Pensioni, taglio dell'assegno fino al 3% per il covid. Chi e quando lo subirà

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Pensioni, taglio dell'assegno fino al 3%

In arrivo un doloroso taglio delle pensioni fino al 3% che non è altro che il risultato del crollo del Prodotto interno lordo. Ecco costa sta succedendo.

La crisi economica subita nelle scorse settimane e quella stimata per i prossimi mesi saranno solo un assaggio delle conseguenze del coronavirus in Italia.

L'impatto del virus sarà più devastante di quel che potrebbe adesso sembrare e finisce per coinvolgere addirittura le pensioni.

Detto in poche parole, gli assegni previdenziali saranno più bassi e non ci riferiamo a quelli che saranno erogati tra 10 o 20 anni perché già nel 2022 il Covid-19 presenterà il suo conto. Si tratta di un taglio delle pensioni fino al 3% che non è altro che il risultato del crollo del Prodotto interno lordo.

Associato al nuovo sistema di calcolo delle pensioni, adesso basato esclusivamente sui contributi effettivamente versati (il cosiddetto metodo contributivo) e non più tenendo conto della media dell'importo degli stipendi negli ultimi anni (metodo retributivo), la riduzione del Pil ha effetti devastanti sulla rivalutazione del montante contributivo.

Per intenderci, si tratta di quella componente che incide nella determinazione della cifra finale dell'assegno previdenziale. Vediamo cosa sta succedendo:

  • Pensioni più basse del 3% per il covid
  • Chi e quando subirà taglio dell'assegno

Pensioni più basse del 3% per il covid

Per quale motivo l'importo delle pensioni è così strettamente legato all'andamento del Pil in Italia? Le ragioni sono particolarmente complesse e vanno ricondotte al metodi di calcolo degli assegni e all'introduzione del montante contributivo.

In sintesi, dal 1996 si applica il sistema di calcolo contributivo e non più il vantaggioso retributivo che porta con sé la rivalutazione del montante versato sulla base di un coefficiente calcolato ogni anno dall'Inps sull'andamento del Prodotto interno lordo nei 5 anni precedenti.

Ecco dunque che se il Pil aumenta, cresce il montante accumulato, ma se cala ne risente in negativo e di conseguenza l'importo dell'assegno previdenziale diventa più basso. La novità è appunto il calo del coefficiente perché è appena la seconda volta dal 1996 che si verifica questa congiuntura.

Fino a questo momento è stato sempre positivo tranne una sola volta in cui però il governo dell'epoca era intervenuto per congelare l'applicazione della variazione e dunque la riduzione del montante.

Chi e quando subirà taglio dell'assegno

A subire le conseguenze della riduzione del Pil in questo periodo di coronavirus saranno coloro che andranno in pensione tra il 2022 e il 2023. La riduzione dell'importo potrebbe arrivare fino al 3% rispetto a quanto avrebbero percepito senza coronavirus.

Per capire quanto cambierà nella pratica l'assegno di pensione facciamo riferimento all'esempio proposto dal quotidiano il Messaggero che ha sollevato il caso del taglio fino al 3% per il covid.

Una persona nata nel 1956 che ha cominciato a lavorare nel 1980 e va in pensione nel 2023 a 67 anni, perde il 2,7% sulla parte contributiva della pensione e l'1,7% dell'importo complessivo della pensione lorda, calcolata con il sistema misto ovvero con il retributivo fino al 1996 e con il contributivo da quel momento in poi.