Quota 100 domanda pensione Tempi calcolo ferie
Come presentare preavviso di pensione e regole da seguire per cessazione attività: calcoli di ferie e permesse per pensione
Chi decide di andare in pensione con quota 100 a 62 anni di età e con 38 anni di contributi è bene che sappia che, come anche per l'uscita con qualsiasi altra forma pensionistica, prima di presentare domanda di pensionamento deve cessare la propria attività lavorativa fino alla decorrenza della pensione e per avviare la procedura bisogna presentare al proprio datore di lavoro la lettera di dimissioni per il pensionamento. Quali sono le regole di preavviso per fare domanda di pensione con la novità di quota 100?
La domanda di pensione si può inviare mesi prima della maturazione dei requisiti e la lettera per dimissioni a inviare per preavviso per la pensione prevede le stesse valide sia per lavoratori statali che per lavoratori dipendenti privati, ma nel caso dei lavoratori statali bisogna rispettare i tempi per la cessazione dal servizio disposti dalla propria amministrazione. In ogni caso, i tempi di preavviso per la pensione con quota 100 dipendono dai CCNL e possono variare in base alla qualifica del dipendente, il tempo e il grado di responsabilità.
La lettera di dimissione per pensionamento e cessazione attività, necessaria per la pensione, deve essere presentata con procedura telematica, sul portale Cliclavoro, cui si accede inserendo il proprio Pin Inps o le proprie credenziali SPID ma si può presentare anche rivolgendosi a Caf o patronati abilitati. La cessazione deve riguardare tutti i rapporti di lavoro subordinati.
Sul portale è disponibile un modulo da compilare per l’inserimento della data di cessazione di lavoro. Per determinare, infatti, la decorrenza dei trattamenti pensionistici, secondo quanto spiegato dall’Inps, la data di cessazione del rapporto di lavoro coincide con la data dell’ultimo giorno di lavoro, cioè il giorno precedente a quello indicato nella sezione del modulo ‘Data di decorrenza delle dimissioni /risoluzione consensuale’.
Ferie e permessi non goduti al lavoro fino al momento delle dimissioni per accedere alla pensione anticipata possono essere considerati ai fini della pensione finale: se, per esempio, al momento del pensionamento, il lavoratore ha 6 mesi di ferie arretrate e decide di non goderle monetizzandole, le ferie aumentano la pensione ma non i periodi di contribuzione. Perché ferie e permessi non goduti possano contribuire ad aumentare la retribuzione, la soluzione è mettersi d’accordo con l’azienda rimandando il momento delle dimissione dopo aver smaltito tutte le ferie residue.
Secondo la Cassazione, in caso di mancata fruizione delle ferie e permessi da parte del dipendente, l’azienda può imporgli la fruizione obbligata prima del pensionamento per evitare di doverli pagare, considerando che il datore di lavoro può decidere i tempi delle ferie dei propri dipendenti in base alle esigenze aziendali.
Se non si raggiungere un accordo con il datore di lavoro, bisogna calcolare anno per anno i contributi necessari per accedere alla pensione considerando che le ferie non godute non sono utili al raggiungimenti di questi contributi. Inoltre, è bene ricordare che la liquidazione delle ferie non godute è una retribuzione che fa parte dell’imponibile previdenziale per cui la pensione aumenta in ogni caso, sia nel caso in cui il lavoratore goda delle ferie sia che decida di monetizzarle.