Si avviano a subire ulteriori modifiche le pensioni degli italiani dopo le novitā di luglio: quali sono i cambiamenti attesi e chi interesseranno
Quali saranno e quando le prossime modifiche alle pensioni dopo le 2 novità entrate in vigore a Luglio-Agosto? Il dibattito sulle pensioni è sempre aperto e in queste ultime settimane di nuovo più vivo che mai dopo l’ultimo incontro tra governo e sindacati, dopo le novità entrate in vigore questa estate e in prospettiva di ulteriori modifiche possibili.
L’aumento delle pensioni minime spetta, in particolare, a tutti i pensionati che percepiscono l'assegno minimo, che aumenta dell’1,5%, mentre per i soggetti over 75 l’aumento arriva al 6,4%.
In particolare, gli aumenti stabiliti per chi percepisce pensioni minime passano dagli attuali 563,74 a 572,20 euro e per gli over 75 le pensioni minime aumentano da 563,74 a circa 600 euro, precisamente 599,82 euro.
Altra novità per le pensioni entrata in vigore a luglio è il debutto della domanda precompilata per la pensione di vecchiaia, misura sperimentale avviata su 5mila pensionandi, ma da allargare ad una platea decisamente più estesa di persone con l’obiettivo di arrivare ad un sistema di automatizzazione della liquidazione delle prestazioni, che a sua volta rientra tra gli obiettivi del Pnrr per la digitalizzazione della P.A. per rendere i servizi più accessibili a cittadini e imprese.
Il campione di 5mila pensionandi interessati dalla sperimentazione riceverà sia una lettera cartacea, sia una notifica sull’app IO, e sia una notifica nell’area personale MyINPS dell’Istituto, con indicazioni sulla procedura da seguire. La lettera riporta anche un QR code che rimanda direttamente alla domanda precompilata con tutti i dati in possesso dell'Istituto, all’estratto conto contributivo, base di calcolo per la pensione e a indicazioni per segnalare eventuali errori o incongruenze.
Le prossime modifiche alle pensioni attese prossimamente sono relative agli importi, che potrebbero cambiare con la prossima riforma fiscale, e alle uscite anticipate, che potrebbero arrivare con la prossima Manovra Finanziaria 2024.
La nuova riforma del Fisco prevede la revisione delle aliquote Irpef che il governo Meloni punta a ridurre, portandole da quattro a tre. Partendo dalle attuali quattro aliquote Irpef in vigore in base agli scaglioni di reddito, sono le seguenti:
Con questa ipotesi di novità Irpef, inoltre, non si prospetterebbe alcuna novità per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro e per l’ultima fascia di redditi superiori ai 50mila euro, per cui resterebbero confermate le attuali aliquote Irpef, rispettivamente, del 23% e del 43%.
La seconda ipotesi di revisione Irpef dovrebbe prevedere le seguenti aliquote:
Altra ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti tre nuove aliquote:
Ultima ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti nuove aliquote:
Recenti indiscrezioni parlano anche di una ulteriore possibile riduzione dell’aliquota Irpef per il primo scaglione di reddito, più bassa dunque rispetto all’attuale 23%, annunciata e voluta dalla stessa premier Meloni, proprio a sostegno di chi guadagna meno ma è costretto a pagare molte tasse.
Accanto alle novità per gli importi delle pensioni che dovrebbero arrivare con la nuova riforma del Fisco, l’attesa è anche per ulteriori novità per uscite anticipate che potrebbero, invece, essere inserite nella prossima Manovra Finanziaria 2024.
Diverse le misure possibili, secondo quanto riportano le ultime notizie, da provvedimenti ad hoc per i giovani che hanno carriere lavorative precarie e discontinue e che rischiano di essere i poveri di domani, a nuove pensioni anticipate, pur se non per tutti, ma per permettere almeno a determinate categorie di lavoratori e lavoratrici di andare in pensione prima.
