Anche il presidente della Corte dei Conti sulle novità per le pensioni tra pensioni anticipate e importo nel 2023: puntare su età fissa per uscire. La sua proposta
Anche il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, interviene nel dibattito pensionistico esprimendo la sua posizione sulla riforma pensioni 2023 di cui ormai da tanto, troppo tempo, si parla, senza però mai arrivare ad una vera e conclusione.
Negli ultimi anni si sono, infatti, susseguite una serie di misure per le pensioni definite ‘tampone’, volte cioè a sostenere l’uscita anticipata di determinate categorie di lavoratori rispetto ai normai requisiti pensionistici in vigore che sono di 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia e di 42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini e di 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne a prescindere dall’età per la pensione anticipata ordinaria. Vediamo allora qual è la posizione del presidente della Corte dei Conti Carlino sulla riforma pensioni 2023.
Secondo il presidente della Corte dei Conti, bisognerebbe puntare su un’età fissa generale per la riforma pensioni: per lavoratori in regime retributivo e lavoratori in regime contributivo puro.
In particolare, secondo Carlino, bisognerebbe definire una età uniforme di uscita, prevedendo correzioni, da definire, per il calcolo della componente retributiva dell'assegno, che si basa sulla media delle ultime buste paga percepite dai lavoratori, così come avviene per il calcolo della componente contributiva, che considera invece solo ed esclusivamente i contributi effettivamente versati dal lavoratore nel corso della sua vita lavorativa, e attualizzandole, vale a dire considerando gli andamenti economici del momento.
L’età fissa per tutti come novità pensioni 2023 proposta dal presidente Carlino della Corte dei Conti, tra calcolo retributivo e contributivo, è solo l’ultima posizione espressa su come potrebbe essere la riforma delle pensioni 2023, una riforma che, però, ormai è quasi certo che non sarà strutturale e del tutto nuova rispetto all’attuale legge pensionistica ma ancora una volta prevederà soluzioni tampone, considerando le attuali difficoltà storico-economiche, da crisi post Covid-19 a guerra in Ucraina, aumento dell’inflazione, ecc.
In questo quadro si inseriscono le principali proposte di novità pensioni da sindacati e governo che sono differenti.
I sindacati ribadiscono, ancora una volta, la proposta di pensione anticipata a partire dai 62 anni per tutti e puntano, ancora, sulla quota 41 anni, per tutti, vale a dire possibilità di andare in pensione se si sono maturati almeno 41 anni di contributi e a prescindere dall’età anagrafica.
Dal governo, invece, arriva la proposta di andare in pensione prima dei 67 anni attualmente richiesti ma con ricalcolo dell’assegno finale solo col metodo contributivo per rendere sostenibile la stessa uscita anticipata senza avere alcun impatto sui conti pubblici.
E si pensa a penalizzazioni del 3% a partire dai 64 anni di età per un massimo del 9% di penalità sulla pensione finale o alla cosiddetta pensione in due tempi, tra ricalcolo contributivo e calcolo retributivo.