Riforma pensioni 2023 Governo Draghi posizione ufficiale
Finalmente il Governo Draghi interviene sul tema delle pensioni e della riforma tanto attesa nel 2023 mentre continuano a susseguirsi ipotesi e proposte.
Continuano ad arrivare proposte per una riforma delle pensioni 2023, l’obiettivo è quello di definire una maggiore flessibilità in uscita e si tratta di un punto su cui sembrano essere tutti d’accordo, sia forze politiche che forze sociali, ma la situazione concreta attuale risulta del tutto in stallo, non si discute effettivamente di una riforma delle pensioni così come ci si aspettava, nel Def presentato non ci sono riferimenti alle novità pensioni e nulla si potrà effettivamente discutere o ipotizzare fino a quando non si terrà un nuovo incontro tra governo e sindacati.
Tuttavia, la questione pensioni resta ancora uno dei punti forti che il governo Draghi dovrebbe affrontare, e risorse permettendo a causa della crisi economica e sociale attuale scatenata dalla pandemia da Covid-19 e acuita dall’attuale guerra in Ucraina, si dovrebbero effettivamente definire novità per le pensioni altrimenti si rischia di tornare alla situazione precedente. Vediamo allora qual è la posizione ufficiale attuale del Governo Draghi sulla riforma delle pensioni 2023?
Il ministro Orlando ha spiegato come la guerra improvvisamente scoppiata in Ucraina abbia cambiato le priorità in tema di risorse e di iniziative legislative. Oggi la proprietà sono i salari, gli aumenti degli stipendi e le misure a sostegno di coloro che non riescono economicamente a sopportare il peso delle crisi che il nostro Paese sta affrontando.
Tuttavia, ribadisce il ministro Orlando, la revisione strutturale della attuale riforma delle pensioni non è stata cancellata e sarà affrontata non appena possibile. Anche se i tempi sono decisamente molto incerti e chissà se entro fine anno qualcosa di concreto di riuscirà effettivamente a fare.
Si tratta, però, di una rassicurazione che, in realtà, crea timori, considerando che se la questione sarà affrontata troppo tardi, si rischia di non riuscire a definire effettive novità per le pensioni che siano strutturali nel 2023.
Nell’attesa di una ripresa concreta delle discussioni sulle novità pensioni 2023, si accavallano nuove ipotesi per una riforma delle pensioni, da un sistema di pensione due tempi, a quota 41 per tutti, a opzione donna rivista e da rendere strutturale.
Partendo dalla pensione a due tempi, si tratta di un sistema che dovrebbe prevedere una maggiore flessibilità in uscita, per permettere a chi lo desiderasse di andare in pensione prima dei 67 anni di età, richiesti per la pensione di vecchiaia attuale contestualmente a 20 anni di contributi almeno, e ricevere una parte della pensione, quella contributiva, prima dei 67 anni, e una parte della pensione, quella retributiva, una volta maturati i normali requisiti per la pensione di vecchiaia.
Ciò significa che solo una volta maturati comunque i requisiti pensionistici normalmente richiesti si riceverebbe la propria pensione finale in misura piena. Per poter andare, però, in pensione in due tempi, bisognerà raggiungere almeno i 63 o 64 anni di età, aver maturato almeno 20 anni di contributi versati allo Stato e una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l'assegno sociale.
Altre ipotesi in discussione sarebbero quota 41 per tutti per andare in pensione a prescindere dall'età ma a condizione di aver maturato almeno 41 anni di contributi, e opzione donna, che potrebbe essere rivista con alcuni miglioramenti e anche resa una misura strutturale per consentire alle donne di andare in pensione prima.
L’opzione donna permette oggi alle lavoratrici sia dipendenti (private e pubbliche) che autonome di anticipare l’uscita dal lavoro rispettivamente a 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni di età per le lavoratrici autonome, avendo maturato 35 anni di contributi,