaia di euro a seguito di controlli. Cosa è accaduto e funzionamento del sistema
Sono numerosi i lavoratori che dovranno restituire migliaia di euro all’Inps a seguito di controlli e verifiche effettuate su una serie di erogazioni pensionistiche che in realtà non avrebbero dovuto essere riconosciute a dipendenti di una nota azienda. Vediamo di che si tratta e qual è il rischio che la stessa situazione possa interessare ulteriori dipendenti.
Inps chiede restituzione di migliaia di euro a numerosi lavoratori il caso
Nel dicembre del 2021, il Gruppo è stata oggetto di un sequestro preventivo da 38,9 milioni di euro, importo derivante dall’illecito risparmio dei costi del personale accumulato fino a quella data dal gruppo con una operazione che avrebbe causato all’Inps un danno da 22,2 milioni di euro, senza considerare gli importi di pensione illegittimamente percepiti dagli ex dipendenti per quasi tutto il 2022.
Diverse le persone coinvolte nell’inchieste che dovranno restituire soldi all’Inps, da funzionari a impiegati, sindacalisti e dirigenti, ognuno dei quali ha già ricevuto o presto riceverà comunicazione dall’Istituto di previdenza di risarcimento di migliaia di euro.
L’inchiesta sta facendo discutere, e non poco, provocando, chiaramente, una serie di proteste e opposizioni da parte degli interessati ma si tratta di un caso che, secondo alcune ipotesi, potrebbe non rimanere isolato.
Il caso dei baby pensionati del gruppo editoriale Gedi, molto discusso e controverso, potrebbe anche estendersi a coinvolgere anche altre aziende in cui si sono verificati baby prepensionamenti e, forse, senza aver effettivamente raggiunto i requisiti richiesti.
Il rischio è, dunque, che le richieste di rimborso di pensioni illegittimamente riconosciute, a seguito di controlli e verifiche approfondite da parte dell’Inps, possano estendersi a coinvolgere ulteriori ex dipendenti di aziende. Del resto, l’Istituto di Previdenza ha il potere e la facoltà di chiedere la restituzione di somme indebitamente pagate.
Le baby pensioni nel mirino dell’Inps si riferiscono a specifiche categorie di persone che in un momento particolare della storia politica italiana sono uscite dal lavoro in maniera decisamente prematura e agevolata.
Le baby pensioni erano un sistema di uscita dal lavoro agevolato per i dipendenti pubblici, introdotto nel 1973 e rimasto in vigore fino al 1992, che permetteva di andare in pensione con 20 anni di contributi a tutti i lavoratori dipendenti pubblici e con 14 anni e 6 mesi alle donne sposate con figli. Molti sono andati all’epoca in pensione ad appena 40 anni di età, e alcuni anche prima.
Secondo alcune stime, ad aver usufruito delle uscite anticipate con le baby pensioni sono state circa 424.802 persone, di cui il 56,5% donne e ancora oggi il sistema costa allo Stato più di 7 miliardi di euro all’anno.