Gli aumenti degli importi di pensione saranno più bassi del previsto e per diversi motivi: quali sono, cosa prevedono e per chi
Per chi e di quanto aumenti pensioni saranno minori di quanto previsto per legge come già successo in passato? Mentre si continua a parlare di riforma pensioni, che sarà certamente definita in tempi più lunghi rispetto a quanto previsto, per cui anche quest’anno si chiuderà con un nulla di fatto reale per la definizione di novità strutturali, e mentre sono ripresi gli incontri tra governo e sindacati proprio per lavorare sulle novità pensioni, gli aumenti degli importi sperati molto probabilmente non ci saranno. E anzi, saranno più bassi del previsto.
Il motivo degli aumenti minori del previsto per alcune pensioni è da ricercare nel sistema di rivalutazione al via nel 2023 e che sarà attuato anche nel 2024 e per un duplice motivo: la modalità di definizione dell’indice di rivalutazione annuale e le nuove percentuali rivalutative decise dal governo Meloni per la perequazione delle pensioni in base all’importo di pensione che si percepisce.
Partendo dalla rivalutazione annua delle pensioni, avviene in base ad andamento di inflazione e dei prezzi al consumo Istat. Considerando l’andamento attuale dell’inflazione, ridottasi dal circa 11% al circa 6%, comunque alta, se dovesse rimanere su tali livelli entro fine anno, dovrebbe prevede un indice di rivalutazione pensionistica almeno al 6-7% per aumentare effettivamente le pensioni garantendo ai pensionati reale maggiore potere di acquisto.
Probabilmente, però, come già accaduto quest’anno, l’indice rivalutativo sarà più basso rispetto a quanto dovrebbe per andamento dell’inflazione, con conseguenti aumenti delle pensioni minori del previsto. E’, infatti, plausibile che se l’inflazione a fine anno sarà tra 6% e 7%, l’indice di rivalutazione sarà al 4% circa, forse al 5%, dunque più basso delle aspettative.
Al minor indice di rivalutazione rispetto al previsto si aggiungono anche le nuove percentuali rivalutative in vigore che non sono più tre ma sei e si riducono all’aumentare della pensione percepita, riducendone, di conseguenze, il potere rivalutativo.
In particolare, le precedenti percentuali rivalutative erano tre ed erano le seguenti:
Il sistema di un aumento delle pensioni minore rispetto al previsto si è già verificato quest’anno ma anche in anni passati con le percentuali di rivalutazione nel tempo riviste, pur se considerate incostituzionali.
Per esempio, alla fine dello scorso 2022, l’inflazione era quasi all’11% e per garantire potere di acquisto ai pensionati sarebbe stato necessario rivalutare le pensioni almeno al 10%, ma l’indice di rivalutazione per le pensioni 2023 è stato fissato al ‘solo’ 7,3%.
E la rivalutazione, proprio per effetto delle diverse percentuali rivalutative in vigore, non è stata piena per tutti, portando così nelle tasche dei pensionati importi minori rispetto a quanto si aspettavano. Per esempio, una pensione di 1.400 euro, con indice al 10%, avrebbe dovuto avere un aumento di 140 ma con indice al 7,3% ha abuto un aumento di 98 euro, più basso dunque del previsto.