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I sindacati rilanciano con forza diverse nuove proposte per uscita anticipata a 62 anni (e quota quota 41, opzione donna rivista) e aumento importo assegno per chi è già in pensione
La riforma delle pensioni 2023 continua ad essere tra gli interessi principali dei sindacati che, pur essendo la situazione economica attuale difficile per immaginare novità concrete per le pensioni entro l’anno che possano strutturalmente sostituire l’attuale riforme delle pensioni Fornero, continuano a rilanciare proposte sia per uscite anticipate e sia per aumento degli assegni. Vediamo allora quali sono posizioni e nuove proposte dei sindacati su uscita anticipata e aumenti degli assegni per una riforma pensioni 2023 completa.
Per i sindacati è sempre più necessario definir una riforma delle pensioni 2023, per garantire non solo flessibilità in uscita per tutti ma anche misure specifiche per giovani e donne, pensioni di garanzia per i giovani, come rendere strutturale l’ape sociale e valorizzare i fondi pensione.
Solo qualche giorno fa, il segretario generale aggiunto della Cisl Sbarra ha ribadito che un pieno ritorno alla legge Fornero dal primo gennaio 2023 non è possibile e che serve piuttosto definire un sistema di pensioni equo e sostenibile e in grado di garantire sostenibilità sociale, con misure specifiche soprattutto per giovani e donne, e una maggiore flessibilità in uscita, permettendo a tutti di andare in pensione 62 anni di età o con quota 41 per tutti.
Quest’ultima soluzione permettere a tutti di andare in pensione avendo maturato 41 anni di contributi e indipendentemente dal requisito anagrafico. Ma gli stesso sindacati rilanciano ancora, in particolare, anche su pensioni di garanzia per i giovani, sconti contributivi per le donne e le madri, ape social strutturale, con allargamento della platea dei beneficiari e sulla valorizzazione dei fondi pensione.
Aumenti assegni necessari per riforma pensioni 2023 secondo sindacati
Non solo pensioni anticipate: secondo i sindacati, è necessario garantire ai pensionati anche adeguati aumenti degli assegni, rimodulati in base all’andamento attuale dell’inflazione.
Considerando, infatti, l’attuale situazione economica, se non si adeguano le pensioni, si rischia una forte perdita del potere d’acquisto da parte dei pensionati nonché che gli stessi pensionati non riescano ad arrivare a fine mese viste tutte le spese da sostenere e per cui spesso i soldi della pensione mensile non bastano,
Tra le proposte dei sindacati per aumentare gli assegni pensionistici, quella di rendere strutturale il bonus da 200 euro definito dal governo Draghi oggi una tantum, misura che potrebbe rivelarsi fondamentale per garantire a tutti i pensionati non solo più potere d’acquisto ma anche la possibilità di vivere sempre più dignitosamente.