Quando saranno fatte modifiche pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità saltate in decreto lavoro

di Marianna Quatraro pubblicato il
Quando saranno fatte modifiche pensioni

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Quali sono le modifiche saltate nel Decreto Lavoro per pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità e quando potrebbero arrivare ancora

Quando saranno fatte le modifiche per pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità non presenti in decreto lavoro? Il nuovo Decreto Lavoro ha rappresentato una delusione alle aspettative di quanti attendevano novità per le pensioni. Del resto, nelle scorse settimane sono stati diversi gli annunci delle possibili modifiche per le pensioni che avrebbero potuto essere approvate con il nuovo provvedimento. Ma nulla è avvenuto.

  • Modifiche per pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità attese e non presenti in Decreto Lavoro
  • Quando arriveranno modifiche per pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità non presenti in decreto lavoro
  • Nuova riforma del Fisco per modifiche per pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità

Modifiche per pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità attese e non presenti in Decreto Lavoro

Stando a quanto era stato annunciato, le modifiche per pensioni di reversibilità, vecchiaia e invalidità attese con il nuovo Decreto Lavoro avrebbero dovuto interessare specificatamente solo le pensioni di vecchiaia anticipate.

Si parlava, infatti, di inserire nel provvedimento il ripristino dei vecchi requisiti di opzione donna, per permettere nuovamente alle lavoratrici dipendenti e autonome di andare in pensione prima, rispettivamente, a 58 e 59 anni di età, con 35 anni di contributi, considerando le finestre di 12 e 18 mesi per l’uscita definitiva indipendentemente dalla presenza o meno, e quanti, figli o dalla categoria di appartenenza. Ma la misura non è rientrata nel Decreto Lavoro.

Stesso discorso per sconti contributivi da riconoscere alle donne con figli, per ogni figlio avuto, ai fini del raggiungimento della pensione, per valorizzare il loro lavoro di cura di famiglia e figli. Nulla di specifico è stato fatto poi né per pensioni di invalidità e né per pensioni di reversibilità.

Le uniche misure approvate per le pensioni di vecchiaia riguardano la proroga di sistemi di uscita anticipata, già in vigore, riconfermati ma validi solo per alcune categorie di lavoratori e non per tutti. Si tratta di isopensione per andare in pensione prima fino a 7 anni rispetto ai normali requisiti pensionistici richiesti (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia e 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne indipendentemente dal requisito anagrafico), e contratto di espansione.

Questo sistema permette, invece, di anticipare l’età pensionabile fino a 5 anni rispetto ai normali requisiti pensionistici richiesti e vale solo per lavoratori di aziende che abbiano almeno 50 dipendenti e con progetti di riorganizzazioni o ristrutturazioni aziendali e che vogliono agevolare l’esodo anticipato dei dipendenti più vicini alla pensione, per favorire, allo stesso tempo, assunzioni di nuovi giovani per far fronte alla disoccupazione giovanile.

Quando arriveranno modifiche per pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità non presenti in decreto lavoro

Saltate nel decreto lavoro ufficiale approvato, le modifiche per pensioni di reversibilità, vecchiaia, invalidità non presenti nel decreto lavoro potrebbero ancora arrivare ma in tempi e con provvedimenti differenti.

Probabilmente per il ripristino dei vecchi requisiti per andare in pensione prima con opzione donna e il riconoscimento di sconti contributivi ai fini pensionistici per le donne con figli, potrebbe arrivare un decreto ad hoc, come del resto richiesto dai sindacati, o nella prossima Manovra Finanziaria.

Ulteriori modifiche per le pensioni di invalidità potrebbero arrivare anche già in questo mese di maggio con il nuovo decreto invalidità, per osservare quanto stabilito dal Pnrr. Il decreto invalidità, che prenderebbe le mosse dal recente Ddl anziani, punta al potenziamento di misure già in vigore per invalidi e disabili, ad aumenti di pensioni e indennità per invalidi e disabili e a migliorare la vita di invalidi e disabili e familiari cargiver che prestano assistenza.

Nuova riforma del Fisco per modifiche per pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità

Ulteriori modifiche per pensioni reversibilità, vecchiaia, invalidità potrebbero arrivare in questi mesi con la nuova riforma fisco, già presentata e su cui il governo sta ancora lavorando, che interesserebbe tutte le tipologie di pensioni. 

Con la riforma del Fisco, il governo Meloni vuole modificare le attuali quattro aliquote Irpef di tassazione sui redditi, incidendo dunque sugli importi percepiti. Le aliquote Irpef in vigore sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
L’obiettivo è ridurre le aliquote Irpef portandole a tre e sono al momento ben quattro le ipotesi al vaglio. La prima ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:
  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, coloro che con redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro annui, cioè chi ha pensioni tra 2.150 euro circa e 3.700 euro al mese circa, avrebbero importanti aumenti delle pensioni, considerando che l’aliquota di tassazione scenderebbe dal 35% al 27%. 

Sono, invece, previste riduzioni degli importi di pensioni e aumenti di tasse per chi ha redditi annui sui 25mila euro, mentre non ci sarà alcuna novità per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro, cioè proprio per i redditi più bassi per cui, invece, dovrebbero essere previsti interventi a favore.

Altra ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:

  • aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • aliquota al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • aliquota al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
Con questo schema di revisione Irpef, tutte le fasce di reddito sarebbero avvantaggiate, considerando che chi ha redditi da 25 mila euro all’anno pagherebbe circa 200 euro di tasse in meno, per arrivare fino a circa 700-1000 euro per chi ha redditi più alti.

Ulteriore ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti tre nuove aliquote:

  • aliquota del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • aliquota del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • aliquota del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Anche in questo caso, i maggiori vantaggi sarebbero per chi ha redditi più alti tra 50mila e 75mila euro, mentre calerebbero le pensioni di chi redditi tra i 15mila e 28mila euro, per cui l’aliquota di tassazione salirebbe dall’attuale 25% al 27% e nulla cambierebbe ancora per la fascia di redditi più bassa.

Infine, ultima ipotesi di revisione Irpef, e più probabile, prevede le seguenti aliquote:

  • aliquota del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • aliquota del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • aliquota del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, ci sarebbero aumento delle pensioni chi ha redditi tra i 15mila e i circa 30mila euro tra i circa 50-60 euro che salirebbero, fino a 800-1.000 euro per chi ha redditi più alti.