Per chi e come cambiano importi pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità di Maggio secondo INPS

di Marianna Quatraro pubblicato il
Per chi e come cambiano importi pensioni

Anche per il mese di maggio si prospettano novità per le pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità: cosa cambia e chiarimenti Inps

Per chi e come cambiano importi pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità a Maggio dopo indicazioni INPS? Anche per il mese di maggio si prospettano novità per le pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità relative soprattutto al calcolo degli importi che in alcuni casi saranno più alti, come buona notizia per i pensionati.  

  • Per chi e come cambiano importi pensioni di Maggio dopo indicazioni INPS
  • Quando vengono pagate le pensioni di maggio date e tempi
  • Quando e come cambieranno ancora importi pensioni nel 2023

Per chi e come cambiano importi pensioni di Maggio dopo indicazioni INPS

Nuove indicazioni e chiarimenti forniti dall’Inps spiegano come potrebbero cambiare gli importi delle pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità dopo le novità già riscontrate nei cedolini dei mesi precedenti tra rivalutazione dell’importo, trattenute e aumenti delle tasse da pagare.

Con una recente messaggio, l’Inps ha chiarito che nel mese di maggio aumenteranno innanzitutto gli importi delle pensioni di vecchiaia di chi percepisce trattamenti minimi per cui ad aprile non sono stati calcolati gli aumenti dovuti. 

L’Inps ha, infatti, spiegato che a maggio riceveranno aumenti degli importi i pensionati percettori di pensione minima di 563,74 euro, che attendono la rivalutazione del 120% e in tal caso si arriva a 572,20 euro, e gli over 75, per cui gli aumenti previsti dovrebbero portare le pensioni a quasi 600 euro mensili, più precisamente 597 euro, fino a fine anno.

Oltre agli aumenti che dovrebbero scattare da maggio 2023, dovranno essere calcolati anche i relativi arretrati da gennaio, di circa 34 euro.

Per il resto, il cedolino delle pensioni di maggio non avrà importanti modifiche per chi non percepisce un trattamento minimo di pensione e ci saranno sempre le tasse per le addizionali irpef regionali e comunali e l’acconto di imposta irpef dell’addizionale comunale e le trattenute, già annunciate e spiegate dall’Inps con chiarimenti precedenti. 

Anche sugli assegni pensionistici di maggio vengono, infatti, applicate le trattenute per le addizionali regionali e comunali relative al 2022, che si pagano generalmente in 11 rate nell’anno successivo a quello a cui riferiscono, da gennaio a novembre, per cui si calcoleranno anche nelle pensioni di maggio.

Quando vengono pagate le pensioni di maggio date e tempi

Per quanto riguarda i tempi di pagamento delle pensioni di maggio 2023, la data di erogazione dei bonifici è fissata per il 2 maggio, sia su conto corrente bancario sia su conto postale, essendo il primo maggio una festività.

In tutti gli ATM di Poste Italiane, le pensioni saranno prelevabili dalla mattina del 2 maggio, mentre per il pagamento in contanti della pensione il calendario di pagamento delle pensioni sarà diverso a seconda dell’iniziale del proprio cognome e sarà il seguente:

  • martedì 2 maggio 2023 per le lettere A e B;
  • mercoledì 3 maggio 2023 per le lettere C e D;
  • giovedì 4 maggio 2023 per lettere da E-K;
  • venerdì 5 maggio 2023 per lettere da L-O;
  • sabato 6 maggio 2023 (la mattina) per le lettere da P-R;
  • lunedì 8 maggio 2023 per le lettere da S-Z.

Quando e come cambieranno ancora importi pensioni nel 2023

Gli importi delle pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità cambieranno ancora nel corso dell’anno per effetto della nuova riforma fiscale che rivedrà l’Irpef per la tassazione sui redditi e anche le detrazioni. Non si sa ancora se la riforma delle tasse prenderà al via a settembre o forse a inizio del 2024.

Il governo Meloni vuole modificare le attuali quattro aliquote Irpef che sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
L’obiettivo è ridurre le aliquote Irpef portandole a tre e sono al momento quattro le ipotesi al vaglio. La prima ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:
  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, coloro che con redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro annui, cioè chi ha pensioni tra 2.150 euro circa e 3.700 euro al mese circa, avranno aumenti delle pensioni, perchè l’aliquota Irpef scenderebbe dal 35% al 27%. 

Sono, invece, previste riduzioni degli importi di pensioni e aumenti di tasse per chi ha redditi annui sui 25mila euro, mentre non si attende nessuna novità per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro e per l’ultima fascia, cioè per redditi superiori ai 50mila euro, per cui resterebbero confermate le attuali aliquote Irpef, rispettivamente, del 23% e del 43%.

Altra ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:

  • aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • aliquota al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • aliquota al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
Con questo schema di revisione Irpef, tutte le fasce di reddito sarebbero avvantaggiate, considerando che chi ha redditi da 25 mila euro all’anno pagherebbe circa 200 euro di tasse in meno, per arrivare fino a circa 700-1000 euro per chi ha redditi più alti.

Ulteriore ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti tre nuove aliquote:

  • aliquota del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • aliquota del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • aliquota del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Anche in questo caso, i maggiori vantaggi sarebbero per chi ha redditi più alti tra 50mila e 75mila euro, mentre calerebbero le pensioni di chi redditi tra i 15mila e 28mila euro, per cui l’aliquota di tassazione salirebbe dall’attuale 25% al 27% e nulla cambierebbe ancora per la fascia di redditi più bassa.

Infine, ultima ipotesi di revisione Irpef, e al momento anche la più probabile, prevede le seguenti aliquote:

  • aliquota del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • aliquota del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • aliquota del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, chi ha redditi tra i 15mila e i circa 30mila euro ne trarrebbe maggiori benefici, perchè si calcolerebbe una riduzione delle tasse da pagare con conseguenti aumenti delle pensioni.

Con la nuova riforma fiscale dovrebbero cambiare anche le detrazioni, che incidono sul calcolo degli importi delle pensioni. L’intenzione del governo è, infatti, quello di rivedere le attuali detrazioni con nuove percentuali di detrazioni differenti in base alle diverse fasce di reddito di appartenenza che, al momento, potrebbero essere le seguenti:

  • detrazioni del 4% del reddito per lo scaglione fino a 15mila euro;
  • detrazioni del 3% del reddito per lo scaglione tra 15mila e 50mila euro;
  • detrazioni del 2% del reddito per lo scaglione tra 50mila e 100mila euro;
  • nessuna detrazione per redditi oltre i 100mila euro.
Nel corso dell’anno, altro momento importante che contribuirà a modificare gli importi delle pensioni sarà quello in cui si riceveranno i rimborsi derivanti dal 730 2023. I tempi per ottenere i rimborsi 730 2023 dipendono dalla presentazione del 730.

Per i pensionati il rimborso 730 avviene direttamente dall’Inps e generalmente la seconda mensilità successiva alla data di consegna della domanda, considerando che le il 730 2023 può essere presentato da maggio ad ottobre. Per esempio, se il 730 viene presentato entro il 31 maggio, il rimborso viene pagato a luglio; se il 730 viene presentato entro il 30 giugno, il rimborso viene effettuato a luglio e così via.