Quali sono le ulteriori misure e novità ancora attese nel corso dell’anno per le pensioni e come potranno incidere sul calcolo delle pensioni percepite
Per chi, quando e come cambieranno ancora gli importi pensioni tra i 500-3700 euro durante il 2023? All’indomani della nuova rivalutazione automatica delle pensioni scatta da gennaio 2023 ma ancora da ricalcolare per gli assegni pensionistici e la decisione dei nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo, che garantiranno a chi va in pensione quest’anno importi più alti, si prospettano ulteriori novità pensioni che potrebbero continuare a modificare gli importi mensili percepiti. Vediamo quando e per chi dovrebbero ancora cambiare le pensioni.
Quando e come cambieranno ancora le pensioni tra i 500-3700 euro nel 2023
Per chi cambieranno ancora importi pensioni tra i 500-3700 euro nel corso del 2023
Quando e come cambieranno ancora le pensioni tra i 500-3700 euro nel 2023
Sono principalmente quattro i momenti in cui durante il 2023 potranno ancora cambiare le pensioni tra 500-3700 euro e, riassumendoli, sono:
marzo, quando finalmente i pensionati riceveranno i loro importi di pensione rivalutati con nuovo indice 2023, in base alle diverse nuove percentuali di rivalutazioni stabilite dal governo Meloni, e compresi di arretati dovuti per i mesi di gennaio e febbraio;
estate, con l’avvio ufficiale della nuova riforma del Fisco (pronta a marzo come annunciato) che dovrebbe rivedere ancora le aliquote Irpef di pagamento delle tasse che incideranno sulle pensioni percepite, con riduzioni o aumenti;
ultimi mesi dell’anno, con pagamento di eventuali conguagli dovuti alla decisione dell’indice di rivalutazione 2023 ufficiale;
fine dell’anno e inizio 2023, quando sarà approvata la nuova Manovra Finanziaria con ulteriori modifiche che saranno in vigore dal prossimo anno 2024.
Ma andiamo con ordine: partendo dalla nuova rivalutazione 2023 finalmente al via da marzo, chi ha una pensione tra i 500-3700 euro, da marzo potrà avere importi più alti rivalutati con arretrati dei mesi di gennaio e febbraio.
Considerando gli anticipi già ricevuti del 2% per la rivalutazione anticipata da ottobre a dicembre 2022 per pensioni fino a 2.692 euro lorde al mese e le sei nuove percentuali di rivalutazione stabilite dal governo Meloni per quest’anno, in generale gli aumenti saranno di qualche decina di euro per tutti e saranno maggiori per chi percepisce pensioni più basse per poi ridursi progressivamente.
In particolare, le sei nuove percentuali di rivalutazione pensionistica 2023 sono le seguenti:
del 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
dell’85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
del 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
del 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
del 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
del 32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
Se a marzo, come annunciato dal governo, sarà presentata la nuova riforma del Fisco, in estate le pensioni tra 500-3.700 euro cambieranno anche per effetto delle nuove tasse da pagare. La prima misure che potrebbe rientrare nella nuova riforma del fisco è, infatti, una nuova revisione delle aliquote Irpef di tassazione sui redditi.
Il governo Draghi lo scorso anno ha già modificato le aliquote Irpef portandola da cinque a quattro in base ai diversi scaglioni di reddito sono le seguenti:
del 23% per redditi fino a 15.000 euro;
del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro;
del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro;
del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Il governo Meloni potrebbe ora rivedere ancora le aliquote Irpef per il pagamento delle tasse e portarle a tre che potrebbero essere del 23%, 27% e al 43% divise probabilmente per le seguenti fasce di reddito:
aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con le nuove aliquote, per chi percepisce redditi fino a 15mila euro, e quindi pensioni tra 500-1150 euro circa nulla dovrebbe cambiare rispetto a quanto attualmente previsto; per chi ha redditi superiori fino a 15mila euro e fino a 28mila euro annui, cioè per pensioni fino a 2.150 euro al mese circa, gli importi elle pensioni potrebbero essere inferiori rispetto ad ora, mentre per chi ha redditi tra 28mila euro e 50mila euro annui, cioè per chi percepisce pensioni tra circa 2.220 euro al mese e circa 3.700 euro al mese, le pensioni aumenteranno ancora, perché si tratta di redditi per cui l’aliquota Irpef scenderebbe dal 35% al 27%, riducendosi di molto e prevedendo tasse decisamente inferiori da pagare per queste pensioni con conseguenti aumenti degli importi netti.
Altra novità che durante il 2023 potrebbe cambiare ancora gli importi delle pensioni tra 500-3.700 euro, anche in tal caso con aumenti, è la decisione del tasso definitivo di rivalutazione delle pensioni 2023.
L’indice di rivalutazione delle pensioni per il 2023 è stato fissato al 7,3% ma si tratta di un indice provvisorio, calcolato sull’andamento dei prezzi al consumo accertati dall’Istat fino ad ottobre.
Durante il 2023, l’indice di rivalutazione provvisorio di inizio anno dovrebbe essere rivisto in base all’andamento dei prezzi di novembre e dicembre 2022 e, considerando i forti aumenti registrati, probabilmente sarà aumentato, forse tra lo 0,5% e l’1%, comportando ulteriori cambiamenti per gli importi di pensioni che aumenteranno ancora con ricalcolo degli importi su nuovo indice definitivo e conguagli da pagare presumibilmente nell’ultima parte dell’anno e questo aumento chiaramente andrà ad incidere sugli importi di pensione tra 500-3700 con ulteriori aumenti di qualche euro.
Per chi cambieranno ancora importi pensioni tra i 500-3700 euro nel corso del 2023
Le novità che avverranno ancora durante il 2023 e che incideranno sugli importi di pensione mensile percepita interesseranno tutti i titolari delle diverse tipologie di pensione ricevuta, da pensione di vecchiaia a pensione anticipata ordinaria, a pensioni con le diverse forme di pensione anticipata, a pensioni di invalidità, reversibilità, assegno sociale.