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Pensioni anticipate e importi rivisti: come dovrebbe essere la riforma delle pensioni 2023 secondo i diversi partiti politici che si sono espressi
Nell’attesa di una ripresa concreta dei tavoli tra governo e sindacati per discutere della riforma delle pensioni 2023, anche i diversi partiti politici si sono espressi in merito avanzando proposte e spiegando le loro posizioni sulle misure attualmente messe in atto e su ulteriori novità necessarie per rendere migliore e più flessibile il sistema pensionistico nonché rendere gli importi delle pensioni adeguate. Vediamo allora di seguito quali sono proposte e posizioni sulla riforma delle pensioni 2023 espresse dai diversi partiti politici.
Mentre il ministro del Lavoro Orlando, solo qualche giorno fa, è intervenuto sulla riforma pensioni 2023, ribadendo la necessità di una revisione dell’attuale sistema pensionistico e spiegando che, con la guerra improvvisamente scoppiata in Ucraina che ha cambiato le priorità in tema di risorse e di iniziative legislative, la riforma delle pensioni 2023 non è stata cancellata e sarà affrontata non appena possibile, senza però dare una indicazione certa sui tempi, Debora Serracchiani del Pd ha espresso soddisfazione per alcune misure messe in atto proponendo però ulteriori novità
Se, infatti, ha spiegato, il bonus una tantum da 200 euro è una buona misura in un momento attuale come quello che i pensionati, insieme ai lavoratori, stanno vivendo, di grande difficoltà economica a causa dell’aumento di prezzi generalizzati, dai generi alimentari al costo dell’energia, costo del gas, costo del carburante, ecc, bisogna fare di più. Non una tantum ma aumenti generalizzati degli importi delle pensioni, sempre e per tutti, che risolverebbero tanti problemi per i pensionati.
Per Fratelli d’Italia, la riforma delle pensioni 2023 deve partire dalla parola flessibilità e la proposta avanzata è quella di una uscita anticipata a partire da 62 anni di età, dunque cinque anni prima rispetto ai 67 anni attualmente richiesti per andare in pensione di vecchiaia ordinaria (unitamente a 20 anni di contributi), e fino al massimo di 70 anni, con almeno 35 anni di contributi e ricalcolo contributivo.
Ciò significa andare in pensione prima dei 67 anni di età ma ricalcolando la propria pensione solo con il metodo contributivo, il che si tradurrebbe, per chi può ancora avere anche in parte l’importo di pensione da calcolare con sistema retributivo, di uno svantaggio, considerando che il sistema contributivo si basa solo ed esclusivamente sui contributi versati dunque molto meno vantaggioso del retributivo.
Per la Lega, è il momento di prendere le decisioni concrete già con la prossima Legge di Bilancio per la defnizione di novità pensioni 2023, tra misure di flessibilità in uscita come quota 41, equità e aumento delle pensioni soprattutto per i futuri pensionati.
Dalla Lega arriva, dunque, una conferma per la riforma delle pensioni 2023: stando, infatti, a quanto riportano le ultime notizie, all’indomani di un incontro tenutosi tra Matteo Salvini e i sindacati, sarebbe riemersa la proposta di introduzione della quota 41 per tutti, per permettere a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, ma a condizione di aver svolto almeno 12 mesi di lavoro, con relativo versamento dei contributi, entro il compimento del 19esimo anno di età.