Per chi e di quanto aumenti pensioni saranno minori di quanto previsto per legge come già successo in passato

di Marianna Quatraro pubblicato il
Per chi e di quanto aumenti pensioni sar

Gli aumenti degli importi di pensione saranno più bassi del previsto e per diversi motivi: quali sono, cosa prevedono e per chi

Per chi e di quanto aumenti pensioni saranno minori di quanto previsto per legge come già successo in passato? Mentre si continua a parlare di riforma pensioni, che sarà certamente definita in tempi più lunghi rispetto a quanto previsto, per cui anche quest’anno si chiuderà con un nulla di fatto reale per la definizione di novità strutturali, e mentre sono ripresi gli incontri tra governo e sindacati proprio per lavorare sulle novità pensioni, gli aumenti degli importi sperati molto probabilmente non ci saranno. E anzi, saranno più bassi del previsto.

  • Per chi e di quanto aumenti pensioni saranno minori del previsto
  • Cosa è già successo in passato per aumenti pensioni ridotti 

Per chi e di quanto aumenti pensioni saranno minori del previsto

Stando ad alcune simulazioni, sulla base delle leggi attualmente in vigore per la rivalutazione pensionistica annuale, riceveranno aumenti minori del previsto, di qualche decina di euro, coloro che percepiscono pensioni più alte, dai 2mila euro circa in poi.

Il motivo degli aumenti minori del previsto per alcune pensioni è da ricercare nel sistema di rivalutazione al via nel 2023 e che sarà attuato anche nel 2024 e per un duplice motivo: la modalità di definizione dell’indice di rivalutazione annuale e le nuove percentuali rivalutative decise dal governo Meloni per la perequazione delle pensioni in base all’importo di pensione che si percepisce. 

Partendo dalla rivalutazione annua delle pensioni, avviene in base ad andamento di inflazione e dei prezzi al consumo Istat. Considerando l’andamento attuale dell’inflazione, ridottasi dal circa 11% al circa 6%, comunque alta, se dovesse rimanere su tali livelli entro fine anno, dovrebbe prevede un indice di rivalutazione pensionistica almeno al 6-7% per aumentare effettivamente le pensioni garantendo ai pensionati reale maggiore potere di acquisto.

Probabilmente, però, come già accaduto quest’anno, l’indice rivalutativo sarà più basso rispetto a quanto dovrebbe per andamento dell’inflazione, con conseguenti aumenti delle pensioni minori del previsto. E’, infatti, plausibile che se l’inflazione a fine anno sarà tra 6% e 7%, l’indice di rivalutazione sarà al 4% circa, forse al 5%, dunque più basso delle aspettative.

Al minor indice di rivalutazione rispetto al previsto si aggiungono anche le nuove percentuali rivalutative in vigore che non sono più tre ma sei e si riducono all’aumentare della pensione percepita, riducendone, di conseguenze, il potere rivalutativo.

In particolare, le precedenti percentuali rivalutative erano tre ed erano le seguenti:

  • del 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo, fino a 2062 euro lordi;
  • del 90% per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo, fino a 2577,90 euro lordi;
  • del 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo, oltre 2.577,90 euro lordi.
Le nuove percentuali di rivalutazione delle pensioni sono sei e sono le seguenti:
  • 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
  • 85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
  • 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
  • 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
  • 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
  • 32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
Con le nuove percentuali di rivalutazione delle pensioni, si riduce la rivalutazione di tutte le pensioni, soprattutto dai 2.600 euro in poi, ad eccezione di quelle più basse, quindi gli importi risultano più bassi del previsto.

Cosa è già successo in passato per aumenti pensioni ridotti 

Il sistema di un aumento delle pensioni minore rispetto al previsto si è già verificato quest’anno ma anche in anni passati con le percentuali di rivalutazione nel tempo riviste, pur se considerate incostituzionali.

Per esempio, alla fine dello scorso 2022, l’inflazione era quasi all’11% e per garantire potere di acquisto ai pensionati sarebbe stato necessario rivalutare le pensioni almeno al 10%, ma l’indice di rivalutazione per le pensioni 2023 è stato fissato al ‘solo’ 7,3%.

E la rivalutazione, proprio per effetto delle diverse percentuali rivalutative in vigore, non è stata piena per tutti, portando così nelle tasche dei pensionati importi minori rispetto a quanto si aspettavano. Per esempio, una pensione di 1.400 euro, con indice al 10%, avrebbe dovuto avere un aumento di 140 ma con indice al 7,3% ha abuto un aumento di 98 euro, più basso dunque del previsto.