Pensioni, solo 2 categorie con una pensione dignitosa secondo Corte dei Corti che rilancia allarme

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensioni, solo 2 categorie con una pensi

I giovani lavoratori di oggi si avviano a diventare i pensionati poveri di domani, ad eccezione di lavoratori di comparti specifici: ecco cosa emerge da nuovo studio della Corte dei Conti

Quali sono le sole 2 categorie che potranno avere una pensione dignitosa secondo Corte dei Corti? Andare in pensione con il sistema contributivo, che considera per il calcolo dell’importo finale solo i contributi effettivamente versati dai lavoratori e decisamente meno conveniente del vecchio sistema retributivo, basato sulla media delle ultime retribuzioni percepite che, a fine carriera, sono sempre le più alte, non rappresenta certamente un vantaggio né un punto a favore per i lavoratori di oggi che, anzi, si avviano, secondo alcune stime, ad essere i pensionati poveri di domani.

Esistono, infatti, solo pochissime categorie di persone che, secondo alcune simulazioni, potranno andare in pensione con una pensione dignitosa. Vediamo di chi si tratta.

  • Quali sono le sole 2 categorie di lavoratori che avranno una pensione dignitosa
  • Modifiche alle pensioni necessarie secondo Corte dei Conti 


Quali sono le sole 2 categorie di lavoratori che avranno una pensione dignitosa

Secondo quanto emerso dal rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, la Corte dei Conti, partendo da dati Inps, ha offerto il quadro di uno spaccato delle posizioni previdenziali dei quarantenni che alla fine del 2020 erano occupati e completamente nel regime contributivo. 

Undici le figure tipo prese in considerazione e di queste solo due sono risultate decisamente avvantaggiate per la pensione che potranno ricevere in futuro: si tratta dei lavoratori assunti nel comparto delle Forze armate e lavoratori del comparto Sanità, mentre le posizioni più fragili sarebbero quelle impiegate nel settore autonomo e, in particolare, parasubordinati e coltivatori diretti, ma anche lavoratrici private.

In particolare, le 11 figure tipo di 40enni occupati e rientranti totalmente nel sistema contributivo comprendono: lavoratori dipendenti privati, lavoratrici dipendenti private, lavoratori del comparto sanitario, lavoratori del comparto Stato, lavoratori del comparto scuola e lavoratori del comparto Forze armate, mobilitati e disoccupati, lavoratori autonomi artigiani, lavoratori autonomi commercianti, lavoratori autonomi coltivatori diretti, lavoratori autonomi parasubordinati. 

Dal campione di lavoratori considerato, è emerso che circa 235 posizioni su 575 (il 40,8%) ha una retribuzione lorda inferiore ai 20 mila euro, e si tratta di circa il 28% dei giovani coinvolti. 

Secondo la Corte dei Conti, considerando le categorie studiate e i relativi lavoratori impiegati, sono emerse situazioni molto disomogenee con figure che presentano posizioni prossime pensionistiche molto rassicuranti solo nei due comparti di Sanità e Forze armate. Per i militari e gli occupati nel settore delle Forze armate, infatti, il montante contributivo in essere, considerato sulla base dei contributi maturati alla fine del 2020, raggiunge un valore medio di circa 235mila euro, mentre quello dei lavoratori della sanità supera i 178mila euro e si tratta di contributi derivanti da retribuzioni medie che risultano decisamente molto più alte di quelle percepite da altre tipologie di lavoratori.

E’ quindi nuovo allarme dalla Corte dei Conti sulla futura situazione pensionistica dei giovani lavoratori di oggi che sarà decisamente poco soddisfacente per la maggior parte dei lavoratori, considerando che si avranno pensioni medie molto basse, sui circa 800-mille euro ma che, però, devono avere diritto a raggiungere tutti una pensione dignitosa dopo una vita di lavoro, impegno e sacrifici.

Modifiche alle pensioni necessarie secondo Corte dei Conti 

Per modificare il futuro quadro pensionistico emerso dai recenti studi, la stessa Corte dei Conti ha parlato di una necessità di modifica dell’attuale legge Fornero sulle pensioni, che considera troppo rigida. Tuttavia, la stessa Corte dei Conti ne conferma l’impianto, perché resta sempre anche ora l’unica legge in grado di garantire sostenibilità finanziaria, parlando di modifiche necessarie ma che non devono rivedere in modo strutturale la legge in vigore. 

Per la Corte dei Conti non è necessario lavorare per una vera e propria riforma delle pensioni strutturale, ma basta lavorare a miglioramenti della stessa, rilanciando su alcune misure che garantiscono flessibilità di uscita come ape social, magari ampliandone la platea di beneficiari, ma nessuna quota. Secondo la Corte di Conti, infatti, le quote hanno effetti negativi sulla spesa pensionistica, quindi nessuna ulteriore proroga di quota 103 per la Corte dei Conti così come nessuna quota 41 per tutti sarebbero positive.