Quali aumenti pensioni Marzo tra 500-3500 euro sono stati ancora rinviati da INPS o minori previsto

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Quali aumenti pensioni Marzo tra 500-350

Chi non ha ancora ricevuto l’aumento delle pensioni deciso dal governo e chi invece si aspettava aumenti maggiori ma è stato deluso: chiarimenti e spiegazioni

Quali aumenti delle pensioni di marzo tra 500-3500 sono stati posticipati ancora da INPS e quali sono minori del previsto? La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto diverse novità per il ricalcolo delle pensioni 2023, dalla rivalutazione annuale con indice al 7,3% all’aumento delle pensioni minime a 600 euro ma solo per determinate categorie di pensionati e solo per quest’anno. Tuttavia non tutti hanno effettivamente ricevuto gli aumenti promessi, e ci sono sempre coloro che lamentano importi rivalutati inferiori alle aspettative.

  • Quali aumenti pensioni di marzo sono stati ancora posticipati da Inps
  • Chi ha ricevuto aumenti inferiori rispetto a quanto previsto 

Quali aumenti pensioni di marzo sono stati ancora posticipati da Inps

Sono molti i pensionati con pensioni minime che lamentano di non aver ricevuto l’aumento della pensione ai 600 euro promessi dal governo. Ed effettivamente si tratta di un aumento ancora posticipato dall’Inps: coloro che hanno diritto ad avere l’aumento della pensione minima a 600 euro dovranno attendere ancora un po' prima di riceverlo, perché l’Inps sta ancora procedendo al ricalcolo degli assegni interessati. 

A gennaio molti pensionati con pensione più bassa hanno ricevuto l’aumento dell’assegno mensile per effetto della rivalutazione pensionistica al 100%, da questo mese di marzo la rivalutazione è stata applicata anche a tutti gli altri pensionati in misura differente in base al reddito percepito.

Insieme alla rivalutazione spettante, chi percepisce pensioni minime avrebbe dovuto ricevere assegni pari a 600 euro. Ma, precisiamo, si tratta di un ulteriore aumento (dell’1,6% oltre la rivalutazione al 7,3%) che non spetta a tutti i pensionati ma solo ed esclusivamente agli over 75 che percepiscono trattamenti minimi e solo per quest’anno 2023. L’Inps sta, però, ancora ricalcolando le pensioni coinvolte e probabilmente la nuova indicizzazione con relativo aumento sarà riconosciuta il prossimo mese di aprile e con gli arretrati dovuti per i primi tre mesi dell’anno.

Chi ha ricevuto aumenti inferiori rispetto a quanto previsto 

Insieme agli over 75 che attendono i 600 euro di pensione promessi dal governo, ci sono molti pensionati che lamentano di aver ricevuto aumenti minori rispetto al previsto. I motivi di tali delusioni sono diversi: innanzitutto la rivalutazione pensionistica, come ormai noto, non è per tutti piena al 7,3% ma avviene in misura differente in base ai redditi percepiti e relative percentuali rivalutative che decrescono all’aumentare della pensione mensile che si riceve.

Il governo Meloni ha fissato per quest’anno sei nuove aliquote rivalutative in base ai redditi percepiti che sono del:

  • 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.100 euro lordi mensili;
  • 85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.626 euro lordi al mese;
  • 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.150 euro;
  • 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro;
  • 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, fino a 5.250 euro mensili;
  • 32% per pensioni oltre le 10 volte il minimo.
Per esempi, chi prende una pensione di 1200 euro ha avuto un aumento di 63 euro lordi, per chi ha una pensione di 1800 euro l’aumento a marzo è stato di 95 euro, mentre per pensioni più alte di 3mila euro, l’aumento a marzo è stato di circa 116 euro, e per pensioni di 3.500 euro l’aumento ha superato di poco i 120 euro. 

Con le pensioni di marzo sono stati riconosciuti anche gli arretrati per la mancata rivalutazione per i mesi di gennaio e febbraio. Precisiamo che gli aumenti delle pensioni per la rivalutazione sono da intendersi al lordo, non al netto, e per questo in molti casi l'aumento previsto può risultare più basso del previsto.

Inoltre, a contribuire a diminuire gli importi delle pensioni di marzo ci sono anche altri elementi che vengono calcolati, come rimborsi, detrazioni ecc, imposte locali. Gli aumenti delle pensioni di marzo minori del previsto dipendono soprattutto da queste ultime: è vero che con la rivalutazione aumentano le pensioni mensili, ma è anche vero che sono aumentate le imposte locali, per cui gli aumenti sono stati pagati in tasse.

L’aumento delle imposte locali, addizionali Irpef comunali e regionali incide infatti notevolmente sul calcolo della pensione netta finale, motivo per cui in molti casi gli aumenti risultano ridotti o addirittura azzerati.

Per esempio, la Lombardia ha già rivisto le aliquote Irpef ma solo per i redditi sopra i 75 mila euro, per cui gli scaglioni di reddito e le relative aliquote delle tasse regionale sono diventate le seguenti:
per i redditi fino a 15 mila euro, l’aliquota è dell’1,23%;
per i redditi tra 15 mila e 28 mila euro, l’aliquota è dell’1,58%;
per i redditi tra i 28 mila e i 50 mila euro, l’aliquota è dell’1,72%;
per i redditi oltre i 50 mila euro, l’aliquota è dell’1,73%.