Le ultime anticipazioni parlano di una quota 41 per tutti senza limiti di età (che sembra, comunque, la norma più difficile da far approvare), per permettere a tutti i lavoratori di raggiungere la pensione solo con 41 anni di contributi e senza alcun requisito anagrafico, calcolando l’assegno pensionistico finale interamente attraverso il sistema contributivo, come accade già per la pensione anticipata con opzione donna, quindi meno vantaggioso per i lavoratori.
In discussione anche un nuovo sistema di opzione donna, per permettere alle donne lavoratrici di continuare ad andare in pensione prima rispetto agli attuali requisiti pensionistici richiesti ma non con il ripristino dei vecchi requisiti, come inizialmente paventato.
Si pensa, infatti, ad un nuovo scivolo pensionistico riservato solo alle donne over 60 e che potrebbe avere lo stesso meccanismo dell’attuale Ape social, prevedendo cioè il pagamento di una indennità fino al compimento del 67esimo anno di età, per poi iniziare a percepire la normale pensione.
Ma il governo starebbe lavorando anche alla definizione di un nuovo strumento unico per gli esodi incentivati contestuali a nuove assunzioni. Il nuovo sistema ingloberebbe gli attuali sistema di uscita anticipata di isopensione che permette di andare in pensione prima fino a 7 anni, contratto di espansione che permette di andare in pensione prima fino a 5 anni, e trattativa privata tra impresa e singolo lavoratore, permettendo di uscire prima fino a 5-7 anni percependo un’indennità ma perdendo i contributi degli anni persi a lavoro per l’uscita prima con il rischio di avere alla fine una pensione più bassa.
Non solo importi pensioni modificati per la nuova riforma fiscale e uscite anticipate: le prossime novità, quasi certe per le pensioni, riguardano la rivalutazione delle pensioni 2024. Ogni anno, infatti, sulle pensioni si calcola la rivalutazione per adeguamento all’andamento di inflazione e indice dei prezzi al consumo Istat, per dare maggiore potere di acquisto ai pensionati
La rivalutazione annua delle pensioni avviene, dunque, sull’andamento dell’inflazione ma, probabilmente, come già accaduto quest’anno, l’indice rivalutativo delle pensioni 2024 sarà più basso rispetto a quanto dovrebbe considerando l’inflazione e con conseguenti aumenti delle pensioni minori del previsto.
Secondo le stime, se ora l’inflazione di attesa tra il 5 e il 6% circa, è plausibile che a fine anno resterà sullo stesso livello, ma l’indice di rivalutazione delle pensioni per il 2024 non sarà del 6% ma molto probabilmente più basso, forse al 4%, per cui le pensioni aumenteranno molto meno di quanto dovrebbero, riducendo anche il reale aumento del potere di acquisto dei pensionati.
Del resto, un aumento delle pensioni minore del previsto si è già verificato quest’anno considerando che alla fine dello scorso 2023 l’inflazione era quasi all’11% e la rivalutazione delle pensioni non è stata al 10% o 11%, ma l’indice di rivalutazione per le pensioni 2023 si è fermato al 7,3%.
E non finisce qui: ulteriore novità che potrebbe essere considerata negativa per le pensioni è la rivalutazione inferiore al previsto per il prossimo anno e non solo per l’indice rivalutativo che sarà più basso rispetto a quanto dovrebbe ma anche per le nuove percentuali rivalutative decise dal governo Melon.
Le percentuali di rivalutazione delle pensioni in vigore da quest’anno 2023 non sono più, infatti, tre ma sei e si riducono all’aumentare della pensione percepita, riducendone, di conseguenze, il potere rivalutativo.
In particolare, le precedenti percentuali rivalutative erano tre ed erano le seguenti:
100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
Rispetto alle tre precedenti percentuali rivalutative, con le nuove percentuali di rivalutazione delle pensioni, si abbassa l’aumento atteso di tutte le pensioni, ad eccezione di quelle più basse a cui bisogna sempre garantire maggiore sostegno.
Considerando quanto sopra appena spiegato, le prossime modifiche alle pensioni per gli importi potrebbero arrivare a settembre-ottobre, quando dovrebbe essere approvata la riforma fiscale, o nella Manovra Finanziaria 2024 di fine anno con misure che prenderebbero il via a partire da gennaio 204.