Oltre l'Ape ci sono anche i fondi di solidarietà per quelli che vogliono andare in pensione prima
L’Ape non si configura come prestazione pensionistica ma si tratta di un reddito ponte che serve al lavoratore al quale manca poco per raggiungere la pensione, per poter sopravvivere fino al traguardo
Il tema delle pensioni è sempre molto caldo soprattutto dopo le promesse fatte nell’ultima campagna elettorale. Promesse che adesso il nuovo Governo dovrà mantenere per non perdere la fiducia dei tanti italiani che hanno dato il loro voto a una delle due forze che si sono assunte l’onere del governo dell’Italia. Tra le novità per quelli che vorrebbero uscire prima dal mondo del lavoro rispetto a quanto prevede la legge possono contare non solo sull’Ape, ma anche sui fondi di solidarietà. Ecco come fare.
Quindi il dibattito sulle pensioni è sempre molto attuale e vivace. Per uscire prima dal mondo del lavoro oggi non c’è solo la possibilità di usufruire dell’Ape. Una soluzione, introdotta dalla Legge di Bilancio 2017 e pensata per chi ha raggiunto almeno i 63 anni di età, che prevede l’esborso anticipato, da parte dell’Inps o dalla banca scelta, della cifra necessaria per raggiungere i requisiti necessari.
L’Ape, dunque, non si configura come la prestazione pensionistica, ma si tratta di un reddito ponte che serve al lavoratore, al quale manca poco per raggiungere la sospirata pensione, per poter sopravvivere fino al raggiungimento del traguardo. In pratica l’Ape non è niente altro che un prestito temporaneo che verrà ripagato in venti anni mediante una trattenuta che l’Inps si prenderà cura di effettuare sulla pensione di vecchiaia. L’anticipo dell’Ape riguarda alcune categorie ben precise di lavoratori: dipendenti pubblici e privati, lavoratori autonomi ed iscritti alla Gestione Separata.
Per quanto riguarda le pensioni, dunque, lo scenario è cambiato perché l’Ape non è più l’unica soluzione per quelli che vogliono andare in pensione prima rispetto alla scadenza naturale, possedendo alcuni requisiti ben precisi. Ci sono, infatti, già i fondi di solidarietà che rientrano nel funzionamento dell’Ape, nella sua versione aziendale, attraverso la possibilità di sostenere il costo dell’anticipo volontario dei dipendenti iscritti e al fine di agevolare l’esodo dei lavoratori più anziani che optano per questa modalità di uscita. Infatti, non solo i datori di lavoro del settore privato ma anche gli enti bilaterali e i fondi di solidarietà possono, previo accordo individuale con il lavoratore, incrementare il montante contributivo individuale da lui maturato, versando all’Inps un contributo per ciascun anno o sua frazione di anticipo rispetto alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia.
In questo caso si tratta di fondi di solidarietà sono una forma di sostegno al reddito, rivolta ai datori di lavoro a cui non si applica la normativa della cassa integrazione. Nati nei primi anni 2000, in via sperimentale e su libera iniziativa delle parti sociali, per fronteggiare le crisi produttive dei settori sprovvisti di ammortizzatori sociali, dal 2016 i fondi di solidarietà sono diventati obbligatori a seguito dell’istituzione del Fondo di integrazione salariale.