Riforma pensioni 2021 2022 nulla quasi 2020
Contratti di espansione e staffetta generazionale, uscita a 64 anni di età, pensioni basse: nuova riforma delle pensioni ma non nel 2020. Rimane quota 100 fino al 2021
La riforma delle pensioni si farà ma non quest’anno. Stando a quanto riportano le ultime notizie, nei piani di lavoro del governo, la priorità è ora quella di chiudere il capitolo della riforma fiscale con Legge di Bilancio 2021 per poi affrontare il tema della riforma delle pensioni, che dunque entrerà in vigore dal primo gennaio 2022.
A confermare i tempi di lavoro del governo è stato il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che ha confermato la quota 100 fino alla sua naturale scadenza, vale a dire fino al 31 dicembre 2021 chiudendo così ufficialmente ogni eventuale discussione su sistemi e meccanismi in sua sostituzione già a partire dal prossimo anno.
Stando a quanto spiegato dal sottosegretario Baretta, infatti, in un momento di profonda e inaspettata crisi economica e sociale come quella che stiamo vivendo per effetto dell’emergenza coronavirus, la quota 100 non solo permette ad alcuni lavoratori di anticipare il momento della pensione ma si pone anche una sorta di ammortizzatore sociale.
E così la quota 100 per andare in pensione a 62 anni di età e con 38 anni di contributi permetterà ancora fino al prossimo anno di anticipare i moment dell’uscita per poi lasciare spazio dal 2022 a nuove misure tutte, però, ancora da definire.
E’ intervenuta sul tema della riforma delle pensioni anche il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, che, pur confermando la gravità della crisi economica in atto a causa del Covid-19 che sta impegnando il governo su diversi fronti, ha spiegato come la riforma delle pensioni resta comunque tra le questioni principali da affrontare anche se rimandata ormai al prossimo 2021.
Il ministro Catalfo ha sottolineato come gli interventi dovranno riguardare in particolare non solo la revisione dei requisiti per l’uscita anticipata ma anche, e soprattutto, le pensioni basse, su cui si continuerà a lavorare anche nei prossimi mesi, senza dimenticare interventi necessari per permettere ai più giovani di entrare più agilmente nel mondo del lavoro, definendo, di contro, più tutele e flessibilità in uscita per tutti coloro che hanno maturato maggiore anzianità di servizio, da staffetta generazionale per sostenere il ricambio generazionale a lavoro ai contratti di espansione.
Sulla nuova riforma delle pensioni 2021-2022 il governo lavorerà insieme ai sindacati. Del resto, i tavoli per la definizione di nuove misure pensionistiche erano già iniziati prima che la pandemia per il Covid-19 esplodesse.
Chiare le posizioni dei sindacati che hanno più volte ribadito le misure per loro necessarie per una riforma delle pensioni completa e per tutti e che sono:
Alla luce delle ultime notizie e delle dichiarazioni di alcuni esponenti del governo è, dunque, chiaro come la riforma delle pensioni si farà ma solo il prossimo anno 2021 per poi entrare ufficialmente in vigore a partire dal primo gennaio 2022, mentre nel 2020 non si farà più nulla, o quasi. E per il post quota 100 si ipotizza una uscita a 64 anni di età con 36 o 37 anni di contributi.
Nel frattempo, Quota 100 rimarrà, come detto, fino alla fine del 2021, nessuna sospensione anticipata come si poteva pensare fino a qualche mese fa, mentre potrebbero essere prorogate ancora ape social, che forse poi diventerà una misura strutturale, e quasi sicuramente anche opzione donna.
Si pensa poi, come anticipato, a contratti di espansione fin da subito e alla cosiddetta staffetta generazionale, già annunciata qualche giorno fa con l’obiettivo di rilanciare il mercato del lavoro giovanile favorendo, al tempo stesso, prepensionamenti anche se mancano ancora indicazioni ufficiali su come potrebbe essere questa staffetta generazionale.