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Come e quali tipologie di pensioni saranno modificate il prossimo anno 2023 tra pensioni di reversibilità, invalidità, minime, anzianità. Chiarimenti
Per quali tipologie di pensioni (reversibilità, invalidità, minime, anzianità) sono attese modifiche nel 2023? In vista della prossima Manovra Finanziaria, che dovrà essere approvata entro fine anno per poi entrare ufficialmente in vigore a partire dal primo gennaio 2023, il nuovo governo, nell’attesa della formazione definitiva, inizia a lavorarci. Poco il tempo a disposizione e diverse le misure necessarie su cui concentrarsi.
Generalmente ogni anno, con la Manovra finanziaria, attenzione particolare è puntata sul capitolo pensioni, e soprattutto su quelle forme di uscita anticipata che ormai da anni si chiedono per modificare l’attuale legge pensionistica troppo rigida per tanti. Ma quest’anno, meno degli altri anni, si parlerà molto probabilmente di uscita anticipata per le pensioni, focalizzandosi invece su risorse da investire per garantire aumenti delle pensioni. Vediamo quali modifiche potranno esserci nel 2023 per le pensioni e per quali tipologie di trattamenti.
L’obiettivo è quello di aumentare le pensioni di invalidità e minime, molto probabilmente fino a mille euro per tutti.
Con particolare riferimento poi alle pensioni di reversibilità ai superstiti, si preparano a cambiare con aumenti degli importi sulla scia di quanto stabilito da recenti sentenze che hanno cambiato alcuni orientamenti su tale prestazione, a partire da una nuova sentenza della Corte di Cassazione sul diritto a percepire la pensione di reversibilità.
Se la legge prevede da sempre che la pensione di reversibilità spetti anche al coniuge separato, la Corte di Cassazione ha recentemente precisato che la pensione di reversibilità spetta sì al coniuge separato con addebito e ma può spettare non solo se il coniuge è titolare di assegno alimentare a carico del coniuge deceduto.
Dunque, secondo la Corte, ha diritto ad avere la pensione di reversibilità del defunto anche l’ex coniuge che non percepisce l’assegno di divorzio.
La Corte Costituzionale è invece intervenuta sulle pensioni di reversibilità, con una recente sentenza sul calcolo degli importi, spiegando che, pur essendo giusto il principio di riduzione degli importi delle pensioni di reversibilità se il superstite che ha diritto a percepire la prestazione percepisce altri redditi, le riduzioni non devono mai superare i redditi percepiti dal beneficiario, altrimenti non avrebbe senso ricevere tale ulteriore prestazione.
A prescindere all’aumento per pensioni di invalidità e minime, le modifiche che attendono le pensioni nel 2023 riguardano sicuramente e soprattutto la rivalutazione automatica che dovrebbe scattare dal prossimo mese di gennaio 2023 e che, come previsto dalle leggi in vigore, interessa tutte le tipologie di pensioni, e sia pensioni di reversibilità, invalidità e pensioni minime e sia pensioni di vecchiaia e anticipata ordinaria (ex pensione di anzianità).
Ciò che non si sa ancora è su quale indice avverrà la rivalutazione delle pensioni nel 2023. La rivalutazione annua delle pensioni avviene di norma su indice Istat definito in base all’andamento dell’inflazione e per quest’anno 2022 è stato inizialmente fissato in via provvisoria all’1,7%, poi modificato all’1,9% come indice definitivo per il 2023, e, ancora, aumentato al 2%, ma solo da ottobre a dicembre, a causa dell’improvvisa impennata dell’inflazione.
L’aumento dell’inflazione, però, non si arresta e si discute di come rivalutare le pensioni il prossimo anno e al momento diverse sono le ipotesi in ballo, come:
La rivalutazione delle pensioni nel 2023 non sarà, però, uguale e piena per tutti ma, indipendentemente dall’indice di rivalutazione che sarà applicato, avverrà nelle seguenti percentuali: